Le attività dei piani mirati di prevenzione: comparto agricolo e forestale
Roma, 11 Lug – In merito all’attività di vigilanza e alla necessità di un approccio di tipo proattivo in materia di salute e sicurezza, si riconosce nel Piano mirato di prevenzione “lo strumento in grado di organizzare in modo sinergico le attività di vigilanza e di assistenza alle imprese. Il piano mirato, infatti, si configura come un modello territoriale partecipativo nella prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, da attivare nelle Regioni da parte dei Servizi di prevenzione delle Asl secondo lo standard di riferimento contenuto” nel Piano nazionale di prevenzione (PNP) 2020-2025.
A ricordare con queste parole le specificità e gli obiettivi dei piani mirati di prevenzione (PMP) è la premessa del documento “ I piani mirati di prevenzione per l’assistenza alle imprese: metodi, strumenti ed esperienze territoriali”, un documento elaborato dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’ Inail e realizzato con il coordinamento scientifico di Giuseppe Campo (Inail, Dimeila), Enrico Lo Scrudato (Inail, Dimeila) e Maria Giuseppina Lecce (Ministero della Salute).
Oltre ad approfondire nella prima parte il modello partecipativo di assistenza alle imprese, il report presenta anche alcune esperienze, di piani mirati di prevenzione, condotte sul territorio nazionale in diversi contesti socio-economici.
Riguardo a queste esperienze territoriali ci soffermiamo brevemente sui seguenti argomenti:
- Piani mirati di prevenzione: l’agricoltura e l’utilizzo dei trattori
- Piani mirati di prevenzione: i lavori forestali e gli eventi infortunistici
- Piani mirati di prevenzione: la sicurezza del lavoro nei boschi battuti dal vento
Piani mirati di prevenzione: l’agricoltura e l’utilizzo dei trattori
Partiamo da un “Piano mirato di prevenzione agricoltura”, come raccontato da M. Peruzzi, K. Dalle Molle e T. Radev (AULSS 9 Scaligera di Verona), D. De Santis, G. Forte e A. Guglielmi (Inail, Dimeila).
Si indica che il Piano mirato di prevenzione (PMP) ha perseguito “l’obiettivo di sperimentare uno standard di intervento di prevenzione che utilizza un modello partecipato tra aziende, parti sociali e Spisal attraverso interventi di assistenza e di vigilanza, al fine di ridurre il fenomeno degli infortuni nei luoghi di lavoro”. E la Aulss 9 scaligera ha “individuato come ambito prioritario di intervento l’agricoltura, settore complesso per tipologia e numerosità di aziende dove si registrano dati sul fenomeno infortunistico che pongono il territorio al primo posto per eventi mortali e gravi nel Veneto”.
Infatti l’analisi preliminare dei dati, condotta su scala provinciale e regionale, ha evidenziato “l’ambito agricolo tra le realtà occupazionali primarie della provincia di Verona, sia in termini di esposti al rischio che di soggetti infortunati. Il focus ha confermato il ribaltamento dei trattori al primo posto tra le cause degli infortuni mortali e posto, tra le priorità di intervento, la verifica della conformità delle attrezzature di lavoro (trattore) in quanto causa preponderante degli accadimenti”.
Nel PMP - condotto dallo Spisal della Aulss 9 nel periodo giugno 2018/marzo 2019 con il coinvolgimento e condivisione di altre realtà - è stata svolta “un’attività di assistenza alle aziende agricole della provincia di Verona attraverso incontri formativi sulle modalità di analisi e di prevenzione degli infortuni gravi e mortali correlati all’utilizzo del trattore”.
È stata poi realizzata “un’attività di vigilanza che ha riguardato primariamente le misure di prevenzione messe in atto dalle stesse aziende allo scopo di prevenire gli infortuni agricoli gravi e mortali”.
Rimandiamo alla descrizione nel dettaglio riguardo alle fasi, le azioni e i risultati del PMP e riportiamo dal documento una immagine che descrive sinteticamente le macro-fasi in cui si è sviluppato il progetto:
Piani mirati di prevenzione: i lavori forestali e gli eventi infortunistici
Veniamo ad un “Piano mirato di prevenzione sui rischi del settore forestale” come descritto da D. Uber, P. Beber, N. Buffatto, A. Misseroni, A. Turri, L. Chini, E. Dossi, M. Cestari, A. Moreo e A. Pedrotti (Azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia autonoma di Trento) e D. De Merich, B. Malorgio, E. Lo Scrudato e D. De Santis (Inail, Dimeila).
Si indica che il Piano mirato di prevenzione ha costituito una “nuova modalità d’azione consentendo di coniugare l’attività di informazione, assistenza e vigilanza nei confronti delle imprese e dei lavoratori del settore forestale”.
In una prima fase si è proceduto al “coinvolgimento delle imprese e dei lavoratori attraverso la collaborazione delle rispettive associazioni, per individuare e condividere i migliori standard di prevenzione che le imprese si sono impegnate ad applicare nella pratica di lavoro”. Mentre la fase successiva ha previsto “momenti di informazione e un periodo di assistenza alle aziende sulle quali, in seguito, è stata attivata una fase di controllo e vigilanza”.
Si fa presente che i lavori forestali “sono caratterizzati da eventi infortunistici spesso di particolare gravità (32% su tutti gli infortuni) con esiti anche fatali. Non infrequente è il riscontro di dinamiche che alla base hanno una sottovalutazione del rischio o comunque una bassa percezione dello stesso”.
Inoltre si ricorda anche la diffusa pratica dell’attività forestale da parte di “figure non specializzate, frequentemente vittime di incidenti o infortuni”, che evidenzia la necessità di una particolare “attenzione agli aspetti formativi e alle misure necessarie per il contenimento del rischio”.
Il progetto è partito con la costituzione di un tavolo di confronto per la definizione delle priorità di intervento e delle indicazioni di prevenzione da adottare in prospettiva della verifica di vigilanza. E, tra le altre cose, è stato progettato un “seminario di approfondimento rivolto principalmente alle associazioni di categoria al fine di trasferire il modello Infor.Mo per l’analisi e la ricostruzione delle dinamiche infortunistiche per il riesame della valutazione del rischio. Sono stati infine erogati una serie di incontri informativi e formativi sul territorio”.
Piani mirati di prevenzione: la sicurezza del lavoro nei boschi battuti dal vento
Sempre in relazione allo stesso Piano mirato di prevenzione il documento ricorda che a causa degli eventi meteo eccezionali dell’ottobre 2018, che “hanno determinato lo schianto di alberi su vaste zone di territorio boschivo, la programmazione del piano ha dovuto considerare anche una parallela azione per la gestione degli interventi di esbosco e ricostituzione dei boschi danneggiati”.
In particolare si indica che il piano ha previsto delle “azioni a sostegno della sicurezza degli operatori tramite una specifica attività formativa focalizzata sulla sicurezza del lavoro nei boschi battuti dal vento. L’attività si è quindi tradotta in una serie di incontri rivolti alle aziende e agli operatori del settore che hanno combinato la diffusione di nuove tecniche di taglio con le misure di prevenzione prioritarie da adottare nel settore forestale”.
Gli istruttori forestali hanno mostrato ai partecipanti alcune “modalità di intervento in sicurezza relativi alle fasi di abbattimento/depezzatura su legname danneggiato da eventi metereologici, con accorgimenti ed attrezzature che aumentano i livelli di sicurezza in tali fasi particolarmente a rischio”.
Riprendiamo dal documento alcune di queste soluzioni pratiche:
- utilizzo di ‘cinghia serratronchi’ con cricchetto, “da applicare sopra la zona dove deve essere eseguito il taglio di abbattimento. Tale soluzione è applicabile ai casi nei quali l’albero da abbattere è potenzialmente soggetto al rischio di rottura durante le operazioni di taglio. Tale soluzione consente di evitare il rischio di contatto tra l’operatore ed il tronco nei casi in cui la pianta sia stata oggetto di traumi causati da altri alberi caduti sulla stessa o direttamente dall’azione di eventi meteo come vento forte o carico nevoso”.
- particolare tipologia di taglio finalizzata a svincolare il tronco dalla ceppaia nei casi di alberi sradicati da eventi metereologici. “Tale tipologia di taglio è applicabile previa valutazione del luogo di intervento (via di fuga; lato esposto al possibile rotolamento del tronco o della ceppaia dopo il sezionamento; presenza di ingombro creato da altri alberi sradicati) e consiste, dopo aver individuato il lato esposto al pericolo di contatto con il tronco o la ceppaia di iniziare il taglio in tale lato, provvedendo a tagliare per circa ¼ con un’inclinazione di 45° e poi completare il taglio nella zona sicura con un taglio a 90°”.
- utilizzo di scale per la salita su alberi al fine di agganciare attrezzatura di tiro (funi collegate a tirfor manuale o verricello forestale) propedeutiche al direzionamento dell’abbattimento. “Tali attrezzature hanno il vantaggio di essere leggere ed innestabili (per raggiungere l’altezza desiderata) e sono dotate di sistemi per vincolare la scala all’albero oggetto della lavorazione e dotate di un sistema di trattenuta dell’operatore che opera sulla scala”.
- particolare tipologia di taglio che consiste “nell’intaccare la circonferenza del tronco lasciando la parte centrale intatta per poi provvedere ad un taglio (di punta) ad una distanza di circa 15-20 cm incidendo solo la parte centrale del tronco”. “Tale taglio consente all’operatore di svincolare il tronco dalla ceppaia rimanendo in posizione sicura, il tronco infatti non viene svincolato con l’azione della motosega ma quando questo viene tensionato (a mezzo verricello o gru a cavo) i due tagli consentono infatti lo svincolo del tronco dalla ceppaia quando allo stesso è applicata una forza di trazione”.
Riguardo a quest’ultima soluzione riprendiamo un’immagine dal documento Inail:
Anche in questo caso rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del report che riporta ulteriori indicazioni sulle varie fasi e sui risultati del piano mirato di prevenzione.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Inail - Dipartimento di medicina epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale, “ I piani mirati di prevenzione per l’assistenza alle imprese: metodi, strumenti ed esperienze territoriali”, a cura di Giuseppe Campo, Diego De Merich, Daniele De Santis, Armando Guglielmi, Giulia Forte, Enrico Lo Scrudato, Brunella Malorgio, Benedetta Martini, Valentina Meloni, Mauro Pellicci, Giusi Piga, Antonio Pizzuti, Massimo Spagnuolo, Fabrizio Ferraris, Secondo Barbera, Giampiero Bondonno, Dario Uber, Paolo Beber, Nicoletta Buffatto, Andrea Misseroni, Alberto Turri, Luca Chini, Ermanno Dossi, Marcello Cestari, Alessandro Moreo, Alessandro Pedrotti, Valentino Patussi, Daniela Bais, Duccio Calderini, Marina Gallazzi, Fabio Conti, Battista Magna, Roberto Dighera, Graziella Zanoni, Sabina Galistu, Sandra Marzini, Francesco Bardizza, Franca Bertolotti, Marilena Bestetti, Diana Bonali, Flavia Borello, Veronica Cassinelli, Adriana Chisari, Giovanni Colombo, Jessica Di Giorgio, Emilio Duminuco, Mariarosa Fiume, Vincenza Giurlando, Elio Gullone, Davide Marinoni, Carola Montorfano, Sergio Pezzoli, Rosalba Pirola, Narcisa Piuselli, Ugo Piva, Gianni Saccu, Gabriella Venturini, Manuela Peruzzi, Katia Dalle Molle, Tonia Radev, Alessandro Giomarelli, Roberto Lupelli, Michele Balice, Paolo Marcuccio, Gerardo De Letteriis, Rossano Rizzo, Vincenzo Vacca, Fulvio Longo, Cosimo Scarnera, Gabriella Di Maro, Genoveffa De Pascale, Fabiana Rezza, Carmela Cortese, Maria Teresa Marrapodi, Enzo Orlando, Leonardo Lione, Edda Paino, Angelo Cammalleri, Annalisa Coppolino, Emanuele Ragusi, Salvatore Sindoni, Maria Giuseppina Lecce , edizione 2022 (formato PDF, 5.14 MB).
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