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Dati, linee guida e criticità nella valutazione del rischio stress

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Linee guida e buone prassi

05/04/2012

Dati relativi alle diverse esperienze regionali relative alla valutazione del rischio stress lavoro correlato. La formazione per gli operatori dei servizi, il supporto alle associazioni, le criticità e l’applicazione di linee di indirizzo regionali.

 
Bologna, 5 Apr – Ritorniamo sul tema della valutazione del rischio stress lavoro-correlato nelle aziende attraverso il lavoro informativo del Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPISAL) dell ’ULSS 20 di Verona con specifico riferimento agli interventi che si sono tenuti al convegno dal titolo “Valutazione dello stress lavoro correlato. Esperienze regionali a confronto”.
Con riferimento a questo convegno - organizzato dall’ULSS 20 di Verona e tenutosi il 5 maggio 2011 nella cornice della manifestazione “Ambiente Lavoro” - abbiamo già affrontato diversi temi: la valutazione preliminare e approfondita, il confronto tra metodologie oggettive e soggettive e la valutazione del rischio stress nelle aziende sanitarie.
 
Concludiamo la presentazione degli atti soffermandoci brevemente su tre diversi documenti che riportano alcuni dati relativi alle attività di assistenza e supporto.
 
In “Il ruolo di formazione in tema stress lavoro correlato per i servizi ed la promozione ed assistenza alla formazione per le Associazioni Datoriali e Sindacali” - a cura del Dott. Raffaele Latocca, elaborato insieme a: Prof.ssa Maria Elena Magrin, Dr. Gianni Saretto, Dr. Giovanni Tangredi e Dr. Emilio Volturo –  si presenta il Laboratorio Stress e lavoro della Regione Lombardia, costituito nel 2008.
 
Tale Laboratorio, a componente mista (università, operatori dei servizi PSAL/UOOML, rappresentanti associazioni datoriali, rappresentanti associazioni sindacali), svolge attività finalizzate a: 
- “produrre indirizzi operativi a carattere tecnico-scientifico; 
- promuovere interventi preventivi appropriati ed efficaci orientati alla riduzione del rischio”. 
Queste sono alcune attività specifiche relative alla formazione:
 - effettuazione nel 2010 di corsi di base per gli operatori dei servizi (PSAL, UOOML);
- effettuazione nel 2011 di corsi formativi ‘avanzati’ per rafforzare le conoscenze e le capacità di intervento degli operatori sul tema specifico su: assistenza/promozione, vigilanza/controllo, strumenti e metodi della VdR, stress lavoro-correlato nel settore sanità”;
- a livello dei servizi effettuazione negli anni 2010-2011 “di uno o più momenti formativi per tutti gli operatori”;
- “catalizzatori di iniziative formative per le associazioni datoriali (Assolombarda, Confindustria) e sindacali (Cisl, Cgil, Cisl);
- collaborazione all’attivazione di eventi specifici (es. per medici competenti)”. 
 
Vengono poi presentati i corsi di base 2010, rivolti a operatori dei servizi ASL e AO, corsi che non sono nati solo per trasferire nozioni, ma che hanno voluto creare un livello di consenso sui punti qualificanti in materia di stress lavoro-correlato e favorire la creazione di “gruppi di riferimento” all’interno dei servizi. 
In particolare – sottolinea il documento – “senza comunicazione non può esserci prevenzione”: la competenza comunicativa e relazionale “è pienamente (e non facoltativamente) un fattore di professionalità di ogni operatore della prevenzione”.
Queste, infine, le attività relative alle associazioni datoriali e sindacali:
- “incontri con i responsabili/referenti provinciali della sicurezza delle associazioni datoriali (es. Confindustria);
- azioni di supporto per favorire: incontri di sensibilizzazione con le aziende (figure del sistema di prevenzione interna”) sullo stress lavoro-correlato e “sulle misure di prevenzione e controllo, incontri a livello provinciale fra Asl ed aziende appartenenti alle associazioni datoriali di rilievo sul territorio associazioni sindacali”;
- “incontri di sensibilizzazione sul tema specifico con gli RLS/RSA-RSU (Cgil, Cisl, Uil);
- incontri a livello provinciale fra Asl, associazioni datoriali/aziende ed RLS/RSA-RSU”.
 
Ci soffermiamo poi ancor più brevemente sul documento “Vigilanza, assistenza e supporto alle aziende nella valutazione del rischio stress lavoro correlato”, a cura del Dott. Pietro Bussotti e del Dott. Luciano Sani.
 
Nel documento, che vi invitiamo a visionare, sono riportati alcuni elementi critici rilevati.
Ne vediamo alcuni:
- “autoreferenzialità;
- ridondanza dei ‘codici verdi’;
- assenza, irragionevolezza o mancato rispetto dei cronoprogrammi”;
- “mancata esplicitazione dei criteri (metodologia);
- mancata partecipazione dei soggetti individuati nel vero processo valutativo”.
 

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Infine alcune informazioni tratte dal documento “Il modello delle linee di indirizzo della Regione Toscana. Esperienze ed integrazioni alla luce delle indicazioni della Commissione Consultiva Permanente”, a cura di Dr. R. Buselli, Dr D. Sallese, Dott.ssa F. Fani, Dr G. Galli, Dr P. Del Guerra, Dr L. Carpentiero, Dr M. Cucini, A. Giomarelli. 
 
Nel documento si ricorda che le linee di indirizzo della Regione Toscana derivano dalla bozza finale del documento per la valutazione del rischio psico-sociale nei luoghi di lavoro predisposte dal gruppo di lavoro dell’Area Vasta Toscana Nord Ovest (Decreto Giunta Regionale n.7626 del 30/12/2005, Allegato A, punto 2.4), riviste dal gruppo di lavoro regionale istituito ad hoc.
 
Queste le caratteristiche delle linee di indirizzo toscane
- “definizione dell’agenzia Europea; 
- analisi delle situazioni solo collettive; 
- la gestione dei problemi individuali demandata alla sorveglianza sanitaria
- procedere per fasi; 
- definizione della partecipazione delle figure aziendali rappresentative; 
- bilanciamento delle varie fonti; 
- tentativo di combinare due approcci” (ricerca e integrazione di indicatori di tipo oggettivo e di tipo soggettivo).
 
Sono indicate poi alcune criticità emerse per fase lavorativa nelle aziende valutate.
Ad esempio:
- il lavoratore non riesce a svolgere il lavoro nel tempo assegnato;
- vi è esposizione prolungata a rumori fastidiosi;
- il lavoro dipende da compiti, precedentemente o contemporaneamente svolto da altri;
- non sono idonei gli spazi per le riunioni di programmazione;
- non tutti si impegnano per raggiungere i risultati;
- non vengono effettuate verifiche circa il raggiungimento degli obiettivi;
- la fatica mentale è eccessiva” 
 
Questi, per concludere, i dati di 29 aziende esaminate:  
- “il 93% delle rilevazioni fatte utilizzando il JCQ ( Job Content Questionnaire, ndr) hanno esito ‘Active’;
- il 41,4% degli esiti delle valutazioni tramite interviste (check list) danno esito ‘rischio basso’ e il 55,2% ‘rischio medio’;
- le interviste decidono l'esito della valutazione;  
- il jcq sembra influenzare meno il risultato finale;  
- sembra davvero molto difficile andare a rischio alto;  
- il social support (SS) nel rischio basso è più alto di quello di altri livelli di rischio”.
 
 
Il ruolo di formazione in tema stress lavoro correlato per i servizi ed la promozione ed assistenza alla formazione per le Associazioni Datoriali e Sindacali”, a cura di Dott. Raffele Latocca, Prof.ssa Maria Elena Magrin, Dr. Gianni Saretto, Dr. Giovanni Tangredi e Dr. Emilio Volturo, relazione al convegno “Valutazione dello stress lavoro correlato. Esperienze regionali a confronto” (formato PDF, 342 kB).
 
Vigilanza, assistenza e supporto alle aziende nella valutazione del rischio stress lavoro correlato”, a cura del Dott. Pietro Bussotti e del Dott. Luciano Sani, relazione al convegno “Valutazione dello stress lavoro correlato. Esperienze regionali a confronto” (formato PDF, 53 kB).
 
Il modello delle linee di indirizzo della Regione Toscana. Esperienze ed integrazioni alla luce delle indicazioni della Commissione Consultiva Permanente”, a cura di Dr. R. Buselli, Dr D. Sallese, Dott.ssa F. Fani, Dr G. Galli, Dr P. Del Guerra, Dr L. Carpentiero, Dr M. Cucini, A. Giomarelli, relazione al convegno “Valutazione dello stress lavoro correlato. Esperienze regionali a confronto”  (formato PDF, 6.98 MB).
 
 
 
RTM


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