RSPP: basti solo tu?
È doveroso fare una premessa: qui nessuno vuole sminuire la figura del RSPP o di qualsiasi altro attore (compreso il lavoratore) che si occupi di Salute e Sicurezza. Siamo tutti d’accordo nel concordare che per costruire una Cultura della Sicurezza sia necessaria la collaborazione di tutti, nessuno escluso. Con il RSPP e il Datore di Lavoro a tracciare la rotta.
Ma è necessario anche sottolineare come l’emergenza pandemica degli ultimi anni abbia scoperto le carte in tavola: si è resa evidente la necessità di intervenire per prevenire e (per la maggior parte) proteggere anche la salute psichica dei lavoratori.
Come si sottolineava in premessa, non si vuole “demansionare” il RSPP. Ma molto spesso è stato identificato come il garante operativo della sola salute fisica dei lavoratori e non di quella anche psico-sociale. Le dimostrazioni di questo fenomeno spesso si notano nella valutazione dei rischi psicosociali (Stress Lavoro-Correlato su tutti), dove si tende a chiedere supporto a consulenti esterni; mentre, nel tentativo di farsi la valutazione “in casa”, si commettono errori nel processo valutativo che non riescono a identificare correttamente il giudizio di rischio e i potenziali fattori di stress per i lavoratori.
Ma non è solo il caso della valutazione da Stress sul Lavoro.
Ad esempio, qualche mese fa, un RLS di un istituto scolastico raccontò di come istituirono uno sportello di ascolto psicologico in risposta alle difficoltà dichiarate dal corpo docenti e collaboratori. Il risultato: la Psicologa in questione non ha avuto un attimo di tempo libero per la forte adesione al servizio da parte dei lavoratori.
Si vuole dire che la figura da affiancare al RSPP debba essere uno Psicologo? No, neanche questo. Perché esperienze di altre aziende suggeriscono che l’istituzione per diversi anni di uno sportello di ascolto non abbia rilevato lo stesso successo dell’esempio precedente.
Insomma, non esiste una regola “preconfezionata” di come dover fare per occuparsi della salute psichica dei lavoratori. Che poi, occuparsi della salute dei lavoratori (in tutte le sue forme) significa anche occuparsi della loro sicurezza.
Si potrebbe dire che ogni azienda ha le sue misure ed ha bisogno di un suo sarto personale.
Allora l’idea potrebbe essere quella di trovare una persona all’interno dell’azienda (o all’esterno, se si considera anche la figura del RSPP esterno) che non solo si occupi solo di preservare la salute dei lavoratori in tutte le sue forme o in quelle meno considerate/conosciute, ma che si impegni anche nel migliorarla.
Se immaginiamo la salute come un continuum in cui ad un estremo c’è il benessere e nell’altro il malessere, diventa valido quello che dice Enzo Spaltro, e cioè che “il malessere esiste e va scoperto, mentre il benessere è in larga misura inesistente e deve essere inventato”: in altre parole, siamo sempre all’erta sulle cause del malessere e, quindi, su ciò che incide in negativo sulla nostra salute stando sempre pronti a porci un rimedio, anche se è la prima volta che la vediamo manifestarsi; ma non ci impegniamo mai nello scoprire se è possibile incrementare la nostra salute e, quindi, il nostro benessere.
In sostanza, se una cosa non la vediamo accadere, non siamo portati ad occuparci di essa: questo è valido sia per l’infortunio che “tanto non accadrà mai perché qui non è mai successo niente”, sia per la malattia professionale legata al rischio psicosociale.
Cosa succede se ci si concentra nell’incrementare la salute e il benessere dei lavoratori, piuttosto che nel preservarli soltanto?
Ad esempio, nella capitale islandese Reykjavik il Comune ha portato avanti un esperimento quadriennale che ha coinvolto circa 2500 dipendenti, che a turno dal 2015 al 2019 hanno potuto sperimentare una settimana lavorativa effettiva di 4 giorni, riducendo anche le ore effettive di lavoro dalle canoniche 40 a una quantità che oscilla tra le 35 e le 36. Si è arrivati, a parità di stipendio e di mansioni, addirittura a incrementare la produttività, com'è stato dimostrato dagli studi locali. A livello psicologico i vantaggi sembrano essere stati molto grandi: minor livello di stress e maggiore capacità di concentrazione nelle ore effettivamente dedicate al lavoro.
Possono essere molti altri i “benefit” con i quali migliorare il benessere dei lavoratori, che talvolta significa semplicemente andare incontro alle loro esigenze senza far venire meno la forza lavoro. A titolo di esempio: maggiore libertà nella gestione del tempo e dell’organizzazione del lavoro, nidi convenzionati per lavoratori neogenitori, sale gioco-ristoro durante le pause lavorative, “giochi” aziendali che permettano di vincere giornate di lavoro da casa, organizzazione di giornate per promuovere la coesione e il lavoro di gruppo attraverso lo sport e/o in mezzo alla natura. E si potrebbe continuare (e, perché no, immaginare) ancora a lungo…
Ecco allora che emerge la necessità di cambiare mentalità e di promuovere una Cultura diversa, magari attraverso una figura che porti una ventata d’aria fresca e nuova alle realtà organizzative esistenti, spesso poco concentrate sull’importanza dell’ormai noto Fattore Umano e adagiate nella loro comfort zone.
Rimane solo da capire: chi è la persona più adatta a ricoprire tale ruolo? Anche lo stesso RSPP potrebbe ricoprire tale ruolo (e ne avrebbe le competenze), così come potrebbe essere il Responsabile delle Risorse Umane o il RLS.
Ma forse la verità è che non esiste una figura più adatta di un’altra, ma esistono persone che hanno una giusta sensibilità nel considerare il lavoratore prima di tutto un essere umano.
Massimo Servadio
Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni
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Rispondi Autore: savini - likes: 0 | 25/10/2022 (05:50:08) |
in questo articolo non si fa alcun accenno al ruolo del medico competente che per legge "Collabora inoltre alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di «promozione della salute», secondo i principi della responsabilità sociale" |
Rispondi Autore: raffaele scalese - likes: 0 | 25/10/2022 (08:43:48) |
rispondo a Savini Non intervengo per difendere l'autore che si difende serenamente da solo. Annoto però che Egli parla dal suo punto di vista, assolutamente condivisibile, in particolare sulla sensibilità per affronfare il Rischio Stress Correlato da parte sia dell'RSPP e sia del DL. senza escludere tutti gli alri "attori" compresi i lavoratori stessi !. Premesso che sono un RSPP di "lungo corso" (attenzione non mi sto vantando di particolari capacita ma solo di conoscenza del sistema da oltre 30 anni) non so che figura tu ricopra ma mi farebbe MOLTO PIACERE leggere articoli in cui i Medici Competenti rivendicassero in modo molto duro la loro (necessaria) partecipazione a tutto l'iter di stesura dei DVR sia generali e sia specifici nonchè prese di posizione FERME in riferimento, magari, a sotto valutazioni da parte dell'RSPP stesso. (leggi, oltre allo stess LC anche alle R vibrazioni, R Rumore , R MMC) Buona giornata e buon lavoro a tutti |
Rispondi Autore: Martogianni - likes: 0 | 25/10/2022 (15:12:35) |
Salve è necessario che tutti i giorni ognuno di noi costruisca ogni giorno una cultura di sicurezza vera in tutti i campi. |
Rispondi Autore: Graziano Frigeri - likes: 0 | 25/10/2022 (19:24:42) |
Premesso che concordo con Servadio sul principio generale per cui non basta, neanche nel nostro campo l'uomo, o la donna, soli al comando, rispetto a Scalese faccio notare che, tra glia altri (non tantissimi..) il sottoscritto ha sempre scritto, insegnato e affermato la necessità e l'importanza (oltreché l'obbligo di legge) della partecipazione del Medico Competente alla valutazione ei rischi e alla stesura dei DVR: si leggano in proposito le pagine sul tema del testo "Professione Medico Competente" (EPC editore) scritto insieme ad Anna Guardavilla, Devo però dire, Scalese, che quando il sottoscritto a fronte di RSPP che gli inviano documenti per la firma fa presente che il sottoscritto (art. 29 comma 1) va coinvolto "prima" di fare la valutazione e di redigere il documento, o quando lo rinvio con osservazioni e proposte di modifica e/o integrazioni, o quando scrivo che la valutazione dello stress lavoro correlato (per restare in tema) non va fatta a tavolino ma quantomeno con la partecipazione, oltreché del Datore di Lavoro e del RSPPm, anche del Medico Competente, del RLS e di una rappresentanza significativa dei gruppi omogenei di lavoratori, nell'ambito di un Focus Group non tutti i RSPP (qualcuno ad onor del vero lo fa) ringraziano per il contributo. Buon lavoro a tutti. |
Rispondi Autore: Alessio Gabutti - likes: 0 | 27/10/2022 (09:58:23) |
"Ma forse la verità è che non esiste una figura più adatta di un'altra, ma esistono persone che hanno una giusta sensibilità nel considerare il lavoratore prima di tutto un essere umano". Questa frase è molto bella. Il concetto che esprime è molto importante. * Il problema da risolvere, a mio modo di vedere, è come far sì che queste persone abbiano voce in capitolo nelle organizzazioni *. Oggi la legge italiana non è assolutamente efficace in tal senso. Di positivo c'è che la parola "Benessere" comincia finalmente a diffondersi. Mi auguro che l'accordo stato regioni che prevede la formazione per i Datori di Lavoro sia emanato al più presto, e soprattutto che fra i contenuti vi siano moduli che parlino di "CONSAPEVOLEZZA DELL'IMPORTANZA DEL BENESSERE DEI LAVORATORI", seguito da "VANTAGGI E TRAGUARDI DELLE ORGANIZZAZIONI CHE SI CURANO DEL BENESSERE DEI LAVORATORI". |
Rispondi Autore: Carlo Pamato - likes: 0 | 31/10/2022 (13:45:31) |
Concordo con G.FRIGERI sulla necessità e l'importanza (oltreché l'obbligo di legge) della partecipazione del Medico Competente alla valutazione ei rischi e alla stesura dei DVR: si leggano in proposito le pagine sul tema del testo "Professione Medico Competente" (EPC editore) scritto insieme ad Anna Guardavilla. Devo però dire, che anch'io quando gli RSPP gli inviano documenti per la firma fa presente che il sottoscritto (art. 29 comma 1) va coinvolto "prima" di fare la valutazione e di redigere il documento, o quando lo rinvio con osservazioni e proposte di modifica e/o integrazioni, o quando scrivo che la valutazione dello stress lavoro correlato (per restare in tema) non va fatta a tavolino ma quantomeno con la partecipazione, oltreché del Datore di Lavoro e del RSPPm, anche del Medico Competente, del RLS non tutti i RSPP (qualcuno ad onor del vero lo fa) ringraziano per il contributo anzi spesso scorrettamente invitano il DdL a cambiar medico ! Di Medicina del Lavoro infatti si tratta ( Ramazzini sarebbe stato disdettato dal paron di una vetreria a Murano su consiglio di qualcuno ?) Con questo non neghiamo la collaborazione di un Rspp. ! |
Rispondi Autore: CARLO PAMATO - likes: 0 | 31/10/2022 (14:34:32) |
Concordo con Graziano Frigeri ( che stimo per la sua correttezza e professionalità) e mi permetto di aggiungere per la sua " compostezza" delle sue parole, verso certi rspp che dicono tranquillamente " dottore devi firmare il DVR" nel quale vi è scritto " il MC ha collaborato al DVR ) con la richiesta di firma, vuol trasformare un falso (in atto pubblico) in vero. La collaborazione deve essere completa ma il medico ha ampie conoscenze in tema di processi e comparti produttivi e di igiene ambientale ed industriale. |
Rispondi Autore: Francesco Cuccuini - likes: 0 | 25/11/2022 (06:16:52) |
Concordo pienamente con quanto esposto ed affermato dall’autore, che saluto Vorrei solo rimarcare che occorrerebbe SOLTANTO :-( - un Datore di lavoro intenzionato a svolgere il proprio ruolo di garante dei livelli di sicurezza aziendali e - un RSPP in grado di assistere e consigliare il Datore di lavoro che molte volte significa rivolgersi ad un professionista con competenze specifiche Cordiali saluti |