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Io scelgo la sicurezza, 2/2015
Disponibile online il numero di giugno di "Io scelgo la sicurezza", bollettino della Regione Piemonte sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il focus di questo numero è dedicato alla promozione della sicurezza nelle scuole, sull’argomento pubblichiamo l’articolo di A. Di Martino (Osservatorio Sicurezza Scuole) sui processi della sicurezza.
Sicurezza con le tre P: prevenzione, protezione, promozione
di A. Di Martino (Osservatorio Sicurezza Scuole)
La sicurezza è un concetto multidimensionale, riferito a tutte le situazioni e a tutti gli ambienti di vita delle persone, compresi i luoghi di lavoro, che comprende due accezioni strettamente correlate: quella valoriale e quella tecnica.
L’accezione valoriale considera la sicurezza non solo come insieme di norme che inducono ad una protezione coercitiva, ma come principio compreso nella nozione più ampia di salute e quindi come diritto primario della persona e come valore fondamentale tutelato dalla nostra Costituzione agli artt. 2, 4, 32, 35 e 41.
In campo scolastico la CM 86/2010 individua la sicurezza quale nucleo tematico incluso nell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione previsto dalla L. 169/08, e rientrante nei curricoli delle scuole di ogni ordine e grado. Il concetto è ripreso dal Decreto n. 45/2011 MIUR-ANSAS, che utilizza l’espressione generale di “sicurezza umana», e la definisce quale “etica della responsabilità individuale e sociale” cioè è il modo in cui i singoli e le comunità proteggono i propri interessi e i propri valori, in risposta a bisogni primari quali educazione, salute, lavoro, ambiente sano, sviluppo sostenibile, coesione sociale.
La sicurezza sotto l’aspetto tecnico viene definita non come sicurezza assoluta, cioè l’assenza totale di rischi e pericoli, che è un concetto non traducibile nella vita reale, ma come pianificazione e controllo delle condizioni determinanti.
Nella scuola, ambiente di vita e di studio ma anche luogo di lavoro ai sensi del D.lgs. 81/08 (Testo Unico in materia di salute e sicurezza del lavoro, di seguito TU), le condizioni determinanti sono individuabili nei seguenti ambiti:
- le strutture fisiche dei luoghi di lavoro (edifici scolastici, igiene, impianti...), la cui competenza ricade sugli Enti Proprietari degli immobili
- le condizioni di esercizio (organizzazione e gestione delle attività, utilizzo di locali e attrezzature, in/formazione e addestramento del personale, norme di prevenzione ecc), di cui è responsabile il dirigente scolastico nella sua qualità di datore di lavoro.
Quando si parla di sicurezza a scuola, in genere ci si riferisce quasi sempre a situazioni di rischio connesse con la vulnerabilità delle strutture fisiche e alle condizioni di degrado che effettivamente sono presenti in gran parte degli edifici scolastici sia per la vetustà delle scuole stesse, sia per la carenza d’interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. I crolli della scuola di San Giuliano di Puglia e del controsoffitto del Liceo Darwin di Rivoli sono tragici esempi di una situazione definita di “emergenza nazionale”, che ha richiamato l’attenzione dei vari governi degli ultimi anni nel destinare risorse finanziarie per Piani d’interventi di edilizia scolastica, l’ultimo dei quali è in corso di attuazione.
Ma la sicurezza, come evidenziano i rapporti informativi sull’andamento degli infortuni, è anche frutto di un’efficace organizzazione e gestione delle condizioni di esercizio, e molti rischi presenti nell’ambiente scolastico possono essere ridotti o eliminati agendo sui comportamenti degli studenti e del personale.
Siamo tutti consapevoli delle problematiche (economiche, d’interpretazione normativa, ecc.) che incontrano i dirigenti scolastici nel porre in essere gli adempimenti obbligatori previsti dal TU e, in certi casi, nel distinguere le proprie responsabilità da quelle degli Enti proprietari degli edifici scolastici. Ma lo scopo di questo scritto, è quello di offrire una prospettiva che permetta di correlare le coordinate tecniche o di legge con gli aspetti più culturali, formativi, e, se vogliamo, anche etici del tema della sicurezza. Prospettiva che si può sviluppare tramite l’approfondimento dei tre concetti chiave, o meglio tre processi, che sono coinvolti nella gestione e nella salvaguardia della salute e sicurezza.
Questi tre processi, che ho riunito nell’insieme delle 3 P sono: la Prevenzione, la Protezione, la Promozione. Essi sono integrati e sono caratterizzati da un percorso circolare nel senso che ognuno concorre allo sviluppo dell’altro e insieme si evolvono con continue verifiche e adeguamenti in relazione all’ambiente in cui operano.
LA PREVENZIONE
Il D.lgs. 81/08 Art. 2 c. 1 lettera n, definisce la prevenzione come: “Il complesso delle disposizioni o misure necessarie, anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali, nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno”.
Si tratta quindi di tutte quelle azioni che sono programmate e realizzate con la finalità di eliminare o ridurre la probabilità che un evento indesiderato accada. Le misure di prevenzione possono essere di tipo strutturale o organizzativo, ad esempio la corretta progettazione ed esecuzione d’interventi di manutenzione, d’impianti, di macchinari, ma anche l’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori, l’adozione di comportamenti e procedure operative adeguate e così via. Nella scelta delle misure da adottare, i datori di lavoro devono garantire il principio della massima sicurezza tecnologicamente possibile, in base al progresso tecnico e alle conoscenze scientifiche disponibili per quel determinato settore di lavoro. Tale principio, affermato dalle direttive europee, è stato recepito nell’articolo 15 c. 1, punto c) del TU, che prescrive, tra le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro “l’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico”.
LA PROTEZIONE
Il concetto di protezione richiama la difesa contro ciò che potrebbe recare danno e consiste in un’azione o un elemento che s’interpone tra qualcuno che può subire il danno stesso e ciò che lo può causare.
Consiste quindi nel complesso delle misure che servono a ridurre le conseguenze di un infortunio/incidente nel momento in cui si verifica. La protezione si può in un certo senso assimilare a quello che in medicina si chiama “prevenzione secondaria”. Sappiamo che in medicina la prevenzione primaria significa evitare o ridurre l’insorgenza della malattia, ad esempio non fumare per ridurre il rischio di cancro al polmone, adottare uno stile di vita sano per evitare patologie tumorali o cardiache ecc. La prevenzione secondaria è invece mirata a ridurre gli effetti della malattia già in corso, ad es. attraverso una diagnosi precoce, un’adeguata terapia farmacologica ecc. Allo stesso modo, nel campo della sicurezza nei luoghi di lavoro, la protezione è mirata non tanto a ridurre le occasioni di evento dannoso, quanto a limitarne le conseguenze a persone e cose. Essa tende dunque ad agire sulla gravità del possibile danno conseguente all’esposizione ad uno o più fattori di rischio. Si distingue tra protezione attiva, che richiede l’intervento di un operatore o l’azionamento di un impianto, e protezione passiva, che non necessita né dell’uno né dell’altro. Numerosi esempi di misure protettive si trovano nel campo della sicurezza antincendio:
- gli elementi di protezione attiva sono finalizzati alla precoce rilevazione/rivelazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento, ad esempio estintori e idranti, impianti di rivelazione automatica d’incendio, impianti di spegnimento automatici, dispositivi di segnalazione e d’allarme, evacuatori di fumo e calore. Recentemente, con il DM 20 dicembre 2012 Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di protezione attiva contro l’incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, sono stati disciplinati la progettazione, la costruzione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti di protezione attiva contro l’incendio;
- gli elementi di protezione passiva hanno l’obiettivo di limitare degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo, per garantire l’incolumità dei lavoratori, contenere i danni a strutture , macchinari , beni e così via. Tra essi si possono comprendere: barriere antincendio (isolamento, distanze di sicurezza esterne ed interne, muri tagliafuoco); strutture con resistenza al fuoco commisurata ai carichi d’incendio; materiali classificati alla reazione al fuoco; sistemi di ventilazione; sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamento ipotizzabile.
Vi è poi tutto l’ambito dei Dispositivi di Protezione Individuale (caschi, calzature ecc.) e Dispositivi di Protezione Collettiva (reti di sicurezza, nei cantieri, cappe chimiche nei laboratori, ecc.) che è ampiamente normato dal TU e dalla normativa vigente.
LA PROMOZIONE
I due processi sopra richiamati costituiscono i due capisaldi dell’azione del Servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi, definito dall’articolo 2 comma 1 lettera l del TU come “l’insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda, finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori”.
Ma c’è un terzo processo altrettanto importante da affiancare ai primi due: la promozione, che è definito dalla Carta di Ottawa, siglata nel 1986 dagli stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, durante la 1° Conferenza internazionale sulla Promozione della salute come “Il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e sui suoi determinanti, e dunque di migliorare la salute stessa”. Tale definizione, ripresa nelle conferenze successive, può senz’altro valere anche per quanto riguarda la sicurezza, che, come abbiamo visto, rientra nel concetto più ampio di salute.
Controllare la propria salute e sicurezza significa ridurre il rischio di eventi dannosi e limitarne i danni, per cui anche la promozione rientra nella prevenzione, ma l’aspetto fondamentale che la caratterizza è il riconoscimento della soggettività dell’individuo. Questo significa che la gestione della sicurezza da un lato, è affidata a soggetti con specifiche responsabilità, che devono garantire per esempio edifici stabili, impianti efficienti, gestione corretta delle attività ecc., ma dall’altro lato considera e coinvolge i singoli individui quali soggetti attivi nel determinarla, mantenerla e migliorarla, con il proprio comportamento e con le proprie scelte quotidiane di cittadini responsabili.
Il ruolo fondamentale della scuola è riconosciuto, oltre che dagli ordinamenti scolastici, decreti e circolari del MIUR, anche dal TU, che nell’art. 11 c. 4 investe ufficialmente gli istituti scolastici della facoltà di promuovere e divulgare la cultura della salute e sicurezza, con percorsi formativi interdisciplinari, che possono essere finanziati dal MIUR, previo trasferimento di risorse da parte del Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali (art. 11, c. 1 lettera c), oppure sono svolti nell’ambito e nei limiti delle risorse disponibili degli istituti (art. 11, c. 4). Possiamo quindi considerare la scuola a pieno titolo uno degli attori del Sistema di promozione della salute e sicurezza, cioè “il complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione di programmi d’intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori” (TU art. 2 c. 2 lettera p).
"Io scelgo la sicurezza", n. 2/2015(formato PDF, 421 kB).
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Alessio Bombara - likes: 0 | 16/06/2015 (09:00:48) |
Complimenti all'autore dell'articolo, molto utile, non solo agli operatori scolastici. |
Rispondi Autore: Andrea Iovino - likes: 0 | 16/06/2015 (09:06:46) |
Che dire, articolo ineccepibile e interessante! Mi auguro solo che l'attenzione da parte governativa per l'emergenza che riguarda la fatiscenza degli edifici scolastici , non si concentri e non emerga solo in caso di crolli strutturali o altri disastri del genere. L'articolo parla bene di Prevenzione, il punto focale e nodale del D.Lgs. 81/2008, non va mai dimenticato; è un 'attività che richiede costanza e perseveranza, che non accetta cali di attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti nella salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e soprattutto da parte di chi detiene il potere di intervenire per il necessario stanziamento di fondi per migliorare il benessere organizzativo di quelli che saranno il nostro futuro. Complimenti! |
Rispondi Autore: Andrea Bighi - likes: 0 | 16/06/2015 (09:15:15) |
Condivido pienamente le considerazioni evidenziate nell'articolo da Antonietta Di Martino, in particolare la sottolineatura sull'importanza di promuovere e divulgare nelle scuole la cultura della salute e sicurezza, attraverso percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie scolastiche volti a favorire la conoscenza delle tematiche della salute e sicurezza. Come ha affermato il Procuratore Generale Raffaele Guariniello:"La sicurezza deve essere promossa a partire dalla Scuola, altrimenti stiamo tutti perdendo tempo!" Cordiali saluti Andrea Bighi |
Rispondi Autore: Natale Garaventa - likes: 0 | 16/06/2015 (10:52:46) |
Complimenti all'autrice per l'articolo chiaro e interessante. Condivido i primi due punti, mentre, per quanto riguarda la PROMOZIONE, mi sembra che la situazione non sia positiva come viene descritta. La sicurezza, anche nelle scuole professionali viene considerata non una materia da insegnare, come dovrebbe essere, ma solamente una attività da promuovere: - se ci saranno finanziamenti del MIUR - se ci saranno finanziamenti del Ministero del Lavoro - se gli istituti vorranno destinarvi risorse. Il ruolo "fondamentale" della scuola mi sembra ipocritamente riconosciuto solo nelle parole e non nei fatti. Cordiali saluti Natale Garaventa |
Rispondi Autore: carmelo catanoso - likes: 0 | 16/06/2015 (11:17:13) |
Qualcuno ricorda dove c'era scritto quanto segue: "INTRODUZIONE La salute e la sicurezza sul lavoro sono l’imperativo che governo, istituzioni, amministrazioni locali e parti sociali si danno per il 2000. Rendere il lavoro sicuro, spezzare la tragica catena di infortuni e morti, è la necessità che accomuna l’azione del governo, delle istituzioni locali e delle parti sociali. Il governo ha dato l’avvio, questa estate, ad una vera e propria offensiva sulle politiche del lavoro. In pochi mesi sono stati compiuti significativi passi in avanti sul piano legislativo e sul piano operativo, con l’intensificazione dell’azione di vigilanza e di ispezione e con lo stimolo alla prevenzione e all’emersione del lavoro nero. Ma le leggi da sole non bastano. Deve proprio cambiare la cultura. La sicurezza dobbiamo insegnarla a scuola, perché entri nella coscienza profonda dei futuri lavoratori e dei futuri imprenditori. E’ nel patrimonio dei valori delle persone che si deve insediare la cultura della sicurezza. Non solo regole da rispettare, non solo obblighi da adempiere, ma piena consapevolezza che lavorare in sicurezza, oltre a tutelare la vita umana, aumenta la ricchezza di un Paese, ne taglia alla radice una parte di costi sociali ed è motore per una sana competitività economica. Accanto alle leggi e alla vigilanza, affinché le regole siano rispettate, l’impegno comune deve essere speso con particolare energia nella scuola e nel lavoro, per diffondere la cultura della prevenzione. "C. è il manifesto programmatico del governo, istituzioni, amministrazioni locali e parti sociali, per vincere una battaglia difficilissima. Nella "C." ci sono impegni concreti sul piano legislativo a cui adempiere in tempi rapidi e certi; c’è l’individuazione di parametri condivisi e trasversali che aiutano tutte le parti a seguire una strada comune; c’è il segno tangibile del salto di qualità che lavoratori e imprenditori, sindacati e istituzioni, devono compiere per voltare finalmente pagina. Il nostro obiettivo è quello di portare l’Italia in Europa anche per quanto riguarda i livelli di incidenze degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali ed il loro costo sociale. Non può esserci contrapposizione tra salute- sicurezza e difesa- sviluppo dell’occupazione; occorre, a tal fine,rendere coerenti le politiche di crescita e di competitività con gli obiettivi della qualità della vita nei luoghi di lavoro." Poi continuava con: "OBBLIGO SCOLASTICO Il Governo, ad integrazione di quanto già avviato in materia, si impegna a definire l’introduzione nelle attività scolastiche di informazioni relative alla salute e sicurezza nonché – ove possibile e necessario – di una rilettura dei programmi di studio, al fine della implementazione della cultura della prevenzione dei rischi negli ambienti di vita e di lavoro nei curricula relativi ai settori interessati, anche con l’eventuale utilizzo di strumenti informatici e con una significativa partecipazione dell’Osservatorio permanente per la sicurezza nelle scuole, costituito presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Determinare la presenza nei P.O.F. (Piani dell’Offerta Formativa, attivabili presso le scuole dell’Autonomia), con particolare riferimento ai cicli scolastici con indirizzo tecnico – professionale, di percorsi che sviluppino opportunamente il tema della sicurezza sul lavoro. Determinare un avvicinamento verso le tematiche, in questione nei vari percorsi formativi, in ragione dei diversi livelli e tipologie di istruzione interessati. Predisposizione – ove necessario – delle attività consequenziali, a seguito della eventuale previsione normativa di nuove figure professionali operanti nel campo della sicurezza." Per chi non lo ricordasse, rinfresco la memoria: "Carta 2000 - Sicurezza sul lavoro". Presentata a Genova nel dicembre 1999. Siamo nel 2015 e siamo ancora qui a parlare delle stesse cose. Aspettiamo di vedere inserita la sicurezza sul lavoro nei programmi scolastici a partire dalle scuole primarie .... Ad oggi, si può uscire dall'Università con una laurea in economia ed arrivare a dirigere un'azienda senza aver mai sentito parlare di sicurezza sul lavoro integrata nell'organizzazione d'impresa. Qualcuno ricorda dove è scritto quanto segue: "Finanziamento, da parte del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca., previo trasferimento delle necessarie risorse da parte del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, delle attività degli istituti scolastici, universitari e di formazione professionale finalizzata all’inserimento in ogni attività scolastica ed universitaria, nelle istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica e nei percorsi di istruzione e formazione professionale di specifici percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie scolastiche volti a favorire la conoscenza delle tematiche della salute e della sicurezza nel rispetto delle autonomie didattiche. E' l’art. 11, comma 1 del D. Lgs. n° 81/2008. Aspettiamo fiduciosi....... P.S.: Per cortesia, non attribuiamo all'onnipresente Guariniello affermazioni che altri avevano fatto molto prima di lui: uno per tutti Luciano Lama. |
Rispondi Autore: Antonietta Di Martino - likes: 0 | 16/06/2015 (15:31:16) |
Ringrazio per i commenti, vorrei aggiungere delle informazioni sulla presenza della sicurezza nei curricoli scolastici. E' vero, la sicurezza non è (ancora) una materia da insegnare, intesa come disciplina a sè con una sua valutazione. Tuttavia, non è esatto dire che sia un'attività solo da promuovere e solo se ci saranno fondi disponibili. La sicurezza, quale nucleo tematico all'interno dell'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, introdotto dalla legge 169/08 va inserita obbligatoriamente nei curricoli delle scuole di ogni ordine e grado. E' un'attività per così dire "trasversale alle discipline" ma la normativa scolastica individua per ogni scuola in quale ambito va trattata: • nella scuola dell’infanzia, nel campo di esperienza “il sé e l’altro”; • nella scuola primaria e secondaria di primo grado nell’ambito dell’area storico-geografica; • nella scuola secondaria di secondo grado nelle aree storico-geografica e storico- sociale. L’insegnamento di cittadinanza e costituzione, al cui interno si colloca anche la sicurezza, rientra nel monte ore complessivo delle aree e delle discipline indicate ed è affidato agli insegnanti di dette discipline oppure agli insegnanti di diritto ed economia laddove queste materie sono previste. Per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali il tema assume carattere specifico essendo esplicitato tra i risultati di apprendimento che obbligatoriamente devono essere raggiunti dagli studenti a prescindere dalle aree d'indirizzo. Cito quale esempio Il DPR n. 88/2010 allegato A punto 2.1 (istituti tecnici) "Gli studenti.....sono in grado di: padroneggiare l'uso di strumenti tecnologici, con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, alla tutela della persona, dell'ambiente e del territorio". Lo stesso riferimento si trova per gli istituti professionali nel DPR 87/2010 allegato A punto 2.1. Inoltre nelle Linee guida ministeriali inerenti la riforma di tecnici e professionali c'è un apposito capitolo sulla formazione alla sicurezza che ricorda come il tema faccia parte dell'identità di queste scuole in tutti i loro percorsi e dà indicazioni operative in merito alle scelte organizzative e didattiche. In attesa quindi che la sicurezza diventi materia a sè in tutti gli ordini di scuola, molto si può e si DEVE fare all'interno dei percorsi curricolari, a prescindere da eventuali finanziamenti per ampliare l'offerta formativa derivanti dalle norme scolastiche o dall'art. 11 del TU. Non escludo che vi siano scuole in cui la norma non viene rispettata, ma sicuramente sono molte le scuole che fanno tantissimo su questo aspetto, anche in assenza di risorse finanziarie e magari attivando, senza oneri per la scuola, collaborazioni con gli altri enti che si occupano di sicurezza e salute. |