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La sottostima della broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale

La sottostima della broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sorveglianza sanitaria, malattie professionali

16/05/2023

Una scheda informativa dell’Inail riporta informazioni sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale. La malattia sistemica, i fattori di rischio, gli aspetti epidemiologici e la sottostima e sottodiagnosi della patologia.

La sottostima della broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale

Una scheda informativa dell’Inail riporta informazioni sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale. La malattia sistemica, i fattori di rischio, gli aspetti epidemiologici e la sottostima e sottodiagnosi della patologia.

Roma, 16 Mag – La Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease ( GOLD) ha lanciato a livello internazionale una strategia globale per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione delle broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO) e le linee guida GOLD 2023 definiscono la BPCO come: ‘una condizione eterogenea del polmone caratterizzata da sintomi cronici respiratori (dispnea, tosse, produzione di espettorato) dovuti ad anormalità delle vie aeree (bronchiti, bronchioliti), e/o alveolari (enfisema) che causano persistenti e spesso progressive ostruzioni delle stesse’.

 

E se questa definizione è recente, “i due fenotipi con i quali storicamente viene descritta la BPCO (enfisema centrolobulare o blue bloater ed enfisema panlobulare o pink puffer) sono stati segnalati fin dal diciannovesimo secolo in lavoratori esposti a polveri (dusty trades)”.

 

A ricordare in questi termini e a sottolineare l’importanza della prevenzione della broncopneumopatia cronica ostruttiva, dopo averne accennato anche nel documento “ Le malattie professionali dell’apparato respiratorio”, è un nuovo factsheet, una nuova scheda informativa prodotta dal Dipartimento Inail di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (DIMEILA).

 

Il factsheet “Broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale” - a cura di G. Folesani e D. Cavallo (Dimeila, Inail), M. Corradi (Università degli Studi di Parma) - fornisce non solo una panoramica dei principali fattori di rischio della BPCO ma si sofferma anche sull’esposizioni occupazionali, sulla prevenzione e la gestione terapeutica, evidenziando la necessità di un’adeguata sorveglianza sanitaria dei lavoratori dei settori a rischio.

 

In questo primo articolo di presentazione della scheda ci soffermiamo sui seguenti argomenti:

  • Broncopneumopatia cronica: la malattia sistemica e i fattori di rischio
  • Il progressivo aumento del numero dei casi di BPCO
  • Broncopneumopatia cronica: gli aspetti epidemiologici e la sottostima


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Broncopneumopatia cronica: la malattia sistemica e i fattori di rischio

La scheda ricorda che la  BPCO, “in genere evolutiva ed associata ad una aumentata risposta infiammatoria cronica delle vie aeree e del polmone alle esposizioni a particelle nocive e/o gas”, è considerata “una malattia sistemica, caratterizzata da una lunga latenza e con sintomi che si manifestano, almeno inizialmente, in maniera subdola e ingravescente”, cioè con aggravamento rapido.

 

Si segnala che i sintomi respiratori più comuni, spesso sottovalutati anche dai pazienti, includono “la dispnea, la tosse e/o la produzione di espettorato; inoltre, possono essere presenti fasi di riacutizzazione implicanti un peggioramento, tali da richiedere un adeguamento terapeutico o, talvolta, un ricovero ospedaliero”. E nella storia naturale della malattia “le riacutizzazioni svolgono un ruolo fondamentale, visto che peggiorano la qualità di vita, il declino della funzionalità respiratoria e incidono pesantemente sulla mortalità”.

 

Si indica poi che i fattori di rischio della BPCO possono essere suddivisi in:

  • non modificabili, quelli legati alla suscettibilità individuale;
  • modificabili, quelli voluttuari, occupazionali ed ambientali.

 

Riprendiamo, a questo proposito, una immagine della scheda:

 

 

Si indica poi che i fattori individuali includono “l’età, il genere, le comorbidità (asma ed iperreattività delle vie aeree), i fattori che influenzano la crescita e lo sviluppo anomalo del polmone durante la gestazione e l’infanzia, la predisposizione genetica, come il deficit di alfa1-antitripsina e le varianti genetiche in geni che codificano per la metallo-proteinasi di matrice 12 (MMP-12) e per la glutatione-S-transferasi, l’invecchiamento precoce del polmone”.  

 

Tra i fattori modificabili (con riferimento a quanto indicato nella figura) ci sono poi “l’esposizione a vapori, gas, polveri e fumi identificati dall’acronimo inglese VGDF (vapours, gases, dusts, fumes), il fumo di sigaretta (attivo, passivo), l’inquinamento outdoor e indoor (l’esposizione da combustibili a biomasse), lo stato socio-economico di povertà, la malnutrizione e le infezioni polmonari (di origine virale, batterica o fungina)”.

 

Si segnala che il fumo di tabacco è “considerato ancora il più importante fattore di rischio della BPCO; infatti, da studi epidemiologici, la frazione di BPCO attribuibile al fumo nella popolazione generale oscilla tra il 40 e il 70%. Esiste anche una forte evidenza scientifica che supporta il ruolo dell’esposizione occupazionale quale fattore di rischio sottostimato per lo sviluppo della BPCO, ascrivendo all’occupazione un rischio attribuibile di circa il 12%”.

 

Il progressivo aumento del numero dei casi di BPCO

Si sottolinea poi che la sottostima della BPCO occupazionale potrebbe avere diverse cause.

Ad esempio:

  • “la scarsa attenzione nella raccolta dell’anamnesi occupazionale;
  • lo scarso impiego della spirometria come test diagnostico di primo livello;
  • una certa reticenza nella segnalazione delle malattie professionali”.

 

A livello mondiale – continua la scheda - si prevede, nei prossimi trent’anni, “un aumento progressivo del numero dei casi di BPCO dovuto all’esposizione al fumo di tabacco, all’inquinamento ambientale (indoor/outdoor) ed occupazionale, al progressivo invecchiamento della popolazione (anche lavorativa)”. E tutto ciò porterà ad un “incremento di mortalità e morbilità per BPCO e conseguentemente ad un aumento esponenziale del carico e dei costi sanitari per la gestione della patologia”.

 

Chiaramente in questo contesto, “azioni mirate alla riduzione dell’esposizione ambientale e occupazionale costituiscono un focal point nelle misure preventive della BPCO e nel miglioramento della salute della popolazione generale e lavorativa”.

 

Broncopneumopatia cronica: gli aspetti epidemiologici e la sottostima

Riportiamo in conclusione anche alcune informazioni sugli aspetti epidemiologici.

 

Se già la broncopneumopatia cronica ostruttiva è la terza causa di morte nel mondo, si stima che “la prevalenza della patologia sia fortemente sottostimata e sottodiagnosticata in tutti i Paesi, con una percezione del rischio associato alla BPCO ancora molto bassa”.

 

Se si prende, ad esempio, come riferimento la Gran Bretagna, nel 2019 l’Health and Safety Executive (HSE) britannico ha affermato che “900.000 persone soffrono di BPCO, con l’impatto dovuto all’esposizione occupazionale che è responsabile di una prevalenza del 15% e di circa 4.000 decessi all’anno”.

 

Come in parte già indicato la sottodiagnosi della patologia e di conseguenza anche la sottodenuncia di malattia professionale possono essere imputabili a:

  • “assenza di indicatori che consentano di differenziare la BPCO occupazionale da quella fumo di sigaretta correlata;
  • incompleta conoscenza delle malattie professionali da parte dei medici che effettuano la diagnosi di BPCO”.

 

E non bisogna dimenticare che i fenomeni della sottodiagnosi e/o della diagnosi tardiva “hanno ripercussioni sulla progressione della malattia e sul declino della funzionalità polmonare dei lavoratori”.

 

Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale della scheda che riporta informazioni più approfondite sui fattori di rischio e anche informazioni per la diagnosi, prevenzione e cura, anche con riferimento alla precedente fase pandemica da COVID-19.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Broncopneumopatia cronica ostruttiva occupazionale” a cura di G. Folesani e D. Cavallo (Dimeila, Inail), M. Corradi (Università degli Studi di Parma), Factsheet edizione 2023 (formato PDF, 498 kB).

 

 

Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “ Vie respiratorie e lavoro: broncopneumopatia cronica ostruttiva”.

 


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