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La prevenzione delle malattie infettive trasmesse per via ematica
Lucerna, 21 Ott – Se la prevenzione delle malattie infettive trasmesse per via ematica svolge un ruolo importante nel settore sanitario, tali malattie infettive possono essere un rischio anche per diverse tipologie di categorie professionali al di fuori dell’ambito sanitario. Ad esempio, attività di polizia e di soccorso, personale al controllo di frontiera, lavoratori che si occupano dei servizi di manutenzione, pulizia e smaltimento dei rifiuti, lavoratori nei penitenziari, nelle lavanderie, nelle pompe funebri, …
A ricordarlo è un utile documento pubblicato in Svizzera da Suva, Istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni che è anche l’organo esecutivo di “vigilanza delle norme sulla prevenzione delle malattie professionali (sicurezza sul lavoro) in tutte le aziende” elvetiche.
Il documento “Prevenzione delle malattie infettive trasmesse per via ematica. Raccomandazioni per gruppi professionali fuori dall’ambito sanitario” ricorda che Il rischio “è presente in caso di ferite da punta e da taglio con oggetti contaminati con sangue di persone infette. Un rischio d’infezione non può essere escluso anche quando il sangue di persone infette entra in contatto con le congiuntive, le mucose o lesioni della pelle”.
Ci soffermiamo sul documento, aggiornato nel mese di giugno 2025, con particolare riferimento ai seguenti argomenti:
- Prevenzione delle malattie infettive: i virus HI, epatite B ed epatite C
- Prevenzione delle malattie infettive: i rischi di contagio
- L’indice del documento Suva
Prevenzione delle malattie infettive: i virus HI, epatite B ed epatite C
Il documento Suva ricorda, nel capitolo dedicato a infezioni e rischio di contagio, che le “malattie infettive i cui agenti infettivi sono contenuti nel sangue possono essere trasmesse attraverso il sangue o altri fluidi corporei contenenti sangue” e il contagio “può avvenire se questi agenti entrano nel circolo sanguigno di persone non infettate”.
Ad esempio, questo può avvenire “attraverso feriteda punta e da taglio, spruzzi negli occhi e sulle mucose della bocca nonché in caso di contatto con zone non intatte della pelle, ad esempio in caso di ferite o in presenza di determinate malattie cutanee”.
Si segnala poi che particolare importanza è da attribuire “alle infiammazioni infettive del fegato (epatite B ed epatite C) come pure all’ infezione da HIV”, ricordando che “la trasmissione del virus HI e del virus dell’epatite B avviene soprattutto attraverso i contatti sessuali senza protezione”.
Riguardo alle infezioni dovute al virus HI (HIV) si segnala che dopo un contagio con il virus, “nello spazio di tre mesi il 60 per cento delle persone contagiate presenta un quadro di disturbi caratterizzato da stanchezza, febbre, mal di gola, ingrossamento dei nodi linfatici ed eruzioni cutanee”. E dopo questa fase della malattia, “che dura da alcuni giorni a poche settimane, l’infezione da HIV ha un decorso in generale ‘silente’”.
Si indica che se non si attuano misure terapeutiche, “il quadro clinico della malattia da immunodeficienza acquisita AIDS si manifesta in media a 6–14 anni dal contagio”: “è caratterizzato da malattie infettive fuori del comune e occasionalmente da tumori maligni”.
Dopo aver accennato anche alle possibilità di cura, il documento segnala che nel caso in cui “oggetti come siringhe usate, strumenti o apparecchi contaminati con sangue provocano una ferita da punta o da taglio, il virus può penetrare nel corpo attraverso questa lesione”. Mentre se “spruzzi di sangue o di determinati fluidi corporei colpiscono le congiuntive o le mucose della bocca o della gola, in casi molto rari il virus può anche provocare un’infezione. Lo stesso vale per la contaminazione di ferite preesistenti o di piccoli difetti della pelle con sangue o fluidi corporei infettati”.
Si sottolinea che “la pelle intatta protegge il corpo contro il virus HI”. E che “i contatti sul luogo di lavoro, i contatti sociali, l’uso in comune di mense e gabinetti non costituiscono un rischio d’infezione”.
Il documento accenna anche epatiti B e C che “sono affezioni infiammatorie infettive del fegato (forme di ‘itterizia’ infettiva) causate dai virus dell’epatite”.
Si indica che “dopo il contagio con il virus dell’epatite B (HBV) un terzo circa dei casi presenta un’itterizia; un altro terzo dei pazienti presenta un quadro di disturbi simile all’influenza e il rimanente terzo delle persone adulte resta asintomatico. Molto raramente un’epatite B acuta ha un decorso letale. Il 5–10 per cento circa dei pazienti rimane portatore cronico del virus HBV. Una parte dei portatori del virus sviluppa un’infiammazione cronica del fegato che nel corso del tempo può trasformarsi in una cirrosi epatica e talvolta in un carcinoma del fegato”.
Mentre un’altra forma dell’infiammazione infettiva del fegato è “provocata dal virus dell’epatite C (HCV). Come il virus dell’epatite B (HBV), anche l’HCV è trasmesso con sangue e altri fluidi corporei contenenti sangue”. Si segnala che un numero elevato di persone infettate “non presenta disturbi; il 10 per cento presenta un’itterizia entro 3–12 settimane dall’infezione. Il 75–85 per cento dei casi sviluppa un’infiammazione cronica del fegato che comporta talvolta una cirrosi epatica o un cancro del fegato”.
Il documento si sofferma anche sulle cure e sui possibili vaccini (per prevenire l’epatite B).
Prevenzione delle malattie infettive: i rischi di contagio
Parliamo in modo più specifico dei rischi di contagio.
Tale rischio, attraverso sangue o fluidi corporei contenenti sangue, “dipende da diversi fattori, tra cui il tipo dell’agente infettivo, lo stadio dell’infezione nel paziente zero, il tipo di esposizione e di ferita, la quantità di agenti infettivi e la sopravvivenza dell’agente infettivo nel sangue al di fuori del corpo umano”.
Riguardo al virus dell’immunodeficienza umana (HIV) sulla base di osservazioni fatte in ambito sanitario “si sa che le ferite da punta e da taglio con strumenti contaminati da sangue infetto con il virus HI provocano in media un’infezione nello 0,3 per cento dei casi, ossia in 1 evento su 300 (questi valori empirici risalgono al periodo in cui le terapie efficaci contro l’HIV erano poco diffuse)”. Inoltre il rischio d’infezione “dovuto a spruzzi di sangue infettato sulle congiuntive e sulle mucose è invece stimato essere estremamente basso”.
Si segnala anche che la “infeziosità” del virus HI (HIV) al di fuori del corpo umano “diminuisce nello spazio di poche ore. Il pericolo d’infezione con strumenti o apparecchi contaminati con sangue o fluidi corporei si riduce quindi rapidamente entro questo lasso di tempo. Non è possibile indicare un limite temporale sicuro. Il sangue essiccato non costituisce probabilmente nessun rischio per la trasmissione di HIV”.
Veniamo al virus dell’epatite B (HBV).
Si segnala che per le persone non vaccinate, “il rischio di contagio con il virus dell’epatite B in caso di ferite da punta e da taglio è notevolmente più elevato. Esso varia tra il 23 e il 62 per cento secondo la quantità di agenti infettivi nel sangue del paziente zero. Inoltre, il virus dell’epatite B nel sangue al di fuori del corpo umano è più stabile dell’HIV, per cui l’infeziosità degli oggetti contaminati con sangue è più lunga, probabilmente fino a tre giorni. Va tenuto presente che anche il sangue essiccato può rappresentare un rischio d’infezione per l’epatite B”.
Infine, parliamo del virus dell’epatite C (HCV).
Si indica che il rischio di un contagio con il virus dell’epatite C “si situa vicino a quello dell’HIV. Le esperienze fatte in ambito sanitario dimostrano che, in caso di ferite da punta e da taglio, il rischio si aggira intorno allo 0,5–3 per cento. Una trasmissione dovuta al contatto con mucose è rara. Per il contatto di sangue positivo HCV con pelle intatta o lesa non è finora stata provata la trasmissione del virus”.
L’indice del documento Suva
Concludiamo riportando l’indice del documento elvetico “Prevenzione delle malattie infettive trasmesse per via ematica. Raccomandazioni per gruppi professionali fuori dall’ambito sanitario”:
1 Introduzione
2 Infezioni trasmesse per via ematica e rischi di contagio
2.1 Infezioni dovute al virus HI (HIV)
2.2 Epatite B e C
2.3 Rischio di contagio
3 Misure per prevenire le infezioni trasmesse per via ematica al personale
3.1 Aspetti generali della prevenzione delle malattie infettive trasmesse per via ematica
3.2 Gerarchia delle misure di protezione
3.3 Prevenzione delle ferite da punta e da taglio
3.4 Evitare che la pelle entri in contatto con sangue o fluidi corporei contenenti sangue
3.5 Protezione dagli spruzzi di sangue negli occhi o nella bocca
3.6 Informare il personale
3.7 Elenco del personale
3.8 Impiego delle collaboratrici incinte e che allattano
4 Raccomandazioni supplementari per determinati gruppi professionali
4.1 Soccorso di emergenza / servizi di soccorso / rianimazione
4.2 Polizia, guardie di confine, servizi di sicurezza e personale dei penitenziari
4.3 Servizi di manutenzione e di pulizia
4.4 Smaltimento dei rifiuti
4.5 Lavori in canalizzazioni e impianti di depurazione
4.6 Lavanderie
4.7 Personale delle imprese di pompe funebri
4.8 Attività durante le quali gli strumenti possono essere contaminati con sangue
4.9 Sportivi professionisti
5 Pericoli e misure di protezione per i primi soccorsi sul luogo di lavoro
6 Vaccinazione contro l’epatite B
6.1 Chi deve essere vaccinato?
6.2 Come avviene la vaccinazione?
6.3 Assunzione dei costi della vaccinazione contro l’epatite B
6.4 Obblighi dei datori di lavoro in relazione alla vaccinazione contro l’epatite B
6.5 Obblighi dei lavoratori
7 Procedura dopo eventi con possibile trasmissione di agenti infettivi
8 Aspetti legati al diritto delle assicurazioni
9 Bibliografia
9.1 Disposizioni di legge
9.2 Direttive e raccomandazioni, bibliografia scelta
10 Link utili
RTM
N.B.: Se i riferimenti legislativi e le indicazioni del documento di Suva, anche riguardo alle vaccinazioni, riguardano la realtà elvetica, i suggerimenti indicati e le informazioni riportate possono essere comunque utili per migliorare la prevenzione di tutti gli operatori.
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