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Le nuove forme di lavoro: smart working, telelavoro, ibrido

Le nuove forme di lavoro: smart working, telelavoro, ibrido
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Smart working e telelavoro

02/05/2023

Molti luoghi di lavoro sono diventati esclusivamente virtuali o si stanno progressivamente evolvendo in un modello "ibrido": quali sono i rischi sul lavoro e quale l’impatto socioeconomico delle trasformazioni in atto?

Lo smart working, spesso attuato come home working, resosi necessario nella fase emergenziale per prevenire il contagio – anche se, secondo le modalità previste dalla Legge 81/2017, fosse più simile ad una forma di telelavoro piuttosto che di lavoro agile – ha sicuramente prodotto un’accelerazione nel campo della digitalizzazione e della modernizzazione dei processi. Sebbene non fossero assenti esperienze innovative e capacità tecnologiche, le organizzazioni pubbliche e private italiane, nel loro complesso, hanno avvertito inizialmente notevoli difficoltà e incontrato ostacoli interni di varia natura, prima di trovare un assetto idoneo a recepire i cambiamenti, resisi necessari dall’emergenza pandemica. 

Con tutti i limiti di un processo adattivo estemporaneo, il massiccio ricorso al lavoro agile, soprattutto nella PA, ha rappresentato e rappresenta, comunque, una formidabile occasione per realizzare importanti trasformazioni organizzative; per implementare una concezione del lavoro meno esecutiva e una struttura più orizzontale, i cui elementi distintivi positivi sono: la responsabilizzazione dei dipendenti, il riconoscimento di una maggiore autonomia operativa e l’appiattimento della catena di comando. Mediante questa esperienza in corso si va delineando sempre più il convincimento che la sfida della modernizzazione necessita di ripensare profondamente l’organizzazione burocratica, basata sulla proceduralizzazione degli atti e sulla cultura dell’adempimento, dando più spazio alla programmazione per obiettivi e risultati. 

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L’impatto socioeconomico delle trasformazioni in atto 
Sul piano socioeconomico si è assistito ad un notevole aumento delle disuguaglianze sociali, tanto che la pandemia è stata da alcuni considerata come una sorta di “benzina sul fuoco delle differenze sociali” e delle conseguenze negative che ne derivano. La pandemia, infatti, ha mostrato un impatto fortemente sbilanciato a sfavore degli individui delle classi sociali più fragili e dei settori economici più esposti alle fluttuazioni del mercato, finendo per inasprire le condizioni sociali di base già in partenza disomogenee. In particolare, ha avuto un impatto negativo sulle categorie di lavoratori come i giovani, le donne, i lavoratori con disabilità e gli immigrati. 

Il rischio, dunque, che la trasformazione tecnologica produca effetti sfavorevoli sul tessuto economico e produttivo e in modo non uniforme, è piuttosto concreto. Da un rapporto dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA (2018), emerge che in futuro i settori con i maggiori tassi di perdita potenziale di posti di lavoro a causa della digitalizzazione saranno l'industria manifatturiera, il commercio distributivo ed i servizi amministrativi e di supporto. Le aree, invece, con il maggiore potenziale di crescita occupazionale sono (solo per citare le principali): le attività professionali, scientifiche, tecnico specialistiche, l'informazione e la comunicazione. 

Anche in quei settori che beneficeranno delle trasformazioni vi saranno comunque dei cambiamenti profondi. Negli ultimi decenni l’impatto tecnologico digitale ha radicalmente trasformato i luoghi di lavoro, contribuendo all’affermarsi di un modello "ibrido", in cui talune attività e processi di lavoro vengono eseguiti virtualmente, altri in presenza fisica. Stando allo studio del Politecnico di Milano già citato, il lavoro da remoto non sparirà in futuro, ma si unirà semplicemente a quello "da ufficio", mediante una soluzione ibrida. Una prima evidenza è il fatto che, anche dopo che sono stati rimossi o alleggeriti vincoli e restrizioni con l’attenuarsi dell’emergenza pandemica, la capienza degli uffici è stata drasticamente ridotta al 30% e in alcuni casi al 50% (Ceurstemont, 2020). 

D’altro canto, i rischi psicosociali e lo stress correlato al lavoro probabilmente aumenteranno poiché il ritmo di lavoro sarà più veloce e i dipendenti potrebbero disporre di minore controllo sul proprio lavoro (ILO, International Labour Organisation, 2020), soprattutto se quest’ultimo è regolato da un sistema tecnologico o da un algoritmo. Inoltre, il lavoro virtuale a distanza, dalla propria abitazione, potrebbe incrementare le sensazioni di isolamento e solitudine (ILO, 2020). Pertanto, i cambiamenti tecnologici comporteranno frequenti trasformazioni nei processi di lavoro, aumenterà la precarietà e potrebbero esserci conversioni di lavoro più frequenti. 

Tra gli elementi caratterizzanti la situazione post-pandemia, riguardo al futuro in generale, dal punto di vista psicologico vi sono paure e incertezze come conseguenza del lockdown. Le chiusure più o meno generalizzate e prolungate, infatti, hanno prodotto conseguenze critiche, soprattutto in settori come il turismo, la ristorazione, il commercio al minuto o l’industria dell’abbigliamento, a seguito delle quali molte imprese hanno chiuso definitivamente. La ripresa dell’industria del turismo nel corso della stagione estiva 2022 mostra segnali incoraggianti di ripresa, tuttavia permangono le incognite dovute alla guerra nell’est Europa, che rischia di frenare la crescita dell’economia che sembrava stesse riprendendo quota. 

È assai probabile che la tendenza al lavoro da remoto prosegua anche molto tempo ancora, diventando strutturale in molte organizzazioni, almeno come modello ibrido. A tale riguardo, le politiche future dovrebbero tener conto: dei rischi emergenti che la trasformazione digitale ha avuto per i luoghi di lavoro tradizionalmente intesi; dell’impatto potenziale della digitalizzazione sulla natura e sull’organizzazione del lavoro; delle opportunità e delle sfide sotto il profilo della sicurezza e la salute sul lavoro (SSL). Non è un caso che la nuova campagna “ Ambienti di lavoro sani e sicuri” dell’EU-OSHA per il biennio 2023-2025 sarà incentrata proprio sul tema della salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale. 


L'articolo è tratto da:
Ordine degli psicologi del Lazio -  Rischi psicosociali nei luoghi di lavoro: quali obiettivi per le organizzazioni e quali prospettive d’intervento per la psicologia del lavoro - Isabella Corradini, Shalom Addari, Franco Amore, Elisa Corsa, Luigia Cusano, Roberto Domanico, Sara Giorgi, Roberto Ibba, Gaetana Pennacchio, Giulia Tunzi. (pdf) 


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