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La percezione del rischio nei settori Commercio, Servizi e Turismo

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ristorazione e turismo

27/03/2012

Un’indagine sul rischio percepito in tre diversi settori: Commercio, Servizi e Turismo. La conoscenza degli attori della sicurezza, la consapevolezza e l’assunzione di rischi, l’ordine delle priorità. Una prima analisi delle criticità riscontrate.

 
Bologna, 27 Mar – Il miglioramento della percezione del rischio nel mondo del lavoro è un elemento imprescindibile sia per la riduzione degli infortuni professionali che per una migliore tutela della salute dei  lavoratori. Sono importanti, in questo senso, tutti i progetti, tutti gli studi che permettono di raccogliere informazioni per dare forma e immagine al “ rischio lavorativo” percepito.
 
A questo proposito il 16 febbraio 2012 l’Ente Bilaterale Emilia Romagna ( E.B.T.- E.R.) - costituito dalle strutture regionali di FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL, UILTuCS UIL e Confesercenti – ha tenuto un seminario di presentazione della ricerca "Studio sulla percezione del rischio lavorativo nei settori Commercio, Turismo e Servizi".
 
Questa indagine - promossa dalla CPT e dal CSTB EBTER (lo studio finale è stato curato dai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriali) -  ha posto alcune interessanti domande.
Ad esempio si chiede quale sia “la percezione del rischio lavorativo tra gli esercenti, i loro collaboratori e i lavoratori dipendenti”. O quando fra gli stessi si accenda la spia d’allarme. O ancora se gli infortuni si verifichino maggiormente dove il rischio è percepito e se il vantaggio economico possa spingere ad assumere rischi lavorativi.
 

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Lo studio - avvenuto tramite la somministrazione e la raccolta di un questionario tra gli addetti (esercenti, collaboratori e lavoratori dipendenti) - ha riguardato i luoghi di lavoro dei settori del Turismo, del Commercio e dei Servizi con questi obiettivi:
- rilevare il livello di percezione del rischio lavorativo fra gli addetti dei tre settori;
- “orientare le iniziative della CPT Sicurezza (OPP) e delle RLST;
- rendere utile, quindi pubblico l’esito dello studio”.
 
La relazione finale del seminario riporta un presentazione dello studio, con tutti i dati esposti in modo chiaro e sintetico, alcune slide che riportano obiettivi e destinatari dell’indagine e, infine, il questionario proposto agli addetti.
 
Veniamo brevemente all’anticipazione di alcuni dei risultati più significativi dei questionari.
 
Il primo capitolo del questionario era dedicato alla conoscenza degli «attori» e del loro «ruolo» nell'ambito della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dai dati emerge, ad esempio, che:
- “la figura del RLS è nota al 66% del campione (senza sostanziali differenze di genere) e, trattandosi di aziende di piccole dimensioni (con meno di 5 dipendenti), la conoscenza deriva da esperienze lavorative pregresse in altri contesti;
- anche il Servizio di Medicina del Lavoro risulta conosciuto solo dal 58% degli addetti”.
 
Dalle risposte relative alla consapevolezza del rischio si rileva una «percezione» di basso rischio lavorativo nel settore.
Alcuni dati:
- “l'88% del campione dice di essere a conoscenza dei rischi specifici presenti nell'ambiente di lavoro” e il 60% tale conoscenza l'ha acquisita dopo la formazione”;
- “il dato statistico degli infortuni subiti evidenzia che meno del 20%, dei partecipanti al test, hanno subito infortuni durante la loro carriera lavorativa (comprendendo anche esperienze lavorative presso altre realtà produttive e abbiamo una leggera prevalenza di infortuni tra le donne)”;
- tra i vari rischi posti all' attenzione dei partecipanti, che ne hanno indicato mediamente 2/3, “ha avuto maggiore interesse il rischio da situazioni di stress, seguito da infortuni per l'uso di attrezzature, e dalla ergonomicità/postura. Distanziati gli altri”;
- “tra i ruoli poche differenze sostanziali con valutazione del rischio da stress e da incidenti stradali, più sentiti dai titolari, e i rischi da ergonomicità/postura e utilizzo di videoterminale maggiormente avvertiti dai dipendenti”.
 
Veniamo al contesto aziendale.
In termini di fatica fisica “la situazione appare pienamente accettabile (solo il 7% ritiene migliorabile la condizione contro il 54% che la considera buona). Stessa condizione per i quesiti su fatica mentale (anche se la percentuale del migliorabile sale al 14%)”, il rapporto con la gestione dell'orario di lavoro e l'organizzazione del lavoro.
 
Successivamente si chiedeva agli addetti quanto contassero, nell'assumere o meno dei rischi, alcuni fattori: “la gravità delle conseguenze; il parere o la reazione degli amici;  la novità dell'esperienza/curiosità; la possibilità di ottenere vantaggi (economici o altro tipo)”.
Le risposte sono state di buon senso:
La maggior rilevanza l'hanno avuta le “conseguenze” (46% di «molto importante»), scarsamente rilevante l' ottenere vantaggi di vario tipo (13%), il parere degli amici (12%), la novità e curiosità (9%).
 
Rimandando il lettore al dettaglio dei vari dati proposti, passiamo ad una domanda che voleva raccogliere la percezione degli addetti relativa a cosa influenzi il verificarsi di incidenti...
Analizzando questa parte si può escludere di fatto la casualità negli eventi infortunistici:
“il 10% (ma son pur sempre troppi), del campione ritiene molto importante la fatalità”. Ma per il resto “si ritengono molto importanti la negligenza (58%), l'incompetenza (54%), la stanchezza (52%), la fretta (46%)”.
 
Un'altra domanda: faresti un lavoro che ti esponesse a rischio d’infortunio?
In evidenza “la disponibilità del 31,4% dei soggetti a rischiare in cambio di adeguata remunerazione (di cui il 47% degli uomini contro il 17% delle donne), dato che potrebbe sommarsi al quasi 28% di chi rischierebbe se si trattasse di lavoro gratificante”. Il no secco è sotto il 30% ma col 54% delle donne e il 4% degli uomini.
 
Al termine del percorso è richiesto di indicare l’ordine delle priorità per attuare la riduzione dei rischi.
In testa alle proposte di miglioramento troviamo “la necessità di avere adeguata formazione e informazione con altrettanto adeguato miglioramento delle attrezzature. Le altre proposte, come ‘ritmi di lavoro più lenti’ o ‘sviluppo della collaborazione tra il personale’ restano molto distanziate”.
 
In definitiva nella presentazione dello studio si colgono alcune criticità “soprattutto nella limitata conoscenza degli ‘attori’ nel campo della sicurezza nei luoghi di lavoro (in particolare dell’Ente Bilaterale), nella scarsa percezione del rischio, sopravvalutazione delle proprie capacità e presunzione di poterlo evitare (in particolare negli uomini), nella necessità di valutare adeguatamente lo Stress, nella richiesta implicita di formazione e informazione a salvaguardia della salute sul posto di lavoro e, pensando a chi non ha dato il suo contributo al test, scarso interesse al problema di buona parte di addetti al settore in esame”.
 
Tuttavia dal questionario emerge anche una “sostanziale armonia e scarsa conflittualità tra ruoli e il buon senso espresso dalla maggioranza delle persone nel riconoscere i giusti comportamenti” e il fatto che nessuno è esente da responsabilità  e che, a tutti i livelli, è necessario prestare la necessaria attenzione.
 
 
 
CPT e CSTB delll’Ente Bilaterale Emilia Romagna e RLST, “ La percezione del rischio lavorativo nei settori del Commercio, Servizi e Turismo” (formato PDF, 5.47 MB).
 
 
RTM

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