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La promozione e la tutela della salute nei luoghi di lavoro

La promozione e la tutela della salute nei luoghi di lavoro
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sorveglianza sanitaria, malattie professionali

02/08/2017

Un intervento si sofferma sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro con riferimento ad un progetto della Regione Emilia-Romagna. Gli effetti sinergici, le malattie croniche non trasmissibili e la modifica dei comportamenti.

La promozione e la tutela della salute nei luoghi di lavoro

Un intervento si sofferma sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro con riferimento ad un progetto della Regione Emilia-Romagna. Gli effetti sinergici, le malattie croniche non trasmissibili e la modifica dei comportamenti.

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Bologna, 2 Ago – Abbiamo più volte sottolineato come la promozione della salute nei luoghi di lavoro (PSL) non solo abbia un valore strategico nelle aziende, ma debba essere considerata con un’ottica “più ampia rispetto all’adempimento degli obblighi di prevenzione e in coerenza con i principi della responsabilità sociale”. Ed infatti nel D.Lgs. 81/2008 si indica (art. 25) che il medico competente collabora anche ‘alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale’”.

È necessario arrivare a considerare la promozione della salute quale “strategia complementare a quella della ‘tutela’ della salute”.

 

A ricordarlo è un intervento al workshop, che si è tenuto il 21 ottobre 2016 a Bologna durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro”, dal titolo “ Costruire salute in azienda: i Piani della Prevenzione delle Regioni e delle Province Autonome fra tradizione e innovazione”.

 

In particolare nell’intervento “La promozione della salute nei luoghi di lavoro: il progetto della Regione Emilia-Romagna”, a cura di Mara Bernardini (Regione Emilia-Romagna, Direzione Generale Cura della persona, salute e welfare, Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica, Azienda USL di Modena, Dipartimento di Sanità Pubblica, SPSAL) viene presentato il piano della prevenzione 2015 -2018 della Regione Emilia-Romagna che, in applicazione delle indicazioni del Piano nazionale per la prevenzione, individua 4 setting su cui agire: ambiente di lavoro; ambiente sanitario; scuola; comunità. E se per gli ambienti di lavoro sono previsti 8 progetti, la relazione si sofferma proprio sul progetto relativo alla “Promozione della salute nei luoghi di lavoro”.

 

La relazione, che si sofferma sugli obiettivi generali e sulle diverse attività del progetto, ne riporta anche gli obiettivi specifici:

- “prevenire o modificare quei comportamenti nocivi che costituiscono i principali fattori di rischio per le malattie croniche più frequenti (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie, diabete);

- la PSL ( promozione della salute nei luoghi di lavoro) ha un valore strategico nei luoghi di lavoro soprattutto se collegata alla riduzione degli effetti additivi o sinergici sulla salute dei rischi professionali e di quelli legati agli stili di vita”. 

 

Vengono fatti, a questo proposito, alcuni esempi di effetti sinergici. 

 

Ad esempio si indica che i rischi professionali ed extraprofessionali “spesso non sono indipendenti e si possono sommare o moltiplicare tra loro”:

- il fumo di tabacco (“contiene tossici presenti anche in ambito lavorativo”, può “agire sinergicamente con agenti cancerogeni di uso professionale, ad es. l'asbesto”);

- l'alcol “potenzia l'effetto tossico di alcune sostanze con cui il lavoratore può entrare in contatto sul luogo di lavoro, ad es. solventi, pesticidi, metalli”.

Inoltre:

- “i lavoratori a più alto rischio professionale (per es. edili e autotrasportatori) spesso sono anche quelli che presentano le abitudini di vita meno salutari;

- i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico (ampiamente diffusi nella popolazione e tra i lavoratori) sono dovuti non solo a posture scorrette, movimentazione carichi e movimenti ripetitivi nell’ambiente di lavoro, ma anche alle altrettanto diffuse abitudini di vita sedentarie, che relegano l’esercizio corporeo a poche azioni ormai pressoché residuali nella quotidianità”.

 

La relazione si sofferma poi sulle malattie croniche non trasmissibili.

Si stima, infatti, che “36 dei 57 milioni di decessi verificatisi nel mondo nel 2008, ovvero il 63%, sono stati causati da malattie non trasmissibili, inclusi in primo luogo le malattie cardiovascolari (48% delle malattie non trasmissibili), i tumori (21%), le patologie respiratorie croniche (12%) e il diabete (3,5%)”. E in Europa, “l’86% delle morti sono determinate da patologie croniche - malattie cardiovascolari e respiratorie, tumori, diabete - che hanno in comune quattro principali fattori di rischio: fumo, abuso di alcol, cattiva alimentazione e inattività fisica”. In Italia, questo gruppo di malattie “è responsabile del 75% delle morti e sempre del 75% di condizioni di grave disabilità”.

Si segnala poi che “particolarmente in questi anni di crisi economica e nuovi scenari lavorativi, si assiste ad una nuova diffusione delle problematiche connesse alle malattie croniche non trasmissibili. Chi è disoccupato fuma di più, abusa più spesso di alcol ed è più sedentario, tutti fattori di rischio per molte malattie, incluse quelle circolatorie, respiratorie, metaboliche e tumorali e per la mortalità generale”.

 

Dunque la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e la promozione di sani stili di vita “sono obiettivi prioritari dell'Unione Europea, che considera la salute come un’opportunità ed un investimento, nonché uno strumento di sviluppo sociale ed economico”. In particolare le strategie di prevenzione in materia di salute e sicurezza “devono essere volte a consolidare un approccio complessivo alla salute e al benessere anche in ambito lavorativo, attraverso l’empowerment, ossia la diffusione delle conoscenze e la sensibilizzazione delle persone al fine di indurle all’autodeterminazione alla scelta consapevole dell’adozione di stili di vita corretti e sani”. 

 

In particolare la promozione della salute nei luoghi di lavoro deve essere focalizzata sulla “modifica dei comportamenti individuali in grado di influenzare negativamente lo stato di salute;

- l’ abuso di alcol e di altre sostanze;

- il fumo di tabacco;

- le abitudini alimentari non corrette;

- la sedentarietà;

- la mancata partecipazione ai programmi volontari di screening consigliati (prevenzione delle patologie cardiovascolari, dei tumori, etc.);

- la mancata effettuazione delle vaccinazioni raccomandate in soggetti a rischio”.

 

Concludiamo segnalando che la relazione si sofferma anche sulle caratteristiche del progetto, sulle linee di intervento, sui risultati di quanto realizzato e sul ruolo dei medici competenti.

 

 

“ La promozione della salute nei luoghi di lavoro: il progetto della Regione Emilia-Romagna”, a cura di Mara Bernardini (Regione Emilia-Romagna, Direzione Generale Cura della persona, salute e welfare, Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica, Azienda USL di Modena, Dipartimento di Sanità Pubblica, SPSAL), intervento al workshop “Costruire salute in azienda: i Piani della Prevenzione delle Regioni e delle Province Autonome fra tradizione e innovazione” (formato PDF, 5.34 MB).

 

 

 

Tiziano Menduto



Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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