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L’ascesa e la mappatura dei disturbi muscolo-scheletrici

L’ascesa e la mappatura dei disturbi muscolo-scheletrici

Un Quaderno della Fondazione Marco Biagi presenta una mappatura critica dei disturbi muscolo-scheletrici in ambito lavorativo. Gli obiettivi del progetto, le definizioni, le patologie interessate e i dati europei e italiani.

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Il lavoro al videoterminale
Formazione sui rischi specifici per chi utilizza videoterminali (Art. 37 D.Lgs. 81/08)

 

Modena, 21 Nov – Come più volte ricordato anche dal nostro giornale, non solo si assiste ad un continuo aumento delle malattie professionali, ma tra le stesse malattie professionali si assiste ormai “a una diversa incidenza fra ‘vecchie e nuove’ patologie”. Ed in particolare i disturbi muscolo-scheletrici (DMS) “si caratterizzano, insieme allo stress lavoro-correlato, come le maggiori patologie del nuovo modo di produzione”. E se a livello europeo “il 60% delle malattie professionali è riconducibile a DMS, al secondo posto troviamo malattie da stress e il trend crescente di queste patologie sembra inarrestabile”. In Italia poi, negli ultimi anni, si è registrato “un andamento esponenziale dei DMS, quasi certamente legato alla nuova tabellazione Inail varata nel 2008. Fatto che ha finalmente permesso l'emersione del fenomeno in linea con le tendenze europee”.

 

Ad affrontare e raccontare in questi termini il problema dell’emergere delle malattie professionali correlate ai disturbi muscolo-scheletrici è un Quaderno della Fondazione Marco Biagi - fondazione dell’ Università degli studi di Modena e Reggio Emilia - pubblicato nel 2017 con il titolo “Disturbi muscolo-scheletrici e lavoro: una mappatura critica” e a cura di Livia Di Stefano e Dario Fontana.

 

Il progetto di ricerca, presentato nel Quaderno (QFMB Ricerche), rappresenta probabilmente il primo tentativo di “tenere assieme lo studio del fenomeno dei DMS lavoro-correlati con quello della ‘denuncia assicurativa’, allo scopo di definire una mappatura del rischio tecnopatico basata su dati INAIL”. E, come ricordato nell’introduzione al documento, se molti studi hanno già affrontato l’eziologia medica dei disturbi muscolo-scheletrici, gli strumenti di valutazione del rischio e le soluzioni di natura ergonomica, “poco o pochissimo si è sviluppato invece sul versante dello studio del fenomeno della denuncia”.

In definitiva emerge “un grande vuoto da colmare teso a comprendere il fenomeno dei DMS in chiave interdisciplinare” che “riesca a mettere insieme un interesse disciplinare eterogeneo: dalla medicina alla sociologia, dall’etnografia alla giurisprudenza, dall’ergonomia all’economia”.

Si sottolinea poi che differenti “scelte di natura politica e sociale emergono già al principio dell’inaccettabile ritardo di ben 36 anni fra Italia (2008) e Francia (1972) rispetto al riconoscimento professionale dei DMS”. Nel nostro paese, come analizzato in parte da questo studio, persistono poi delle “distorsioni territoriali e settoriali importanti sia per l’andamento delle denunce che per i riconoscimenti”.

 

L’obiettivo del progetto innanzitutto è quello di sviluppare una metodologia d’analisi che consenta di “disvelare parzialmente le dinamiche che sottendono le denunce e i riconoscimenti, permettendo di dire qualcosa in più sull’andamento dei DMS in Italia”. E la chiave per lo sviluppo di tale metodologia è stata “individuata nell’analisi dei differenziali territoriali, in particolare provinciali e di settore produttivo”. Tale approccio è stato in grado “sia di rivelare aspetti ancora non messi in luce, sia di approfondire l’indagine di quelli già evidenziati in letteratura. Una complessità che restituisce nel suo insieme un fenomeno DMS sottostimato anche in Italia, in cui le differenze territoriali svolgono un ruolo distorsivo maggiore di quello logicamente atteso dei settori produttivi”.

 

Ci soffermiamo in particolare su alcune definizioni e dati - forniti nel primo capitolo (“L’era dei disturbi muscolo-scheletrici”) del Quaderno - che ci permettono di comprendere l’entità e la complessità delle malattie professionali da DMS.

 

Ricordiamo innanzitutto che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce i disturbi muscolo-scheletricicome ‘problemi di salute dell’apparato locomotore, in particolare a livello di muscoli, tendini, scheletro, cartilagine, legamenti e nervi’ (OMS 2004). In questo senso i DMS possono essere descritti “come un eterogeneo e complesso gruppo di disturbi e patologie che interessano diverse parti del corpo. Il gruppo di malattie in questione si caratterizza per tre principali tipi di alterazioni”, ai tendini, ai nervi e neurovascolari e “richiama prevalentemente processi meccanici e fisiologici”.

Inoltre i processi meccanici derivano “dall'uso ripetuto e prolungato dei tessuti conseguente alle richieste di forza e, più in generale, a stress meccanici. L'eventuale alterazione dei tessuti può interferire a sua volta con i processi fisiologici di base e provocare impedimenti nell'attività motoria”. Infine oltre alle localizzazioni più frequenti negli arti superiori, “anche il rachide e gli arti inferiori sono zone interessate” dai disturbi.

 

Veniano infine ai dati e alle statistiche.

 

Si indica, ad esempio, che secondo il progetto Fit For Workentro il 2020, le patologie muscoloscheletriche avranno, a livello globale, la priorità tra le malattie nocive non trasmissibili per il loro impatto significativo sulla morbilità, co-morbilità, perdita di produttività, disuguaglianze sanitarie ed esclusione sociale’.

Questi sono alcuni dati sommari forniti dal progetto (FFW 2017) sui DMS:

- “il 21,3% di disabilità in tutto il mondo sono dovute a patologie muscolo-scheletriche;

- è il quarto fattore a livello mondiale di impatto sulla salute delle popolazioni;

- è la seconda maggiore causa di disabilità tutto il mondo;

- la principale singola causa di disabilità è il dolore alla schiena;

- oltre 44 milioni di lavoratori delle EU (quasi 1 su 6) hanno DMS causati dal proprio lavoro;

- queste condizioni pesano per metà delle assenze dal lavoro e per il 60% di inabilità permanente sul lavoro”.

 

Si ricordano poi le statistiche europee più approfondite sulle malattie professionali che risalgono al rapporto “Health and safety at work in Europe” (Eurostat 2010) e che “disegnavano già sette anni fa un quadro preoccupante. In Europa circa il 60% delle malattie professionali è riconducibile a DMS e al secondo posto si trovano le patologie da stress lavoro-correlato”. Riportiamo dal documento una tabella, relativa all’andamento principali malattie professionali per settore e per anno, dove si può vedere “come il trend di queste malattie sia in aumento (dal 1999 al 2007 anno della rilevazione) e colpisca in modo trasversale tutti i settori professionali”.

 

 

Infine si segnala che da una comparazione dei dati riportati dalle relazioni annuali Inail (2015 e 2016), emerge anche in Italia “sia un interessamento del fenomeno su tutti i settori produttivi” e un “allinearsi delle statistiche italiane a quelle europee soprattutto dopo la nuova tabellazione introdotta nel 2008. Anche in Italia dunque i DMS rappresentano ormai più del 60% delle malattie professionali – l’andamento annuo in valori assoluti passa da 19.912 del 2010 a 37.240 nel 2015 – contro un declino intorno ormai al 10% delle classiche patologie”.

E uno studio di carattere comparativo “sulle principali malattie professionali per cinque paesi europei pubblicato da Eurogip (2015) segnala come – Germania a parte – per Danimarca, Spagna, Francia e Italia il fenomeno della sotto-denuncia sia significativo”.

 

Rimandando ad una lettura integrale del documento, ne riportiamo l’indice:

 

Introduzione

Capitolo I - L’era dei disturbi muscolo-scheletrici

Capitolo II - La denuncia assicurativa come fenomeno oggetto di studio

Capitolo III - Il dataset delle denunce da disturbi muscolo-scheletrici

Capitolo IV - Analisi del fenomeno della denuncia e dei riconoscimenti

Capitolo V - Il quadro istituzionale e la scelta del dataset

Capitolo VI - L’analisi statistica del fenomeno “denuncia”

 

Tiziano Menduto

 

Disturbi muscolo-scheletrici e lavoro: una mappatura critica”, a cura di Livia Di Stefano e Dario Fontana, QFMB Ricerche, Quaderno della Fondazione Marco Biagi n. 1/2017 (formato PDF, 3.38 MB).

 

 

 


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