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Comparto tessile e abbigliamento: i rischi per la salute e la sicurezza

Comparto tessile e abbigliamento: i rischi per la salute e la sicurezza
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Industria tessile, cartaria

08/05/2017

Un progetto multimediale si sofferma sulla tutela della salute e sicurezza nel settore tessile e abbigliamento. I rischi per la salute e la sicurezza in diverse fasi lavorative: focus su taglio del tessuto, confezione e stiro del capo di abbigliamento.  

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Sicurezza Abbigliamento (Produzione) - Categoria Istat: C - Attività Manifatturiere
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Bologna, 8 Mag – Il settore produttivo tessile-abbigliamento - composto da una filiera che parte da aziende che si occupano della produzione di filati e tessuti e arriva fino alle aziende operanti nella confezione di intimo, abbigliamento e biancheria per la casa - presenta “indici infortunistici abbastanza contenuti, sia per quanto riguarda la gravità degli infortuni che in relazione alla frequenza”. In questo settore il rischio infortunistico è legato “essenzialmente allo svolgimento di attività lavorative in prossimità di organi in movimento quali rulli per lo scorrimento dei tessuti (macchine avvolgipezza, rollatrici, specchio, ecc.), all’utilizzo di macchine e attrezzature da taglio (taglierine, seghe a nastro, trance), all’utilizzo di macchine da cucire che possono provocare punture alle mani da parte dell’ago in rapido movimento, alle lavorazioni con presse-stiro che possono provocare danni agli arti superiori sia per la pressione della macchina che per la presenza di flusso di vapore ad alta temperatura”. E non è da sottovalutare il rischio infortunistico legato alle “fasi di stoccaggio delle materie prime e semilavorati legato all’eventuale presenza di carrelli e/o attrezzature per il trasporto e/o a una non corretta organizzazione dei luoghi di lavoro”.

 

A presentare in questi termini i rischi infortunistici in questo comparto è uno dei documenti prodotti correlati al progetto Impresa Sicura, un progetto multimediale - elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail - che è stato validato dalla Commissione Consultiva Permanente come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013 e che si è occupato in questi anni della sicurezza in vari comparti lavorativi.

 

Il documento “ ImpresaSicura_L’abbigliamento” non si ferma tuttavia ad un’analisi dei rischi infortunistici del settore dell’abbigliamento, ma riporta anche una descrizione dettagliata dei rischi per la salute, delle patologie che possono instaurarsi in diverse fasi lavorative:

- fase di creazione stilistica del modello;

- fasi di ricevimento, controllo, preparazione del tessuto;

- fasi di taglio del tessuto;

- fasi di confezione del capo;

- fase di stiro del capo finito;

- fasi di controllo, stoccaggio e spedizione del capo finito;

- fasi di tessitura della maglieria.

 

Rimandando ad una lettura integrale del documento, ci soffermiamo su quanto indicato riguardo alle fasi di taglio del tessuto.

 

Si segnala che i tessuti vengono tagliati “nelle forme necessarie al confezionamento seguendo il modello precedentemente preparato allo scopo. In caso di produzione di capi in serie si procede dapprima a stendere la pezza sul tavolo da taglio in vari strati a costituire il ‘materasso’ sul quale si posiziona il modello, di solito realizzato in carta termoaderente. Si procede quindi al taglio con taglierina manuale elettrica, sega a nastro e/o trancia a seconda del tipo di stoffa, del tipo di taglio da effettuare e dello spessore del ‘materasso’ oppure con taglierina computerizzata (taglio automatico)”. Mentre nel caso di produzione non in serie si utilizzano “forbici manuali per il taglio delle pezze”. Una volta tagliati i vari elementi necessari alla confezione del capo vengono “marcati” e “numerati” per agevolare le successive operazioni di cucitura e confezione del capo.

 

Questi i possibili danni per la salute:

- “irritazioni delle prime vie aree e degli occhi e della pelle per esposizione a polveri che possono svilupparsi durante la stesura e il taglio delle pezze. Tali polveri, costituite dalle fibre che formano il tessuto, possono contenere sostanze chimiche utilizzate nelle precedenti fasi di finissaggio (antipiega, colore, ecc.);

 - l’esposizione continua al rumore prodotto dalle macchine utilizzate per il taglio, pur non raggiungendo, di solito, i livelli per i quali la legge obbliga a mettere in atto particolari misure di prevenzione, può provocare l’insorgenza di disturbi extrauditivi (effetti cardiovascolari, psichici, a carico dell’apparato digerente);

- patologie da sovraccarico biomeccanico all’arto superiore (in particolare Sindrome di Raynaud) possono essere provocate da prolungato utilizzo di attrezzature manuali (taglierine) che trasmettono vibrazioni al sistema mano-braccio;

- disturbi muscolo scheletrici del rachide e agli arti a causa movimentazione manuale dei carichi per lo spostamento e/o sollevamento dei rotoli di tessuto”, dello svolgimento di “attività lavorativa in posture incongrue e dell’effettuazione di compiti comportanti movimenti ripetuti (taglio con forbici)”.

 

Veniamo invece alle patologie che possono instaurarsi nelle fasi di confezione del capo di abbigliamento, una fase che consiste essenzialmente nella “cucitura delle varie parti tagliate precedentemente, nell’effettuazione di eventuali cuciture di finitura, realizzazione delle asole, applicazione di elementi di finitura quali bottoni”.

 

Questi i possibili danni per la salute:

- “i danni all’apparato muscolo scheletrico, arti superiori e rachide, sono le principali patologie legate a questa fase lavorativa. Sono causati dall’assunzione di posture incongrue e/o all’effettuazione di movimenti ripetuti durante le fasi di cucitura che si svolgono esclusivamente seduti e che possono essere aggravati da una scorretta progettazione della postazione di lavoro oltre che dall’imposizione di ritmi di lavoro troppo serrati che non prevedano adeguate pause e tempi di recupero”;

- “il compito visivo fisso e prolungato, proprio dell’addetto alla cucitura a macchina, è causa di numerosi disturbi all’origine di manifestazioni patologiche non solo legate alla vista. Il lavoro della cucitura a macchina richiede un compito visivo elevato e protratto che sollecita i muscoli della messa a fuoco dell’immagine e della motilità oculare. Al fine di garantire il benessere dell’operatore occorre che il sistema di illuminazione sia adeguato e realizzato tenendo in considerazione la tipologia di lavoro;

- “irritazioni delle prime vie aree e degli occhi e della pelle per esposizione a polveri che possono svilupparsi durante la cucitura in particolare durante l’utilizzo della taglia-cuci. Tali polveri, costituite dalle fibre che formano il tessuto, possono contenere sostanze chimiche utilizzate nelle precedenti fasi di finissaggio del tessuto (antipiega, colore, ecc.);

- il rumore in questa fase lavorativa è legato sia all’utilizzo di macchine da cucire ma soprattutto da macchine attaccabottoni e taglia-cuci. I livelli di rumore sono solitamente inferiori agli 85 dB(A) è comunque compito del datore di lavoro valutare il livello di esposizione al rumore e nell’eventualità che venga superato il livello di azione, mettere in atto misure tecnico-organizzative di controllo”.

 

Concludiamo riportando invece le patologie possono instaurarsi nella fase di stiro del capo finito.

 

Si ricorda che la stiratura è l’operazione “con la quale si modella la superficie del tessuto” e si realizza “attraverso l’azione combinata di pressione, alta temperatura ed umidità. La stiratura può essere effettuata con ferro da stiro (elettrico, a vapore, ad alta pressione), pressa da stiro, manichino a vapore”,…

 

Questi i possibili danni per la salute:

- “ discomfort termico legato alla presenza di microclima caldo–umido a causa dell’utilizzo di vapore ad alte temperature”;

- “i danni all’apparato muscolo scheletrico, arti e rachide, sono legati, in questa fase lavorativa, essenzialmente alla necessità di mantenere per tempi molto prolungati posture in piedi e dal sovraccarico biomeccanico per movimenti ripetitivi dell’arto superiore durante l’attività di stiratura”. Il compito visivo “fisso e prolungato, proprio dell’addetto alla stiratura, è causa di numerosi disturbi all’origine di manifestazioni patologiche non solo legate alla vista. Il lavoro della stiratura richiede un compito visivo elevato e protratto che sollecita i muscoli della messa a fuoco dell’immagine e della motilità oculare. Al fine di garantire il benessere dell’operatore occorre che il sistema di illuminazione sia adeguato e realizzato tenendo in considerazione la tipologia di lavoro;

- “irritazioni delle prime vie aree e degli occhi e della pelle per esposizione a polveri che possono svilupparsi durante la stiratura, favorite dall’utilizzo di vapore, costituite dalle fibre che formano il tessuto, che possono contenere sostanze chimiche utilizzate nelle precedenti fasi di finissaggio e vapori dei collanti utilizzati per l’accoppiamento di tessuti termoadesivi”;

- “nell’attività di stiro il livello di esposizione al rumore è di solito basso; nella valutazione del livello di esposizione al rumore il datore di lavoro dovrà considerare anche la componente legata ad altre attività lavorative svolte nelle zone adiacenti alla postazione. Se fosse presente un valore di esposizione superiore ai valori di azione dovrà programmare e attuare misure tecniche organizzative di controllo”.

 

 

 

Il sito “ Impresa Sicura”: l’accesso via internet è gratuito e avviene tramite una registrazione al sito.

 

Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro - Buone Prassi -Documento approvato nella seduta del 27 novembre 2013 – Impresa Sicura

 

 

 

RTM



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