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Imparare dagli errori: quando a infortunarsi sono gli apprendisti

Imparare dagli errori: quando a infortunarsi sono gli apprendisti
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Imparare dagli errori

25/05/2017

Esempi di infortuni professionali nel lavoro degli apprendisti. Le attività artigianali di produzione di vetri e i rischi di caduta nei lavori in quota. Le dinamiche degli infortuni, i fattori che li hanno causati e i suggerimenti per gli apprendisti.

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Brescia, 25 Mag – Molti articoli di PuntoSicuro hanno sottolineato come, nel mondo del lavoro, i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni abbiano almeno il 50% di probabilità in più di subire un infortunio sul lavoro rispetto ai lavoratori con maggiore esperienza e anzianità.

 

Con riferimento a questi dati, tratti da una campagna lanciata nel 2006 dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, abbiamo deciso di dedicare alcune puntate della rubrica “ Imparare dagli errori”, dedicata al racconto e all’analisi degli infortuni lavorativi, al mondo dell’apprendistato, agli infortuni che avvengono tra gli apprendisti.

  

I casi presentati sono tratti, come sempre, dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi

 

I casi

Il primo caso riguarda un infortunio avvenuto in un capannone che ospita le attività artigianali di produzione di vetri.

Un lavoratore è intento a svolgere le proprie mansioni di “apprendista” presso la linea di produzione del “vetro camera” per la produzione di vetri coibentanti. In particolare il lavoratore si trova nella zona di caricamento dei vetri che posiziona su un alloggiamento per la successiva lavorazione automatica di accoppiamento tra lastre.

I vetri che sta movimentando sono dello spessore di 4 mm e delle dimensioni 90 x 180 cm. Nel caricare uno di questi vetri il lavoratore tocca con la lastra un'altra lì depositata provocando la rottura del vetro in caricamento. Uno dei due-tre pezzi risultanti dalla rottura lo colpisce di taglio al collo, sia nella parte posteriore che nella parte destra (questa seconda ferita è quella risultata poi più profonda e grave; la diagnosi è stata di ferita lacero contusa laterocervicale destra con lesione dei piccoli vasi). L'infortunio ha causato un'inabilità temporanea di 105 giorni e permanente del 2%.

La zona di caricamento dell'impianto di accoppiamento vetri non risultava adeguatamente spaziosa per consentire una agevole manovra di movimentazione di vetri di considerevoli dimensioni a causa del deposito, disordinato e debordante, di altri vetri. La rottura della lastra è avvenuta per urto della stessa contro un'altra, depositata nelle vicinanze, per un errore di manovra dell'infortunato, ma l'incidente è stato favorito dagli spazi ristretti a disposizione per la lavorazione.

 

Questi i fattori causali individuati:

- “errore di manovra dell'infortunato che urta la lastra di vetro in lavorazione con un’altra depositata nelle vicinanze;

- spazi ristretti a disposizione per la lavorazione a causa del deposito di altre lastre nelle vicinanze”.

 

Il secondo caso riguarda un infortunio avvenuto ad un’apprendista carpentiere.

Dal verbale dell’Ufficio Sicurezza del Lavoro risulta quanto segue. Alla ditta Y erano stati affidati dall’appaltatore unico, la ditta K, i lavori di carpenteria e di copertura del tetto della casa in costruzione nel cantiere “Z”.

L’apprendista, insieme con il capomastro, stava applicando dei pannelli di legno a copertura della parete esterna della soffitta, lato sud-ovest della casa. Il capomastro prendeva i pannelli nell’interno della soffitta e, uscendo sul balcone della soffitta, li passava all’apprendista, che stando su una scala doppia, sistemata sul balcone del 1° piano, ad una altezza da terra di circa 6 m, applicava sulla parete esterna della soffitta i pannelli uno sopra l’altro, appoggiando quello superiore, lungo la sua scanalatura, su quello inferiore, fornito di un rilievo in lunghezza. Il capomastro, sul balcone della soffitta, fissava con viti i pannelli ad un listello verticale. Arrivato al 5° pannello, l’apprendista si accorgeva che esso, per essere inserito completamente, doveva essere adattato, ad un estremo, alla forma del trave inferiore del tetto. Nel tentativo di sollevare il pannello con la mano sinistra, per portarlo a sé ed eseguire il lavoro con lo scalpello tenuto con la destra, questo si staccava improvvisamente dalla giunzione con il pannello inferiore, facendogli perdere l’equilibrio che cadeva dalla scala, oltre il parapetto di protezione del balcone, sul terreno ghiacciato, compiendo un volo di 6 m circa. L’infortunio è da ricondurre alla mancata adozione di ponteggi o in alternativa al mancato uso da parte dell’apprendista di dispositivi personali anticaduta, come la cintura di sicurezza e la fune di trattenuta.

L’indagine metteva inoltre in luce quanto segue:

- I dispositivi personali anticaduta erano rimasti inutilizzati nel container del cantiere della ditta Y;

- L’ing. H, coordinatore per la progettazione e l’esecuzione dei lavori, dopo aver preparato il piano di coordinamento e sicurezza, che risultava di tipo standard con descrizione anche di rischi non presenti nel cantiere, aveva affidato l’incarico di coordinatore per l’esecuzione dei lavori all’ing. N;

- L’ing. N aveva modificato il piano, sostituendo l’installazione di ponteggi per i lavori di carpenteria, con semplici recinzioni sui balconi;

- Al momento dell’affidamento dell’incarico, l’ing. N stava ancora frequentando il corso per coordinatori e non era pertanto in possesso dell’attestato di frequenza del corso.

 

Questi i fattori causali individuati:

- “mancato uso di dispositivi anticaduta”;

- il lavoratore “operava sulla scala con entrambe le mani occupate”;

- “attrezzatura inadeguata per l'operazione da svolgere”.

 

La prevenzione

Al di là dei fattori causali già individuati nelle schede e delle varie buone prassi che avrebbero dovuto essere applicate dai lavoratori infortunati, ci soffermiamo brevemente oggi sul documento di Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, dal titolo “ 10 mosse per un tirocinio in sicurezza. Materiale di approfondimento. Per i formatori professionali, gli apprendisti, i genitori interessati, i superiori”.

 

Riprendiamo alcune indicazioni di prevenzione generica che, benché elaborate con riferimento alle forme di tirocinio e apprendistato in Svizzera, si possono adattare anche al mondo del nostro apprendistato.

 

Ci soffermiamo brevemente sulle prime tre regole.

 

- STOP in caso di pericolo: si sottolinea che “nessun lavoro è così importante da rischiare la vita. Tutti, anche gli apprendisti, hanno il diritto di sospendere i lavori in caso di minaccia per la propria vita e salute. Spesso ci vuole coraggio Di fronte a un pericolo i ritmi pressanti a volte ci impediscono di dire STOP e di sospendere l’attività. Spesso ci vuole coraggio e un’azienda alle spalle che lo permetta. In tutto questo i formatori professionali svolgono un ruolo centrale”.

- conoscere i pericoli e tutelarsi da questi: “per non farsi male sul lavoro o ammalarsi, è necessario conoscere i potenziali pericoli in azienda e sapere come proteggersi al meglio. Per questo motivo, oltre alle ‘ regole vitali’, ci sono ulteriori regoli da rispettare. Lavorare e restare in salute: questo è un obiettivo di tutti. L’importante è che gli apprendisti capiscano l’importanza e la necessità di certe regole; solo così rispettarle sarà più facile”. Ulteriori istruzioni per l’apprendista: “prima di accingermi a svolgere una nuova mansione, chiedo precise istruzioni; mi informo sul significato dei cartelli di sicurezza”; “applico sempre le regole di sicurezza”;

 - Attrezzature: so usarle? - spesso gli apprendisti “non conoscono il loro nuovo posto di lavoro e non sanno come utilizzare le macchine e le apparecchiature che incontrano per la prima volta sul loro cammino professionale. È quindi fondamentale istruirli in modo approfondito e graduale prima di lasciarli usare le attrezzature”. E come addestrare qualcuno in modo corretto? Per prima cosa “il formatore professionale mostra come usare una determinata attrezzatura. Poi, l’apprendista dovrà ripeterne le mosse. Il formatore verifica se l’apprendista sta facendo le cose correttamente e gli mostra dove sbaglia, se necessario. Se necessario, bisognerà ripetere tutto daccapo. L’addestramento deve trattare anche i seguenti argomenti: impiego secondo il manuale del fabbricante; pericoli prevedibili; guasti prevedibili; eliminazione guasti; controlli necessari; DPI necessari”. Ulteriori istruzioni per l’apprendista: “prima di usare per la prima volta un apparecchio o una macchina chiedo sempre istruzioni; svolgo i controlli necessari e utilizzo l’attrezzatura di lavoro secondo l’uso previsto; uso sempre i dispositivi di protezione individuale; in caso di guasti o anomalie sospendo i lavori. Solo un tecnico o uno specialista può eliminare i guasti. Riprendo l’attività solo dopo che l’attrezzatura è stata riparata”.

 

Nelle prossime puntate di “Imparare dagli errori” ci soffermeremo sulle altre regole del documento di Suva e sulle specifiche della sicurezza degli apprendisti secondo la normativa italiana.

 

 

Sito web di INFOR.MO.: abbiamo presentato le schede numero 8038 e 6379 (archivio incidenti 2002/2015).

 

 

Tiziano Menduto



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