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TETRA BRIK: UNA OCCASIONE PER RIFLETTERE SU MONOPOLI, CHIMICA NEL PIATTO, REINTRODUZIONE VUOTO A RENDERE

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"Ci sono voluti cinque giorni, ma le autorità competenti e l' opinione pubblica sono arrivati al dunque sul latte contaminato: i prodotti potenzialmente interessati al fotoiniziatore ITX sono circa 1200, per stessa ammissione della Tetra Pak, e spaziano dal vino, al pomodoro, alla panna, ai succhi di frutta.
Per Fare Verde questa è l’unica vera e amara realtà di questa vicenda: la chimica nel piatto è una quotidiana realtà, troppo spesso sottaciuta, dove i controlli destinati ad incidere come questo in atto sono spesso frutto del caso come in questa circostanza (le analisi erano mirate a cercare altre presenze di contaminazione).

In questo contesto appaiono davvero inconsistenti, omissive e ritardate le ragioni addotte dalla Tetra Pak, che continua ad insistere sulla mancata presenza della sostanza ITX nell’elenco della Organizzazione Mondiale delle Sanità.
Al di là del fatto che questo additivo non è tra quelli previsti per i contenitori per uso alimentare dal relativo Decreto ministeriale, al di là dei pareri di certo non concordi degli esperti, al di là degli effetti nel medio lungo periodo tutti da verificare rimane lo sconcerto di una azienda multinazionale che invoca, come propria linea difensiva il fatto che non è tra le sostanze nocive: è semplicemente inaccettabile.

Le dimensioni del problema e i numeri in ballo richiedono uno sforzo enorme da parte delle autorità competenti per analizzare i prodotti potenzialmente coinvolti, che dovrebbero a questo punto essere ritirati preventivamente dal mercato, tutti, senza eccezione alcuna, tra quelli facente parte dei lotti di produzione sospetti.
Il caso del latte Nestlè, con la retromarcia del suo amministratore delegato Brabeck, testimoniano come solo in presenza di forti prese di posizione della politica e delle autorità competenti si possono arginare l’impudenza e la voglia di avere sempre e comunque mani libere da parte di certe aziende di dimensioni colossali.

Anche per questo Fare Verde sottolinea la pericolosità dei monopoli di fatto, come nel caso di quello detenuto da questa azienda nei mercati degli imballaggi per il confezionamento asettico e non asettico di liquidi e semiliquidi alimentari. In questo ambito, Tetra Pak detiene una posizione dominante di gran lunga superiore a quella dei concorrenti, concentrazione documentata anche dal pronunciamento con relativa, multa di 95 milioni, dal Garante per la concorrenza nel 2004.
Fare Verde rileva come questo grave caso di enormi proporzioni dovrebbe far aprire un intenso e approfondito dibattito sui sistemi di imballaggio e la loro sicurezza, sulla chimica nell’alimentazione (siamo vicini al 13 dicembre quando i governi europei dovranno esprimersi sul Regolamento REACH che disciplinerà l’uso delle sostanza chimiche nella UE) e sulla necessità di interrogarsi circa la ripresa di sistemi di imballaggio che prevedono la cauzione e il vuoto a rendere.

Per Fare Verde questa è davvero l’occasione per la reintroduzione di un sistema di imballaggio basato sul vuoto a rendere, sistema che, oltre ad essere basato sostanzialmente su materiali (il vetro in primis ) sicuramente di maggior garanzia in termini di rilascio di componenti chimici, ha un minor impatto ambientale andando a diminuire alla radice il problema dei rifiuti derivanti da contenitori alimentari, ovvero non producendoli proprio.
Con il vuoto a rendere e il cauzionamento il contenitore non diventa rifiuto, quindi non grava sui costi di raccolta e smaltimento e non va ad alimentare inceneritori e nemmeno costi per la raccolta differenziata, facendo risparmiare totalmente le materie che sarebbero necessarie per la produzione di un altro contenitore.

L'operazione di lavaggio e sterilizzazione delle bottiglie in vetro richiede circa 60 volte meno energia rispetto alla produzione ex novo (mediamente una bottiglia riutilizzabile può arrivare, infatti, anche a sessanta riutilizzi). Garantisce un corretto comportamento da parte del consumatore che è spinto dalla cauzione a restituire il vuoto con percentuali elevatissime (sempre superiori all'85% con ponte del 99%), praticamente irraggiungibili in qualsiasi raccolta differenziata. In Italia siamo fermi a pochi prodotti e poche eccezioni, mentre nel nord Europa molte delle stesse bibite sono con vuoto a rendere. Sono davvero troppi gli interessi (delle aziende produttrici, della grande distribuzione, dei sostenitori dell’incenerimento dei rifiuti) toccati dal vuoto a rendere?".

Fonte: www.fareverde.it


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