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Dosaggi pericolosi
Un contagocce difettoso, utilizzato nella confezione di un farmaco, ha causato la morte di una suora. Lo ha stabilito una inchiesta, aperta nel maggio 2000 dal procuratore di Torino Guariniello, dopo la segnalazione di una farmacia torinese riguardo ai problemi riscontrati nella confezione in gocce di un noto farmaco (che deve essere dosato con estrema precisione): il contagocce si staccava o le gocce non cadevano nella giusta dose.
La Glaxo, l’azienda produttrice del farmaco, è accusata di “commercializzazione di medicinali imperfetti”.
L’indagine ha appurato che il contagocce difettoso posto sul Lanoxin (che ha come principio attivo la digitale) ha causato la morte di una religiosa di Savona, intossicata per l’accidentale sovradosaggio del farmaco. Il caso è stato riportato dal ‘’Corriere della sera’’.
Come riferito dalle consorelle, la donna aveva aperto una confezione nuova del farmaco in gocce che prendeva abitualmente e, mentre lo stava versando in un bicchiere, il contagocce si staccò. ‘’Lei lo rimise a posto, poi aggiunse un po’ d’acqua e prese la medicina... Dopo pochi minuti cominciò ad avere nausea, vertigini’’.
A nulla è valso l’intervento del medico e la telefonata al centro antiveleni.
Non si tratta dell’unico caso di intossicazione digitalica acuta dovuto al contagocce difettoso; purtroppo i casi sono emersi solo ora in questa inchiesta; non ne era stata fatta alcuna segnalazione al ministero, in violazione delle norme obbligatorie sulla farmaco-vigilanza.
I due casi, risalenti al ’95 e al ’98, di avvelenamento non hanno avuto esito letale per l’intervento del centro antiveleni. In uno dei due casi il cardiopatico era un bimbo, i genitori gli davano le gocce direttamente in bocca: durante una delle somministrazioni il contagocce gli finì in gola.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il problema risalirebbe al 1993, quando la Glaxo ha deciso di cambiare il tipo di vetro della boccetta (in quanto il precedente non garantiva la scadenza prevista) senza tenere conto del contagocce da applicare.
Implicate nella vicenda, quindi, vi sono tre aziende: quella che ha l’appalto per le boccette, quella per i contagocce e l’ultima che commercializza il prodotto finito. La Glaxo, infatti, si è dichiarata parte lesa.
Tuttavia la Procura sta indagando su alcuni elementi tra i quali: la segnalazione del cambio di tipo di vetro non è avvenuta immediatamente, ma solo nel 1999; non sono mai state ritirate le confezioni sbagliate. Solo nell’ottobre 2000 ne furono ritirate 312 mila su ordine della Procura di Torino.
Altri accertamenti riguardano invece la presenza dell’antidoto per la digitale nei centri antiveleni.
Attenzione, quindi, nell'utilizzo dei farmaci. E' importante rispettare le dosi consigliate dal proprio medico e, nel caso si riscontrino anomalie nella confezione o effetti avversi, segnalarli immediatamente al medico o, secondo la gravità, al pronto soccorso.
La Glaxo, l’azienda produttrice del farmaco, è accusata di “commercializzazione di medicinali imperfetti”.
L’indagine ha appurato che il contagocce difettoso posto sul Lanoxin (che ha come principio attivo la digitale) ha causato la morte di una religiosa di Savona, intossicata per l’accidentale sovradosaggio del farmaco. Il caso è stato riportato dal ‘’Corriere della sera’’.
Come riferito dalle consorelle, la donna aveva aperto una confezione nuova del farmaco in gocce che prendeva abitualmente e, mentre lo stava versando in un bicchiere, il contagocce si staccò. ‘’Lei lo rimise a posto, poi aggiunse un po’ d’acqua e prese la medicina... Dopo pochi minuti cominciò ad avere nausea, vertigini’’.
A nulla è valso l’intervento del medico e la telefonata al centro antiveleni.
Non si tratta dell’unico caso di intossicazione digitalica acuta dovuto al contagocce difettoso; purtroppo i casi sono emersi solo ora in questa inchiesta; non ne era stata fatta alcuna segnalazione al ministero, in violazione delle norme obbligatorie sulla farmaco-vigilanza.
I due casi, risalenti al ’95 e al ’98, di avvelenamento non hanno avuto esito letale per l’intervento del centro antiveleni. In uno dei due casi il cardiopatico era un bimbo, i genitori gli davano le gocce direttamente in bocca: durante una delle somministrazioni il contagocce gli finì in gola.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il problema risalirebbe al 1993, quando la Glaxo ha deciso di cambiare il tipo di vetro della boccetta (in quanto il precedente non garantiva la scadenza prevista) senza tenere conto del contagocce da applicare.
Implicate nella vicenda, quindi, vi sono tre aziende: quella che ha l’appalto per le boccette, quella per i contagocce e l’ultima che commercializza il prodotto finito. La Glaxo, infatti, si è dichiarata parte lesa.
Tuttavia la Procura sta indagando su alcuni elementi tra i quali: la segnalazione del cambio di tipo di vetro non è avvenuta immediatamente, ma solo nel 1999; non sono mai state ritirate le confezioni sbagliate. Solo nell’ottobre 2000 ne furono ritirate 312 mila su ordine della Procura di Torino.
Altri accertamenti riguardano invece la presenza dell’antidoto per la digitale nei centri antiveleni.
Attenzione, quindi, nell'utilizzo dei farmaci. E' importante rispettare le dosi consigliate dal proprio medico e, nel caso si riscontrino anomalie nella confezione o effetti avversi, segnalarli immediatamente al medico o, secondo la gravità, al pronto soccorso.
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