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Perché la catena di produzione e distribuzione dei vaccini COVID è sotto attacco

Perché la catena di produzione e distribuzione dei vaccini COVID è sotto attacco
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Coronavirus-Covid19

11/01/2021

Negli ultimi tempi sono aumentate in maniera esponenziale le segnalazioni di attacchi condotti da hackers contro aziende che producono e distribuiscono vaccini. Ecco i motivi.

Negli ultimi tempi sono stati segnalati numerosi attacchi informatici diretti alle aziende, che distribuiscono il vaccino contro il COVID-9 e che debbono rispettare la catena del freddo.

 

Uno specialista del settore ha dichiarato che queste aziende, in precedenza, non avevano mai attirato in modo particolare l’attenzione degli hacker e pertanto è del tutto probabile che le loro difese informatiche siano lungi dall’essere aggiornate.

 

La campagna di phishing non è l’unico problema che coinvolge la catena di distribuzione.

Ad esempio, è indispensabile che i vaccini vengano conservati in località sicure e il loro spostamento venga attentamente seguito, in modo da poter controbattere subito a fake news, che si diffondono in maniera esponenziale nelle reti di comunicazione sociale.

 

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La società specializzata dell’IBM, che analizza gli attacchi informatici, ha messo in evidenza un esempio di attacco, che sembra essere partito dalla posta elettronica del dirigente di un’azienda coinvolta nella distribuzione del vaccino.

 

In questi attacchi sono interessati sia singoli soggetti, sia soggetti che sono riferibili a gruppi, di rilevanza nazionale, che sono sostenuti dagli Stati di appartenenza.

 

Questi gruppi mirano a diffondere false notizie, mentre il crimine organizzato è interessato a introdurre alterazioni nella catena di distribuzione, che possono essere rettificate solo pagando un riscatto.

 

Ciò significa che i malviventi sono interessati ai dati afferenti alla conservazione ed al trasporto, solo in quanto è possibile ricavare un beneficio finanziario dalla minaccia di compromissione di questi dati.

 

La prima area di attenzione riguarda l’offerta di valide garanzie circa il fatto che il prodotto, che arriva a destino, sia esattamente quello che è stato spedito.

 

Un altro problema strettamente connesso è legato al fatto che l’unico vaccino contro il Covid-19, finora approvato in Europa, richiede una seconda somministrazione, dopo un certo intervallo di tempo rispetto alla prima.

 

Se questa seconda somministrazione, per motivi logistici, non può essere effettuata, viene meno l’efficienza ed efficacia dell’intera catena di vaccinazione.

 

Gli esperti hanno anche intervistato i due giganti della catena della distribuzione, vale a dire UPS e FedEx. I responsabili informatici hanno dichiarato di essere ragionevolmente fiduciosi circa la sicurezza della propria rete informatica, ma è anche vero che il carico di lavoro e le scadenze pressanti, connesse alla distribuzione del vaccino per il Covid-19, rappresentano un nuovo traguardo, che in passato queste aziende non avevano mai dovuto affrontare.

 

Il problema del furto, dell’invio ad indirizzi errati e di conseguenti ricatti sembra avere un rilievo non trascurabile.

 

Al proposito, è bene ricordare lettori che anche la presenza di coperture assicurative sui rischi informatici non rappresenta una valida difesa, rispetto ai rischi legati alla ritardata somministrazione di vaccini.

 

Ecco la ragione per cui le aziende coinvolte devono operare sia sul fronte della sicurezza informatica, relativa alla catena di distribuzione, sia sul fronte di una efficiente ed efficace comunicazione con il pubblico, per essere pronti a contrastare notizie inconsciamente o deliberatamente errate.

 

Un’azienda specializzata nella sicurezza della catena di distribuzione ha dichiarato che l’attuale situazione, in cui un’elevata richiesta ed una insufficiente fornitura, è tale da creare vulnerabilità potenzialmente assai gravi.

 

Se a questi problemi aggiungiamo il fatto che alcune aziende, basate negli Stati Uniti, non possono vendere questi vaccini a determinati paesi, come ad esempio l’Iran e la Corea del Nord, la possibilità che un attacco informatico permetta di dirottare questi vaccini proprio verso questi paesi assume un peso non indifferente. Non credo sfugga a nessuno il fatto che, in questa situazione, la criminalità organizzata può certamente impadronirsi di lotti di vaccini, e dirottarli verso paesi, disponibili a pagare somme significative pur di approvvigionarsi tempestivamente.

 

Adalberto Biasiotti




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