Una nuova temibile tecnica di attacco alle serrature: l’attacco con acido
Le serrature sono composte da parti in metallo, di varia natura; si parla di acciaio, di ferro, di ottone e simili. L’acido più frequentemente utilizzato è l’acido nitrico, che ha una potente capacità corrosiva nei confronti di tutti i metalli, ad eccezione dell’oro del platino.
Escludendo quindi il suggerimento, offerto a tutti i lettori, di sostituire le attuali serrature con altre in metalli resistenti, vediamo come funziona l’attacco e come ci si può difendere.
Tanto per cominciare, l’attacco con l’acido non è un attacco che viene portato a termine in pochi istanti. È ben vero che l’acido nitrico corrode i metalli, ma li corrode con una diversa aggressività, a seconda del metallo stesso. Inoltre, l’acido ha bisogno di un certo periodo di tempo per manifestare la sua azione corrosiva e quindi la tecnica più frequente di attacco prevede l’attacco in due tempi: dapprima il malvivente inietta l’acido della serratura e successivamente, a distanza di qualche tempo, ritorna sul punto di attacco per verificare se l’acido sta compiendo la sua funzione.
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Approfondimento della normativa ISO 11064 e altre norme per la progettazione delle sale di controllo, a cura di di Adalberto Biasiotti. |
Il tempo richiesto perché l’acido svolga la sua funzione e permetta la violazione della serratura non è certamente di qualche minuto e quindi è necessario che il malvivente sia certo che l’abitazione, presa di mira, sia abbandonata dagli occupanti per un certo periodo di tempo.
Come accennato, l’aggressività dell’acido nitrico nei confronti dei metalli varia e certamente, fra i vari metalli che compongono la serratura, i perni in ottone sono quelli più facilmente aggredibili. Inoltre, è bene ricordare che, anche se i perni sono stati corrosi o danneggiati, il malvivente deve introdurre un simulacro di chiave, all’interno della toppa e del rotore, per poter effettuare la rotazione del catenaccio.
Poiché molti rotori hanno delle sagome piuttosto elaborate, il malvivente può usare una chiave non cifrata e usarla come strumento di torsione. Non v’è dubbio però che, se invece di utilizzare una chiave non cifrata, spesso realizzata in ottone, utilizza uno strumento in acciaio, egli ha la possibilità di applicare una forte coppia torcente, assai superiore a quella che potrebbe applicare con un chiave non cifrata in ottone.
Ecco il motivo per cui le serrature, che vengono di preferenza attaccate dai malviventi, sono serrature in cui l’imbocco del rotore non ha particolari sagomature e quindi il malvivente può prendere una bandella di acciaio a sezione rettangolare, di appropriate dimensioni, ed utilizzarla per forzare la rotazione del catenaccio, distruggendo i perni in ottone, già corrosi dall’acido.
I lettori certo ricorderanno che tecniche di attacco similare erano state usate in passato, nei confronti delle serrature a doppia mappa, inserendo uno strumento, con la stessa sagoma della chiave a doppia mappa, ma senza cifrature e realizzato in acciaio, in modo che l’applicazione di una coppia torcente di elevata intensità poteva permettere di danneggiare i meccanismi interni delle lastrine e consentire l’arretramento del catenaccio.
Parliamo ora delle tecniche di difesa.
Ad oggi, l’unica tecnica di difesa proponibile è quella che preclude l’accesso al rotore della serratura. L’utilizzo, pertanto, di defender, che occludono completamente l’accesso al rotore, salvo liberarlo con particolari accorgimenti, ad esempio con dispositivi magnetici o simili, sembra essere l’unica difesa proponibile.
Naturalmente, anche l’utilizzo di serrature realizzate in oro ed argento rappresenta una tecnica di difesa, ma forse non particolarmente attraente per il consumatore!
Adalberto Biasiotti
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