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La tutela dei beni culturali durante i conflitti armati

La tutela dei beni culturali durante i conflitti armati
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

01/04/2022

Gli accordi internazionali che governano la protezione patrimonio culturale in caso di conflitti armati, nonché altre tecniche di protezione prontamente attuabili.

Come regola generale, ogni reperto culturale è un oggetto unico ed è protetto dalle convenzioni militari, in caso di guerra. In particolare, anche la Russia ha sottoscritto, insieme a molti altri paesi, la convenzione dell’Aja per la protezione di beni culturali in caso di conflitti armati.

 

Questa convenzione è stata firmata nel 1954, ma non sembra che, almeno nel contesto di questo conflitto, che tale convenzione venga rispettata.

 

Anche il programma Blue Shield, di cui abbiamo già dato notizia ai lettori, prevede un impegno delle nazioni in guerra di tutelare i beni culturali, contrassegnati da un marchio, riconosciuto a livello internazionale.

 

Ad oggi si ha notizia, da parte di testimoni oculari, di almeno 80 attacchi militari, che hanno coinvolto istituzioni culturali e purtroppo il numero continua ad aumentare.

Ecco il motivo per cui alcuni paesi si sono attivati per programmi complementari di protezione dei beni culturali. Il commissario governativo tedesco per la cultura ed i media, Claudia Roth, ha creato, insieme al ministero degli esteri, una rete per la protezione dei beni culturali ucraini dal nome di Netzwerk Kulturgutschutz Ukraine.


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Altre tecniche di protezione

I mezzi di comunicazione di massa hanno messo in evidenza più volte come l’utilizzo di sacchetti di sabbia possa essere utile per proteggere da schegge beni culturali di varia natura, in particolare statue e quadri.

 

Quando possibile, un’altra tecnica di protezione consiste nel trasferire il reperto culturale in una zona protetta, ad esempio un caveau sotterraneo. Purtroppo questo intervento comporta lo spostamento dell’oggetto, con rischi di varia natura. Naturalmente questo intervento è possibile solo se si riesce ad individuare un locale sotterraneo sufficientemente protetto.

 

Un’altra possibile tecnica di protezione, che non è in grado di custodire il reperto, ma può custodire la sua memoria, è stata fortemente caldeggiata da un esperto austriaco, Majstorovic, che dirige il centro austriaco per la protezione culturale in Vienna. A tal fine egli ha fondato una specifica organizzazione

Saving Ukrainian Cultural Heritage Online | SUCHO

I lettori che desiderano avere maggiori informazioni possono collegarsi al sito

https://www.sucho.org

 

L'obiettivo di questa istituzione è quello di digitalizzare, con la massima rapidità possibile, i beni culturali da proteggere, in modo che, seppure un domani essi dovessero essere distrutti, né rimarrà comunque una testimonianza per le generazioni future.

Ad oggi, questa organizzazione, nel giro di solo tre settimane, è riuscita ad accumulare 10 TB di dati.

 

Ma il vero problema non sta tanto nella digitalizzazione delle opere, quanto nel creare un'infrastruttura informatica sufficientemente affidabile, che permetta di conservare i dati acquisiti. Ecco perché occorre creare, in parallelo, un'infrastruttura digitale, in grado di custodire i dati non solo all'interno del paese attaccato, ma anche in archivi remoti, assai meno esposti a possibili attacchi e conseguente cancellazione.

 

Adalberto Biasiotti




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