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Il programma Blue Shield per proteggere il patrimonio culturale

Il programma Blue Shield per proteggere il patrimonio culturale
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

07/03/2022

Le distruzioni causate dagli atti di guerra in Ucraina, che hanno coinvolto anche il patrimonio culturale della nazione, fanno tornare di attualità un programma, sviluppato tempo addietro dall’Unesco, chiamato Blue Shield.

Questo programma che offre ai responsabili del patrimonio culturale indicazioni per l’attivazione di procedure, in grado di proteggere il patrimonio culturale, coinvolto in eventi bellici.

 

Questo programma è tanto più efficace, quanto prima si allestiscono delle simulazioni e dei piani organici, in grado di fronteggiare situazioni di emergenza del patrimonio culturale. Questi interventi proattivi possono consistere nel trasportare i reperti culturali in ubicazioni protette, nell’allestimento di bunker protetti nei sotterranei del museo, nell’addestramento di quadre specializzate.

 

Un paese, che tempo addietro, aveva avuto ragionati timori di poter essere coinvolto in un evento critico con la Russia, è la Georgia.

 

I lettori ricorderanno che la Georgia ha fatto per decenni parte della unione delle repubbliche socialiste sovietiche e si è distaccata, a seguito di un referendum, che ha visto una vittoria clamorosa del partito nazionalista, nel 1991.

 

È in questo contesto che i responsabili del patrimonio culturale della Georgia, qualche tempo fa, hanno preso contatto con i responsabili europei del progetto Blue shield, per allestire un corso di formazione, con appropriate simulazioni, mirato a prevedere le conseguenze di eventi bellici e metterle sotto controllo.


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In questo contesto gli esperti dell’Unesco, tra cui chi scrive, hanno allestito un corso di formazione a Mshketa, in Georgia, cui hanno partecipato numerosi responsabili del patrimonio culturale.

 

Da rilevare il fatto che tra i responsabili vi erano numerosi rappresentanti del clero ortodosso, in quanto la Chiesa ortodossa georgiana è proprietaria di ricchissimi patrimoni culturali.

 

Nella simulazione sono stati coinvolti anche i militari, che hanno messo a disposizione preziosa manodopera e, soprattutto, un luogo sicuro dove custodire il patrimonio culturale esposto a rischi bellici: una caserma, posta a qualche distanza dai centri abitati e quindi meno esposta a possibili bombardamenti.

 

Come una Croce Rossa, posta su un convoglio ferroviario, un’imbarcazione, od un aereo, lancia un messaggio a tutte le forze coinvolte, circa il fatto che il mezzo di trasporto in questione è destinato a attività di natura sanitaria e non bellica, il progetto dell’Unesco Blue shield è contrassegnato da un simbolo, che i lettori possono osservare nelle foto che accompagnano questo articolo.

 

Quando questo simbolo è apposto sul tetto di un edificio, sulle pareti, su un automezzo od altro mezzo di trasporto, il messaggio, riconosciuto da tutti gli Stati, che aderiscono le Nazioni Unite, è il seguente:

 

“in questi edificio od automezzo sono custoditi reperti culturali, che nulla hanno a che fare con gli eventi bellici”.

 

Sulla base di questo accordo internazionale, le parti coinvolte nel conflitto si sono impegnate a non attaccare questo edificio e questi automezzi.

 

Il progetto rappresenta la prova provata del fatto che il patrimonio culturale delle varie nazioni non appartiene in realtà alle singole nazioni, ma appartiene all’intera umanità.

 

È proprio secondo questo filo logico che l’Unesco ha avviato tempo addietro il percorso di riconoscimento di “patrimonio dell’umanità” per beni culturali, sia materiali, sia immateriali, che, come tali, si pongono in una posizione di assoluto rilievo e necessitano di adeguata tutela, da parte di tutti i rappresentanti degli Stati, che aderiscono le Nazioni Unite.

 

 

i militari hanno dato il prezioso contributo durante lo sviluppo delle esercitazioni Blue Shield

 

L’automezzo, utilizzato per il trasporto dei reperti, durante la simulazione, era contrassegnato da un simbolo internazionale, che dovrebbe proteggere l’automezzo da attacchi bellici.

 

 

Adalberto Biasiotti

 

 




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