Continuano gli attacchi con il gas agli ATM. Come proteggersi?
L'Italia per lungo tempo ha avuto il poco invidiabile primato negli attacchi condotti contro gli ATM, utilizzando dei gas. Questa tecnica, messa a punto dai nostri malviventi, è stata trasferita anche in altri paesi, tant'è vero che l'ufficio di polizia criminale della Germania ha dichiarato che nel 2015 ci sono stati ben 132 attacchi agli ATM, usando questa tecnica di attacco. È di poca consolazione il fatto che in 44 casi non è stato possibile ai malviventi sottrarre denaro.
Occorre però sottolineare il fatto che il danno legato a questo tipo di attacchi non è solo legato alla sottrazione del contante, ma anche ai danni che vengono arrecati alla macchina stessa e all'edificio, all'interno del quale la macchina si trova. Una recente statistica ha messo in evidenza che il danno medio per un attacco con gas è pari a 100 mila euro, di cui 40 mila legati alla sottrazione del contante, ventimila legati ai danni alla macchina ed il resto legato ai danni all'agenzia bancaria e talvolta anche agli insediamenti vicini.
Come regola generale, il danno creato agli edifici vicini e sovrastanti è quasi sempre superiore al danno legato al furto del contante.
La tecnica di attacco è ormai ben consolidata: il malvivente inserisce del gas all'interno della macchina, sfruttando una delle fessure presenti e successivamente fa esplodere la carica di gas. Un elemento che può aiutare nel mettere sotto controllo il fenomeno discende dal fatto che l'attacco viene per solito perpetrato il venerdì notte, contando sul fatto che l'agenzia bancaria ha riempito i cassetti del contante della macchina, in modo da fronteggiare le richieste degli utenti durante i due giorni successivi di chiusura dell'agenzia.
A fronte di questi attacchi, sono oggi disponibili alcune tecniche di protezione, che, ad esempio, consistono in un rivelatore di presenza di gas, che non solo dà un immediato allarme a distanza, ma attiva anche l'apertura di una valvola di un serbatoio di aria compressa, che contrasta l'azione di riempimento del gas.
Altre tecniche, più impegnative, prendono in considerazione la progettazione stessa della cassaforte, all'interno della quale si trovano in contanti, ma evidentemente questa soluzione è piuttosto costosa e si può applicare solo a macchine di nuova generazione.
Ricordo ai lettori che esiste una normativa europea che prende in considerazione il livello di resistenza di queste casseforti, che sono soggette a prove particolari, per la presenza di aperture. La norma applicabile, EN 114 3-1 è stata, dopo la prima emissione, ampliata prendendo in considerazione anche gli attacchi con esplosivi e in particolare con l'utilizzo di gas. Ecco perché una macchina, la cui cassaforte sia stata approvata in conformità alla norma EN ed abbia superato il test, può scrivere nel contrassegno, che individua il grado di resistenza, non solo il livello numerico, ma anche la dicitura "gas". Se invece l'attacco è portato con esplosivi, quando la cassaforte si trova all'interno della banca e viene attaccata sulla porta, la resistenza a questa tipologia di attacchi è contrassegnata dalla etichetta "EX".
Anche le compagnie di assicurazione hanno cominciato ad attivarsi, perché è evidente che danni, del valore come sopra indicato, possono avere un impatto significativo sul rapporto sinistri-premi che paga annualmente una istituzione finanziaria. Il rischio è tanto maggiore, quanto più piccola è l'istituzione finanziaria, perché il danno può essere ripartito solo su un premio relativamente modesto.
Ancora una volta, un approccio corretto, da parte degli specialisti di sicurezza, è quello di condurre una analisi di rischio, di raccogliere dati statistici, che in Italia sono facilmente disponibili, su questa specifica tipologia di attacco e valutare, caso per caso, in funzione della posizione e della macchina installata, quali potrebbero esser le conseguenze di un attacco con il gas.
Adalberto Biasiotti
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