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Assicurare le opere d’arte in modo corretto

Assicurare le opere d’arte in modo corretto
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

27/11/2023

Quando si attiva una copertura assicurativa per delle opere d’arte, è meglio essere prudenti, come dimostra questa esperienza.

 

Nel 2022 un incendio ha distrutto la villa di un magnate statunitense, all’interno della quale si trovavano tre opere d’arte di impressionisti francesi, di eccezionale valore.

 

È attualmente in corso un contenzioso legale con la compagnia di assicurazione, per motivazioni che è bene che conoscano, tutti coloro che possono trovarsi in una situazione analoga, anche se forse le opere assicurate non sono di tale livello.

 

All’interno di una villa, sul lago Michigan, negli Stati Uniti, erano ospitati tre quadri dell’impressionista francese Claude Monet. Come i lettori possono ben intuire, si tratta di quadri del valore di decine di milioni di dollari.

 

Il proprietario di queste opere, pur deplorando la perdita delle stesse, a seguito dell’incendio, era almeno convinto di poter assorbire in parte la perdita, grazie alla copertura assicurativa in essere.

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Per ragioni di sicurezza, l’identità dell’autore dei tre quadri era nascosta dietro uno pseudonimo, attivato nel corso della stipula di una polizza assicurativa con un sottoscrittore dei Lloyd’s di Londra. Dopo l’incendio, i loss adjuster, delegati dal sottoscrittore dei Lloyd’s, hanno fatto una proposta di risarcimento che non solo non copriva il pieno valore di uno dei tre quadri, ma non prevedeva alcun rimborso per gli altri due quadri.

 

Ecco un breve riassunto delle cause, all’origine del contenzioso.

 

La ragione principale del contenzioso è legata al fatto che apparentemente due dei quadri bruciati non erano stati inseriti nella polizza assicurativa. Con un messaggio di posta elettronica, nell’anno 2021, il proprietario inviò al sottoscrittore dei Lloyd’s una lista delle opere d’arte che dovevano essere incluse nella polizza assicurativa. Due quadri corrispondono agli pseudonimi utilizzati nel precedente contatto ed apparentemente, il contenzioso nasce dal fatto che il primo quadro di Monet, che viene ufficialmente chiamato col nome “prateria con cielo nuvoloso”, era stato chiaramente identificato come tale nella copertura assicurativa.

 

Il secondo quadro, il cui nome ufficiale è “la strada di Vetheuil”, veniva indicato con l’espressione “sentiero”. Per quanto riguarda il terzo quadro, il cui nome ufficiale è “Falesia a Varengeville”, veniva contrassegnato con il codice “Monet Cliff”, vale a dire “scogliera di Monet”.

 

Ad avviso dei liquidatori, designati dal sindacato sottoscrittore dei Lloyd’s, questi codici non permettevano di stabilire una diretta correlazione fra il quadro effettivamente presente ed il quadro assicurato.

 

Gli assicurati hanno fatto presente che questi codici però erano stati inviati ben un anno prima dell’evento incendiario, e quindi, se gli assicuratori avevano dubbi o eccezioni su una corretta identificazione, avrebbero certamente potuto farsi vivi molto tempo prima.

 

Il litigio è ancora in corso ed è interessante osservare questa situazione, soprattutto perché una comprensibile cautela, nel mantenere un certo livello di riservatezza sull’oggetto assicurato, deve comunque essere sempre messa a confronto con la certezza che l’assicuratore possa identificare senza alcun dubbio l’oggetto assicurato.

 

Si tratta di una raccomandazione che non vale solo per quadri di Monet, del valore di decine di milioni di dollari, ma anche per oggetti d’arte di minor valore, che spesso l’assicurato desidera non mettere in troppo plateale evidenza, all’interno della descrizione dei beni assicurati, sia per ragioni di discrezione, sia per ragioni testamentarie.

 

Ancora una volta, trovare il giusto equilibrio tra discrezione e garanzia di copertura può non essere facile.

 
Adalberto Biasiotti

 

 





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