Un protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della sanità
Roma, 9 Apr – Il Servizio sanitario nazionale (SSN) “è una risorsa insostituibile del nostro Paese” e la crisi epidemiologica da COVID-19 “che sta colpendo in maniera drammatica il nostro Paese”, impone la necessità di garantire a tutto il personale che opera nelle strutture e nei servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali sia pubblici che privati, “e nei servizi territoriali (MMG, PLS, specialistica ambulatoriale, continuità assistenziale), “di operare nella massima sicurezza, assicurando l'adozione di tutte le misure necessarie a tutela della loro salute, nonché ad evitare la diffusione del contagio nei servizi stessi e all' interno del nucleo familiare degli addetti”.
A ricordare in questi termini l’importanza di garantire la sicurezza dei lavoratori dei sevizi sanitari è il “ Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità, dei Servizi Socio Sanitari e Socio Assistenziali in ordine all'emergenza sanitaria da «Covid-19»” che costituisce un addendum, un integrazione al “ Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto il 14 marzo 2020 tra le parti sociali, su invito del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri competenti.
L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- Il nuovo protocollo e il comitato nazionale per il monitoraggio
- Le indicazioni del protocollo per la prevenzione e la sicurezza
- La richiesta di estensione alle aziende ospedaliere universitarie
Il nuovo protocollo e il comitato nazionale per il monitoraggio
Nel nuovo protocollo - sottoscritto fra il Ministero della salute e Cgil Cisl Uil confederali e di categoria del settore della sanità e dei servizi socio sanitari e socio assistenziali - si indica che è obiettivo prioritario “coniugare la prosecuzione delle attività sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro” e in relazione al “ Protocollo condiviso” sottoscritto il 14 marzo vengono fornite diverse indicazioni per i servizi sanitari. Indicazioni che partono dalla consapevolezza della complessa situazione che “i servizi sanitari e i loro operatori si trovano ad affrontare e della necessità di contemperare tutte le esigenze sopra rappresentate, tenendo presenti le raccomandazioni dell'OMS, che sono state riportate recentemente come elementi cardine per la prevenzione, e le indicazioni del Ministero della salute e del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) istituito con l'ordinanza del CDPC n. 630/2020”.
Il documento sottolinea anche la necessità di assicurare “in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale nei servizi sanitari misure organizzative atte a garantire la massima tutela sia degli operatori che dei pazienti, anche secondo quanto indicato dalla circolare del Ministero della Salute del 29 febbraio 2020” e dal citato “ Protocollo condiviso”. E per un approfondimento delle tematiche tecniche di cui al presente Protocollo, le Parti firmatarie decidono di costituire un Comitato “che consenta il monitoraggio e la segnalazione delle situazioni più critiche presenti sul territorio nazionale, nonché il confronto in merito ai provvedimenti di prossima adozione”.
Le indicazioni del protocollo per la prevenzione e la sicurezza
Con il presente protocollo si condivide la necessità di:
- “garantire in via prioritaria a tutto il personale che opera nei servizi oggetto del presente protocollo gli standard di protezione in maniera rigorosa, secondo le evidenze scientifiche e secondo il più prudente principio di cautela. La valutazione del rischio di esposizione al SARS-CoV-2 sarà effettuata dal datore di lavoro nel rispetto di quanto previsto dal D. Lgs 81/2008, e in base alle disposizioni fornite con circolari del Ministero della Salute;
- garantire la fornitura dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) nella quantità adeguata e con rispondenza degli stessi ai requisiti tecnici necessari a tutelare la salute sia dei professionisti ed operatori che dei cittadini, garantendo altresì idonei percorsi di addestramento al corretto utilizzo degli stessi. L'utilizzo dei DPI, nel rispetto dell'indicazione degli organismi tecnico scientifici, è obbligatorio per poter svolgere le attività;
- confrontarsi per valutare ogni possibile opzione atta a fornire DPI che offrono un livello di protezione dei lavoratori anche superiore a quello ritenuto adeguato dagli organismi tecnico-scientifici;
- assicurare che tutto il personale esposto che opera nei servizi oggetto del presente protocollo, in via prioritaria venga sottoposto ai test di laboratorio necessari ad evidenziare l'eventuale positività al SARS-CoV-2, anche ai fini della prosecuzione dell'attività lavorativa, prevedendo anche l'eventuale cadenza periodica, secondo criteri stabiliti dal citato CTS e dalle circolari ministeriali;
- definire una procedura omogenea per l'intero territorio nazionale che stabilisca, sotto il profilo operativo e della definizione delle responsabilità, i percorsi di sorveglianza a cui devono essere sottoposti i lavoratori, ed in particolare quelli venuti a contatto con pazienti positivi al COVID-19;
- definire, con il concorso del CTS, percorsi accertativi e misure di salvaguardia per il personale idoneo al lavoro ma affetto da patologie pregresse che lo espongano maggiormente al rischio di contrarre infezione da COVID-19;
- assicurare le necessarie operazioni di sanificazione nei luoghi di lavoro, senza compromettere la necessaria ed indispensabile funzionalità delle strutture, utilizzando a tal fine, per le strutture private, qualora fosse necessario, in caso di sospensione delle attività o chiusura delle stesse, gli ammortizzatori sociali già previsti dagli articoli da 19 a 22 del d.l. 17 marzo 2020, n. 18;
- verificare, in relazione all'evoluzione della situazione epidemiologica e della maggiore disponibilità di personale sanitario, e attraverso il confronto con il Comitato previsto dal presente Protocollo, le previsioni dell'art. 7 del D.L. n. 14 del 9 marzo 2020 nella prospettiva del ripristino delle ordinarie condizioni per la sorveglianza sanitaria;
- impegnarsi, ciascuno per il proprio ruolo, per realizzare le migliori condizioni affinché si rivedano gli aspetti normativi che possano garantire proroga dei contratti e stabilizzazione del personale sanitario e tecnico impegnato nell'Emergenza-Urgenza nonché l'assunzione di nuovo personale a tempo indeterminato, attraverso un piano di assunzioni straordinario e la proroga degli attuali contratti a tempo determinato in scadenza;
- impegnarsi altresì, ciascuno per il proprio ruolo, affinché le Regioni, per quanto di loro competenza, rivedano gli attuali piani dei fabbisogni garantendo dotazioni ottimali di personale sia per rispondere all'emergenza che in via ordinaria per garantire i bisogni di salute della popolazione;
- emanare una circolare ministeriale che richiami le aziende sanitarie, in caso di applicazione della misura della quarantena nei riguardi dei propri dipendenti positivi al contagio da COVID-19, alla tempestiva comunicazione di infortunio sul lavoro, alla luce delle disposizioni emanate dalla Circolare INAIL del 17/03/2020 con le modalità e ai fini ivi previsti;
- garantire, anche al termine dell'attuale fase di emergenza, il mantenimento della necessaria attenzione al rigoroso rispetto delle norme e delle procedure legate alla prevenzione”.
La richiesta di estensione alle aziende ospedaliere universitarie
Segnaliamo inoltre che, successivamente al suddetto protocollo, è stata inviata da Cgil, Cisl e Uil una richiesta di estensione di tale protocollo anche alle Aziende Ospedaliere Universitarie (AOU).
Nella richiesta si indica che anche “il personale operante presso le AOU di cui all’art.2, comma 2, lettera a) del DLgs. n.517/99 ‘ex Policlinici Universitari’ appartenenti al comparto e all’area dell’Istruzione e della Ricerca, nonché il personale universitario operante in convenzione presso le Aziende e gli Enti del SSN ai sensi del richiamato D.Lgs. n.517/99, è significativamente impegnato a far fronte alla tremenda emergenza epidemiologica in atto”.
In particolare, continua il documento, si tratta di “migliaia di lavoratrici e lavoratori universitari tra cui Professori, Ricercatori, Elevate Professionalità e tecnici che svolgono funzioni mediche, infermieristiche, tecnico-sanitarie, ausiliare e socio-sanitarie che, alla stregua dei colleghi del settore Sanità, in questi giorni sono esposte al rischio epidemiologico in corsia per salvare vite umane, nonché impegnate nella ricerca di soluzioni sia in termini di cura che di prevenzione, con possibili ricadute, in caso di contagio, anche sui corsi di laurea a ciclo unico di medicina e chirurgia, sulle specializzazioni mediche, nonché sui corsi di laurea delle professioni sanitarie”.
E, in definitiva, si chiede che il protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della sanità, “fermo restando gli adattamenti che derivano dallo speciale stato giuridico universitario, possa essere applicato anche alle suddette Aziende Ospedaliere Universitarie integrate con il SSN appartenenti al comparto dell’Istruzione e della Ricerca, nonché a tutto il personale universitario operante presso le Aziende e gli Enti del SSN ai sensi del D.Lgs. n.517/99”.
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della Sanità, dei Servizi Socio Sanitari e Socio Assistenziali in ordine all'emergenza sanitaria da «Covid-19»”, documento sottoscritto fra il Ministero della salute e Cgil Cisl Uil confederali e di categoria del settore della sanità e dei servizi socio sanitari e socio assistenziali (formato PDF, 2,15 MB).
Scarica la normativa di riferimento:
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Rispondi Autore: Michele Lenti - likes: 0 | 21/03/2021 (11:50:08) |
Perche nelle priorità dei soggetti alle vaccinazioni Covid non vengono inseriti, oltre al personale sanitario che opera con i pazienti contagiati , anche i loro familiari diretti? Mi spiego meglio dicendo che se mia moglie ,,infermiere professionale ,che opera e da assistenza ai pazienti in un reparto covid e quindi possibile soggetta ad eventuali rischi di contago e che possono sfuggire ai controlli di routine ,una volta che rientra in famiglia puo portare il contagio trasmettendolo ai suoi familiari diretti come figli e mariti/mogli. |