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Gestire le emergenze nelle residenze sanitarie assistenziali
Milano, 7 Dic – Sul sito dell’ Azienda Sanitaria Locale di Milano, in particolare nello spazio riservato al Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (PSAL), sono presenti diversi documenti utili per poter realizzare condizioni di lavoro sicure in molti ambienti di lavoro.
In relazione alla sicurezza nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA), l’ASL ha pubblicato uno specifico documento dal titolo “ Linee guida per la gestione delle emergenze nelle RSA”.
Le linee guida, presentate nel 2010 ad un convegno sulla gestione delle emergenze nelle strutture sanitarie e curate da Giovanni Pianosi (ASL di Milano) con la collaborazione di Sonia Bianchi (ASP Golgi Redaelli), affrontano il tema della gestione delle emergenze nelle RSA e sono rivolte in particolare a chi ha la responsabilità di prevenirle, per quanto possibile, e di gestirle al meglio se si verificano.
In particolare l’argomento viene affrontato distinguendo tre fondamentali momenti operativi:
- ciò che si deve fare prima che l’emergenza capiti;
- ciò che si deve fare durante l’emergenza;
- ciò che si deve fare dopo l’ emergenza.
L’obiettivo del documento è quello di aiutare i responsabili delle RSA “a mettere a punto realistiche ed efficaci misure di prevenzione delle emergenze, a gestirle correttamente, a minimizzare i danni, a migliorare nel tempo imparando anche dall’esperienza e dagli errori”.
Si ricordano, a questo proposito, alcune criticità specifiche delle RSA:
- “le RSA sono ospitate in edifici molto diversi tra loro per quanto riguarda l’epoca di costruzione, l’originaria destinazione, il rispetto di regole costruttive che abbiano tenuto nel debito conto le possibili emergenze e l’eventuale necessità di abbandonare la struttura;
- nelle RSA molti ospiti presentano difficoltà motorie, cognitive, sensoriali anche di grado elevato;
- nelle RSA la capacità di affrontare le emergenze e di gestire l’eventuale evacuazione va garantita sulle 24 ore, tutti i giorni dell’anno e particolare attenzione va posta sulle ore notturne e sui giorni festivi per le importanti riduzioni di personale che li caratterizzano;
- in molte RSA si fa largo ricorso a personale dipendente da imprese esterne il che comporta problemi non banali di coordinamento che possono essere aggravati dall’eventuale elevato turnover; né vanno sottovalutate le difficoltà linguistiche e culturali che derivano dalla presenza di lavoratrici e di lavoratori provenienti da altri paesi e da altri continenti”.
Questo è un quadro d’insieme riguardo alle azioni da svolgere, descritte dettagliatamente nel documento:
-cosa fare prima dell’emergenza: identificare le possibili emergenze; prevenire le emergenze; prepararsi alla gestione delle emergenze; prepararsi alla gestione dell’evacuazione;
-cosa fare durante l’emergenza: riconoscere l’emergenza e attivare chi la deve gestire; intervenire per mettere l’emergenza sotto controllo; gestire l’eventuale evacuazione; gestire il ritorno alla normalità;
-cosa fare dopo l’emergenza: analizzare le cause dell’ emergenza e ricercare eventuali misure di miglioramento; analizzare la gestione dell’evacuazione e ricercare eventuali misure di miglioramento; attuare le azioni di miglioramento identificate”.
Riportiamo la risposta del documento ad una semplice domanda: cosa vuol dire “gestire le emergenze”?
Le linee di indirizzo ricordano che “le cose da fare per gestire un’emergenza possono essere diverse. Ad esempio:
- se c’è un principio d’incendio bisogna spegnerlo immediatamente, impedirgli di prendere consistenza e di produrre danni materiali significativi;
- se invece l’ incendio è già consistente si deve tentare di contenerlo prima, di spegnerlo poi, cercando di evitare vittime o danni alle persone e limitando i danni materiali;
- se ci sono delle persone bloccate all’interno di un ascensore, gestire l’emergenza significa tirarle fuori al più presto da lì;
- gestire un black out elettrico vuol dire far in modo che i gruppi di continuità diano corrente là dove previsto e operare per far tornare la normale erogazione dell’energia elettrica al più presto”.
Insomma “gestire le emergenze vuol dire fare cose diverse ma tutte accomunate dalla stessa finalità: intervenire quanto prima sul problema che ha creato la situazione d’emergenza per impedirgli di far danni, per limitare gli eventuali danni ai soli danni materiali e comunque per tenerli al più basso livello possibile”.
È evidente poi che un’ emergenza si affronta “tanto più efficacemente quanto più sono chiari i ruoli di chi la deve gestire e se viene ben definita la catena di comando: se tutti si mettono a fare tutto e intanto danno anche ordini a destra e a sinistra l’insuccesso è praticamente garantito”.
In questo senso ogni piano di emergenza deve “indicare chiaramente gli specifici compiti assegnati ad ogni lavoratore incaricato della sua gestione e la gerarchia che esiste tra i vari incaricati” e deve essere definito con estrema precisione “il percorso che va dall’origine degli ordini fino ai loro destinatari attraverso una serie di passaggi anch’essi definiti”.
Durante un’ emergenza “gli addetti alla sua gestione devono già sapere quel che devono fare e la formazione, l’addestramento e le esercitazioni periodiche servono proprio a questo scopo, fino a far loro acquisire dei veri e propri automatismi”. Tuttavia a volte si devono prendere decisioni che vanno trasmesse fino a chi le deve attuare: “in questi casi non ci possono essere equivoci e deve essere assolutamente chiaro chi decide e chi esegue e l’organizzazione non può quindi che essere gerarchica”.
Per ragioni di funzionalità, “la linea di comando deve essere breve ed è utile che rispecchi, per quanto possibile, la normale gerarchia aziendale”.
Se spesso ci si trova con aziende “in cui esiste un unico piano di emergenza, in genere riservato all’ incendio”, per la gestione di ogni specifica emergenza è necessario elaborare uno specifico piano: “è evidente che non ha alcun senso fare le stesse cose per fronteggiare un incendio e per far uscire le persone rimaste bloccate in un ascensore”.
Ogni piano deve essere operativo, conciso, per quanto possibile privo di ambiguità “ed è buona cosa ricorrere all’uso di flow charts per sottolineare anche visivamente l’importanza di rispettare l’ordine temporale delle operazioni”.
Concludiamo invitandovi alla lettura del documento e ricordando che il documento contiene anche utili tracce per la valutazione e per l’elaborazione di specifici piani in relazione ad alcune tra le principali tipologie di emergenze:
- incendio;
- allagamento;
- blocco degli ascensori;
- disservizi tecnologici;
- crolli;
- fughe di gas.
Azienda Sanitaria Locale di Milano, “ Linee guida per la gestione delle emergenze nelle RSA”, a cura di Giovanni Pianosi (ASL di Milano) con la collaborazione di Sonia Bianchi (ASP Golgi Redaelli) (formato PDF, 315 kB).
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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