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Formazione RSSP: le opinioni dei lettori

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: RSPP, ASPP

17/10/2006

Accolto l’invito di PuntoSicuro ad esprimere un parere sulla approvazione delle linee interpretative dell’Accordo sulla formazione dei RSPP. Quarta parte.

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Cari lettori,
continuano ad arrivare risposte in redazione rispetto alla QUI e inviandola poi via fax firmata al numero 0303505271 (vedi articolo in questo stesso numero).
 
L’augurio è che gli spunti costruiti dai vostri interventi possano essere utili ai nostri legislatori per migliorare quello che un nostro lettore ha definito essere un abominio. Lo stanno facendo per la Legge finanziaria. Continuate a scriverci!

Luigi Matteo Meroni
Direttore di PuntoSicuro


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Non ho ancora letto il documento della conferenza permanente Stato Regioni, ma lo interpreto con la rabbia dell'estensore della nota.

Forse a 52 anni, con due lauree, 15 anni di esperienza nel settore, una marea di docenze alle spalle, non ho ancora capito nulla di quel che sta accadendo o forse a non capire niente sono proprio i cosiddetti esperti che da anni siedono sugli scranni del potere decisionale in materia e pontificano dall'alto della loro esperienza sulle norme tecniche e le procedure, non ultima in ordine di tempo quella partorita per la formazione degli RSPP e ASPP. Ma come si dice non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Mi chiedo, ci chiediamo ma questi signori che definiscono procedure, materie, prassi, norme, leggi, ... sono mai entrati nelle aziende, nei cantieri, nelle officine, nei laboratori, si sono mai sporcate le mani? hanno visto come si lavora e come concretamente si gestiscono i sistemi di sicurezza aziendali? Loro onnipotenti, superpagati, messi li per appartenenza politica, salottieri, teorici da strapazzo, dalla evve moscia......hanno mai parlato con chi lavora o si confrontano solo nei salotti buoni parlandosi addosso.

La sicurezza in italia ha preso una brutta piega e mi spiego.
Dai sindacati alle associazioni di categoria, non ultime le istituzioni si riempiono la bocca di sicurezza sul lavoro con proclami, annunci e tanta confusione nella loro testa da far tremare i polsi, (.... forse molta più chiarezza per i loro singoli interessi).
Chi rimane schiacciato tra queste ipocrisie, proprie della classe dirigente italiana, sono i lavoratori e gli operatori del settore e chi in genere sente di poter fare qualcosa per tutelare la sicurezza e la salute di chi lavora, nessuno escluso. Ci vuole la carta, tanta carta, e se poi una macchina ha le protezioni inadeguate per il lavoro che deve fare e nessuno fa manutenzione, chi se ne frega? avete la carta? e allora siete a posto (penso alla qualità alle ISO .......).

Sono un RSPP a tempo pieno in una azienda metalmeccanica con procura a rappresentare il datore di lavoro, anche se sono consulente esterno, passo circa 20 ore la settimana in fabbrica a fare il mio lavoro (aggiornamento della valutazione dei rischi in tempo reale (ho fatto pure la valutazione dei movimenti ripetuti degli arti superiori) fatta la formazione (sei sette riunioni all'anno), formazione dopo 24 ore ai nuovi assunti, essere a contatto continuo con gli operai e capi reparto per migliorare le condizioni di sicurezza agli impianti ed alle macchine, ogni tanto faccio le rilevazioni ambientali, somministro test asfissianti sull'apprendimento dei corsi di formazione interna, fornisco DPI ad personam a seconda delle esigenze personali in relazione alla esposizione a rischi specifici, in estate somministriamo sali integratori per tutti, facciamo periodicamente il punto della situazione con gli attori della sicurezza (pensate pure il medico competente partecipa attivamente), cerco di dirimere le diatribe interne e migliorare i rapporti interpersonali, curo il benessere organizzativo. Numerosi anche i provvedimenti disciplinari nei confronti degli inadempienti. Il mio ufficio alla fine del turno serale è l'ufficio dell'assistente sociale, l'ufficio proposte e proteste.
In 3 anni gli infortuni si sono ridotti del 70% e ciò che mi interessa di più è che gli operai sono loro i primi a farmi rilevare l'inefficienza di una macchina o la mancanza di adeguate protezioni alle macchine. In altri termini posso dire di avere creato una cultura della sicurezza grazie anche alla sensibilità del titolare che ha voluto mettere in piedi un vero e proprio sistema della sicurezza interno.
A questi ho anche suggerito di dare un premio in denaro per chi tiene in ordine il proprio posto di lavoro e partecipa attivamente a migliorare le condizioni di sicurezza aziendali.

Sono 18 anni che mi occupo di sicurezza sul lavoro e in questi anni ho partecipato a corsi di aggiornamento molto interessanti (selezionati con cura) tenuti da gente con i dovuti attributi,  ed ho anche fatto il docente in numerosissimi corsi  organizzati dalle associazioni dai datori di lavoro e dalle associazioni dei lavoratori. Posso dire di avere visto e sentito qualcosa in questi anni.
Ho recentemente accompagnato un amico ad uno dei corsi organizzati da una nota e potente associazione di categoria, ebbene ci siamo addormentati dalla noia nel sentire quei poveri docenti improvvisati mandare in videoproiettore la materie trattate e leggere il libro a commento.

Noia mortale e nessun interesse, ma quel che più mortifica è capire che chi ti fa lezione ne sa molto meno di te e non riesce nemmeno a nasconderlo.
Tempo perso !  soldi buttati.
Nei corsi di formazione interna nella azienda ove ho queste responsabilità, con test di apprendimento somministrati e le valutazioni di apprendimento sono convinto di ottenere risultati migliori rispetto a quelle noiose interminabili e ripetitive commedie dei poveri docenti improvvisati reclutati per amicizia o comodità dai potenti di turno.
Ognuno faccia la sua parte e possibilmente la faccia bene.
Sono anni che vedo buttare denaro della UE in progetti formativi inutili,
sono anni che vedo i copia e incolla degli aspiranti consulenti,
sono  secoli che vedo stupidi burocrati pagati con le nostre tasse fare danni al sistema sicurezza italiano,
sono decenni che sento lamentarsi il sindacato capace solo a tutelare i suoi interessi,
sono anni che vedo gli amici degli amici mettere in piedi società di formazione, farsi accreditare per via politica salire in cattedra e intascare i quattrini dei contribuenti.
Vedrò mai una istituzione risolvere con intelligenza, sintesi ed economicità un problema come quella della formazione in materia di sicurezza sul lavoro?

Con affetto e stima
M. Maggioli   (RSPP dal  2004)  (operatore del settore da 18 anni)

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COSA DIRE, E’ VERAMENTE UNA VERGOGNA!!
E’ PALESE CHE SOTTO CI SIA UNA VOGLIA DI FARE SOLDI A NOSTRE SPESE E, GUARDA CASO, LA FORMAZIONE AVVIENE SEMPRE IN AMBITO REGIONALE.
PER CURIOSITA’, NON EISTE UN SISTEMA PER ABROGARE UN TESTO DEL GENERE?
GRAZIE
SALUTI
ING. L. DELLA SETA

RSPP DAL 1996 DI CIRCA 150 AZIENDE (9 MACROSETTORI)


Sono 12 anni che mi occupo di sicurezza e mi vergogno che una banda di burocrati, senza esperienza di campo nella gestione di aziende e cantieri, possa farci perdere tanto tempo con questi corsi senza o con poco risvolto pratico sul campo.

Cordiali saluti
P. Ruggiero

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Spett.le Redazione
seguo tutti i giorni, in ufficio ed a casa, le interessanti news del Vs punto informativo, pur non essendo Vs iscritto.

Ho svolto, ininterrottamente dal 1997 fino al 31/12/2005 (dichiarato prima c/o ASL CE/1 fino al 1998 e poi c/o ASL NA/4)  l'incarico di RSPP ed ho  più volte ricoperto anche il ruolo di docente in alcuni corsi di formazione per lavoratori metalmeccanici (Adecco ed altre aziende manifatturiere del settore privato), ma è dal momento in cui si sta trascinando la penosa diatriba sulle modalità di organizzazione dei corsi per lo svolgimento del ruolo di RSPP che ho deciso di "auto-congelare" la mia posizione, anche a rischio di penalizzare il mio personale aggiornamento professionale.

Ritengo che è assolutamente condivisibile la protesta che l'Aifos, e per essa primariamente il Dott. Rocco Vitale, stanno da tempo elevando contro il tentativo di penalizzazione della "formazione a distanza", strumento invece estremamente interessante e flessibile.

Saluti
Ing. R. Salvato

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sono d'accordo con Voi, E' UNA VERGOGNA.
questo dimostra che la 195 sta diventando solo un business o meglio è già diventa.
saluti

RSPP A. p.i. Dino
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Salve,
non sono un RSPP e, probabilmente, visto l'articolo pubblicato nel n. 1566 di Punto Sicuro, non potrò mai aspirare ad esserlo, se non per un solo settore, visto che il modulo C me lo dovrò pagare da solo.
 
Vi spiego meglio, sono diventato addetto SPP nel settembre 2002, dopo sei mesi di formazione ed affiancamenti, partecipando a molteplici corsi, corsetti ed aggiornamenti, solo per citarne alcuni: "saldare in sicurezza", "la conduzione dei carrelli elevatori", "la formazione per gli RLS", "adeguamento delle macchine utensili", "addetti antincendio" (8 ore + esame dei VV.FF.).
 
Ora sto frequentando il corso per ASPP ed RSPP, sono grato alla mia azienda che mi ha risparmiato il modulo A in virtù delle 120 ore di frequenza nei primi sei mesi di formazione, ma mi sto rendendo sempre più conto che i docenti sono sempre gli stessi (anche rivolgendosi a diverse società di formazione) e di conseguenza sono sempre gli stessi anche i contenuti.

Cosa mi sta offrendo questo corso? Solo il "pezzo di carta"!
Io sono sempre lo stesso, conosco sempre le stesse cose, il mio RSPP non sta crescendo......
la sicurezza nell'azienda dove svolgo la mia professione (e non mi esprimo così a caso) e ad un punto morto.

Dov'è la promozione della cultura della sicurezza? E' solo ai livelli più bassi, dove i più abili di noi riescono a spendere la propria abilità e professionalità con i pochi mezzi di cui godono.
I dirigenti, gli RSPP, I POLITICI, come vedono la sicurezza?
La legge 195/03 ha portato solo nuova "linfa" alle società di docenza e di conseguenza ai docenti.....
Chi sono questi docenti? Chi come me ha frequentato un pò di corsi lo sa.
Chi contribuisce a redigere le leggi sulla sicurezza nel nostro paese?
Basta mi fermo qui, non voglio andare oltre, ma lascio a voi (che ne sapete più di me) l'interpretazione di queste mie righe.
 
Grazie e saluti.
P.I. M. Scolari
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Porto l'esperienza di una mia collega che a PORDENONE la mattina segue un
docente per un macrosettore sul rischio chimico ed al pomeriggio sempre
stesso docente, stesse slides, stessa materia per altro macrosettore....è
sicurezza? ...o business?

M. Zucchiatti
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Propongo allora di eliminare la laurea in ingegneria con FAD dell'Università
di Torino!

Perchè non mandate in videoconferenza anche le manifestazioni di MODENA??
Guardate l'AIAS che lo ha fatto più volte.
Ma questa tecnologia serve o no?

geom. M. Zucchiatti

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Puoi laurearti studiando tramite FAD, ma non puoi fare l'RSPP.

Solo ed esclusivamente per motivi economici, vedi i costi dei corsi
sponsorizzati da ambiente lavoro.
Inoltre chi fa sicurezza dovrebbe ben sapere che con l'uso del pc
succede solamente questo:
si riduce l' inquinamento visto che non ci si deve spostare, si
riducono le probabilità  di incidenti, si riducono notevolmente le ore
di impegno, si ottimizza il tempo necessario, ci si forma meglio in
quanto si è più comodi e rilassati, e ovviamente si spende molto meno.

Ma ovviamente ci sono tanti burocrati che se non devono tormentare le
persone lavoratrici e costruttive non saprebbero cosa fare e poi
dobbiamo anche pagarli.
Essi vivono con i nostri soldi, e si dovrebbero vergognare per ciò che
hanno fatto, e devono pagarla fino in fondo, non solo ricorrendo alle
istituzioni ma chiedendo loro i danni per ciò che hanno causato.
Su Italia oggi, il giornale dei professionisti del 27.09., un articolo
spiega che  l’associazione nazionale costruttori edile ha organizzato
un corso tramite fad per la formazione alla sicurezza nei cantieri.

S. Caira

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Sono titolare di uno studio di consulenza in materia di tutela della salute e della sicurezza e sono RSPP fin dal 1996 per diverse aziende che spaziano in 8 dei 9 settori ateco... nel 2003 ho ottenuto una certificazione delle mie capacità professionali di RSPP, secondo uno schema di certificazione garantito dal sincert e riconosciuto a livello europeo, che prevede regole ben più restrittive di quelle dell'ormai famigerato art. 8-bis e mi obbliga ad un costante aggiornamento... più del 50% della mia attività è destinata al pagamento delle tasse e, ciò nonostante, do lavoro a 4 persone all'interno dello studio e a innumerevoli consulenti esterni specialistici... Da quanto ho potuto interpretare, sembra che sarò costretto a impegnare più di 47 giorni del mio tempo (ho già tolto il 10% di assenze) per continuare a svolgere la mia attività e spendere dai 15.000 ai 28.000 € (oltre al mancato introito dovuto alla mia assenza)... Probabilmente il mio fatturato calerà e le mie spese aumenteranno... Mi piacerebbe che fossero i componenti della conferenza Stato-Regioni a venire nel mio studio e spiegare le motivazioni per le quali sarò costretto a licenziare qualcuno dei miei collaboratori (che, come si suole dire, "anche loro tengono famiglia").

L'unica cosa che mi sento di dire a questi "Lorsignori" è "Bravi!... Complimenti!... ANDATE A LAVORARE! ...MA PER DAVVERO PERO'!!"
 
Datore di lavoro e RSPP dal 1996
f. orgiu

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Sono decisamente contrario all'impostazione data alla formazione di A/RSPP che risponde unicamente ai criteri indicati dalle lobby che si occupano di formazione.
Gli elementi che determinano la mia avversità all'attuale impostazione dell'accordo confezionato sono diversi
 
1) a partire dall'illogicità di prevedere che la formazione possa essere erogata da un qualunque "pivellino" che abbia alle spalle 2 soli anni di esperienza nel settore

2) dal fatto che da una a parte si riconosce in base all'esperienza acquisita idoneità a svolgere il ruolo di A/RSPP per poi prevedere immediatamente lo svolgimento del corso di aggiornamento mod. B, che per molti settori ateco, come ad. es nel mio caso per il settore 7 è esattamente uguale al modulo b Base.
 
3) altra assurdità è quella di prevedere nel modulo B argomenti che non sempre sembrano essere pertinenti con il settore di riferimento: ad es. qualcuno mi dovrebbe spiegare perché in ambito sanitario dovrei preoccuparmi prioritariamente delle problematiche legate alle cadute dall'alto o della movimentazione delle merci ( ameno che i pazienti ora non siano equiparati a merci!). Per contro sul settore specifico del sanitario non si parla assolutamente di argomenti tipici quali  i rischi fisici legati all'impiego delle attrezzature diagnostiche radiologiche e di risonanza magnetiche, o i rischi biologici legati alla manipolazione di liquidi biologici.
Con questa impostazione si arriva al paradosso che se un RSPP di ospedale fa un corso sulla sicurezza in risonanza magnetica, questa potrebbe non essere riconosciuta come valida ai fini dell'idoneità, mentre un bel corso su come si tirano su i ponteggi sì: provate convincere il vs datore di lavoro che vi paghi un corso sulle vibrazioni se lavorate in ospedale, dove di norma non si impiegano attrezzature che diano luogo a vibrazioni.
basterebbe questo solo elemento per poter asserire che l'accordo è stato fatto da non addetti ai lavori, per non dire di peggio
 
4) dal momento che si è ritenuto necessaria la qualificazione di tutti i componenti del SPP e in uguale misura, con la sola eccezione del modulo C, e considerati i costi che si trovano sul mercato, evidenzio gli alti costi che si prospettano ai datori di lavoro e che potrebbero determinare come conseguenza l'ulteriore drastica riduzione del personale assegnato al SPP nel caso in cui questo sia interno.
Già di solito - come SPP - siamo sottodimensionati, figuriamoci se poi il datore di lavoro deve prevedere a budget 6 milioni di vecchie lire per garantire la formazione di ogni addetto. Si tenga conto del fatto che questa spesa andrà affrontata entro il febbraio 2008, senza vere gradualità, l'effetto a mio avviso sarà quello di tagli drastici alle strutture di prevenzione e protezione: provate voi a convincere il datore di lavoro che si tratta di un investimento sul futuro, o che il costo va diluito sui prossimi 5 anni.
 
5) evidenzio il grosso limite di non riconoscere quali momenti formativi la partecipazione a convegni e/o seminari di grande rilievo organizzati da soggetti che di norma partecipano al processo di prevenzione e protezione, anche se per via indiretta.
Ad es. quest'anno ho seguito un convegno di 3 gg organizzato dalla Asl di alba/asti sugli ospedali in cui sono stati trattati argomenti inerenti l'organizzazione del lavoro nelle strutture sanitarie con esperti europei dei vari settori: possibile che questa non sia considerata formazione visto che si è parlato di requisiti di impianti e ambienti, di stress determinato da un errata organizzazione del lavoro, di flessibilità di gestione degli ambienti.
 
Pensare alla formazione in materia di sicurezza come un momento a sè stante significa ancora una volta commettere l'errore di tenere separato il processo di valutazione dei rischi da tutti gli altri processi che regolano e disciplinano l'organizzazione del lavoro: se capisco come funziona una nuova tipologia di impianto forse capisco meglio quali potrebbero essere le problematiche che si determinano quando verrà installata e quali problemi possa invece risolvermi.
 
6) da ultimo, sarebbe utile che si pensasse anche ad un modo per riconoscere anche il valore della autoformazione raggiunta attraverso l'esperienza acquisita.
Nel mio lavoro ho imparato, anche da solo, a fare valutazioni che non conoscevo, studiando e applicando modelli appresi dai testi: del resto il possesso di una laurea in ingegneria vorrà pur dire qualcosa, o forse per qualche cretino è solo un pezzo di carta da mettere in quadro per far felici i propri genitori?

Ing. P. Zani
Resp SPP di un Ospedale





 

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