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Crediti formativi: quando la laurea da sola non è garanzia di competenza

Crediti formativi: quando la laurea da sola non è garanzia di competenza

Autore:

Categoria: RSPP, ASPP

15/05/2023

L’Accordo Stato Regioni del 07 luglio 2016 e i crediti formativi per Ingegneri e Architetti. La laurea è sempre una garanzia di competenza in materia di salute e sicurezza sul lavoro? A cura di Carlo Pani.

Non c’è dubbio che ragionare sulle competenze, in materia di salute e sicurezza sul lavoro, richieste dalla normativa e, ancor più, sull’impatto dei crediti formativi possa essere molto delicato. Prova, tuttavia, a farlo un nostro lettore, Carlo Pani, che cerca di rispondere ad una semplice domanda: la laurea è sempre una garanzia di competenza in materia di salute e sicurezza?

La sua opinione è espressa nel contributo dal titolo “Sicurezza sul lavoro e crediti formativi: quando la laurea da sola non è garanzia di competenza”.


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Sicurezza sul lavoro e crediti formativi: quando la laurea da sola non è garanzia di competenza

 

Quando il 4 settembre del 2016 è entrato in vigore l’ Accordo Stato-Regioni del 7 luglio 2016, parecchi Ingegneri e Architetti sono stati felici di potersi buttare nel mondo professionale degli RSPP dovendo fare solo 24 ore di corso anziché intraprendere un percorso formativo di almeno 100 ore.

 

Inevitabilmente, soprattutto nel settore privato, quando davanti ad un datore di lavoro si presentano alcuni curricula per la scelta di un RSPP o consulente in materia di sicurezza sul lavoro, un laureato in ingegneria o architettura finisce spesso per avere la meglio su un laureato in un’altra disciplina e ancor di più su un diplomato, e questo perché nell’immaginario collettivo, incluso quello di svariati Recruiter, la sicurezza è “roba loro”.

 

Ma a oggi, nel 2023, a distanza di oltre 6 anni dall’entrata in vigore dell’ Accordo Stato-Regioni, si può ancora affermare che gli Ingegneri e gli Architetti che usufruiscono del credito formativo siano competenti quanto o più degli altri che devono sostenere l’intero percorso formativo?

 

Per rispondere, dobbiamo analizzare gli insegnamenti dei corsi di laurea con credito formativo per RSPP proposti da alcune università italiane e confrontarli con i contenuti dei Moduli A e B comune per i quali si hanno i crediti, contenuti che riguardano, per sommi capi, le tematiche giuridiche e i rischi tecnici e igienico-sanitari. Io l’ho fatto. Cosa ho scoperto?

 

Analizzando gli insegnamenti della laurea magistrale a ciclo unico in Architettura LM 4 della Sapienza di Roma, nessun insegnamento sembra interessare l’ambito di salute e sicurezza, né per l’ambito giuridico né per l’ambito rischi tecnici o igienico sanitari. L’unico insegnamento di Diritto riguarda la materia urbanistica, ben lontana però dal diritto penale che si deve masticare in SSL.

 

Per la laurea triennale in Ingegneria civile (L-7) il discorso è lo stesso. Il laureato alla triennale dovrà iscriversi alla magistrale (LM-23) per studiare un po' di sicurezza, dico “un po'” perché l’insegnamento denominato Tecniche e Sicurezza dei cantieri sembra essere vincolato a quest’ambito escludendo tutti gli altri. Fatto interessante, questo insegnamento è solo in forma opzionale.

 

Se facciamo la stessa ricerca per il Politecnico di Milano e l’Università di Bologna, otteniamo risultati molto simili; anche lì infatti alcuni corsi di Ingegneria o Architettura affrontano solo marginalmente le tematiche di salute e sicurezza oppure non le affrontano affatto, risultando ben lontani dal fornire tutti gli elementi presenti anche nei soli moduli A e B dell’ Accordo Stato Regioni 2016.

 

Ovviamente in Italia esistono corsi universitari di Ingegneria e Architettura in cui le tematiche di salute e sicurezza vengono affrontate in modo ampio e approfondito, anche nelle stesse Università citate sopra. Ma il punto è che l’Accordo Stato Regioni del 2016, in merito alla concessione dei crediti formativi, non opera alcuna distinzione tra Università e i loro relativi corsi, permettendo quindi anche a chi si laurea in un corso sprovvisto di insegnamenti in SSL di ottenere detti crediti.

 

In quest’ottica, dunque, potrebbe essere molto più competente come RSPP un biologo, un chimico o addirittura un geometra, perito o agrotecnico diplomato che però, al contrario di alcuni ingegneri/architetti, ha frequentato per intero il percorso formativo per RSPP. Proprio per questo motivo alcuni ingegneri e architetti tra i più preparati e stimati hanno deciso comunque di frequentare anche i moduli A e B e poi continuare a studiare, anche per conto loro, nella consapevolezza che di imparare non si finisce mai.

 

Discorso a parte merita invece l’altra Laurea che beneficia dell’esonero, quella in Tecniche della Prevenzione, per la quale il laureato ha una preparazione decisamente molto ampia in SSL. Tuttavia, a detta di diversi laureati in questa disciplina con cui mi sono confrontato, sembrerebbe che il relativo percorso formativo non prepari efficacemente (se non del tutto) in alcuni ambiti come quello cantieristico, tant’è che tale professionista, a patto di non avere un diploma tecnico, non potrà mai accedere alla professione di CSP/CSE. Addirittura, di recente questo professionista è stato escluso perfino dal ruolo di Esperto in Radioprotezione (si veda il Decreto del Min.Lav. del 09/08/2022) e quindi dalla VdR da Radiazioni Ionizzanti, rischi riconducibili proprio a quelli per cui il TdP dovrebbe essere formato, quelli igienico-sanitari.

 

A quanto abbiamo detto, si innesta un altro problema intrinseco nella figura stessa, o se preferisci nella professione, dell’RSPP: la natura multidisciplinare di questo ruolo. Essendo infatti questo professionista un punto di convergenza di competenze molto diverse tra loro, come quella giuridica, ingegneristica, psicosociale, medica e altre ancora, non sarà mai possibile inquadrare in un unico ambito accademico in modo davvero esaustivo tutte le competenze che oggi, nel mondo del lavoro così tecnologicamente e gestionalmente complesso, deve avere questa figura, tanto più se consideriamo che l’orientamento prevalente nel mondo delle organizzazioni attuali, nonché degli enti di normazione, sia proprio quello di acquisire e formare professionisti iper-specializzati.

 

In definitiva, se si vuole risolvere davvero questo ginepraio di competenze, crediti formativi e rivendicazioni professionali, forse l’unica cosa da fare è accettare che una sola figura professionale, almeno per le realtà aziendali più complesse, non può svolgere da sola il ruolo di RSPP. Ma questa è un’altra questione ancora.

 

 

Carlo Pani – Safety Manager Certificato sotto Accreditamento

 


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Pubblica un commento

Rispondi Autore: raffaele scalese - likes: 0
15/05/2023 (07:25:15)
Tutto assolutamente condivisibile.
Ma, osservo, "almeno per le realtà aziendali più complesse, " a mio avviso NON trova riscontro.
O, almeno, sono numerosissimi i danni apportati da approcci più o meno "scolastici" alla sicurezza dei lavoro nelle piccole realtà sia i termini di infortuni e sia in termini culturali di approccio alla sicurezza stessa.
....L'importante è che ci sia tanta carta....
Ma su questo sistema appare non ci siano particolari interessi da parte di nessuno -
Sono molto deluso .... le varie lobby non si rendono neppure conto del danno che fanno ai loro stessi associati non PRETENDENDO una competenza reale ma solo un titolo.
Rispondi Autore: Daniele M - likes: 0
15/05/2023 (07:51:15)
Quindi, secondo lo scrivente, un biologo sarebbe capace di valutare meglio di un arch/ing: un eventuale rischio sismico, un rischio interferenziale art 26, i RAI, il fonoisolamento, i parametri termoigrometrici, i parametri illuminotecnici, per non parlare di tutte le caratteristiche di un locale di lavoro (compresi i controsoffitti)?
Autore: Carlo
15/05/2023 (09:02:46)
Ovviamente no, o almeno non da solo. È proprio per questo che, a mio modesto parere, debba esistere un’ équipe nel servizio di prevenzione e protezione, come ho accennato nell’ultima parte dell’articolo. Tuttavia è altrettanto vero che un ingegnere che nei corsi universitari non ha MAI masticato SSL, non potrà essere già pronto, cioè già competente nella materia con le sole altre competenze ingegneristiche e un corso da 24 ore (modulo C). Il
Altre parole ci vuole un distinguo più severo nell’assegnazione degli sconti formativi quando si tratta di formare determinate figure, considerando l’impatto sociale che ha questa materia.
Autore: Forrest
15/05/2023 (12:49:02)
E un architetto/ingegnere, invece, sarebbero capaci di valutare meglio di un biologo/chimico/igienista il rischio biologico, chimico e compagnia bella?
Rispondi Autore: Paola Sanzonio - likes: 0
15/05/2023 (08:18:23)
Condivido pienamente il fatto che in alcuni ambiti un singolo professionista (ingegnere, architetto, perito, ...) non possa avere competenze specifiche in tutti i settori, e infatti spesso io mi rivolgo a colleghi per la redazione del DVR. Ma nell'articolo non si affronta il problema dei DVR redatti per piccole aziende da persone senza nessuna competenza perché, non svolgendo la funzione di RSPP, e non hanno nessun obbligo formativo. Sarebbe interessante approfondire e soprattutto normare questo aspetto...
Rispondi Autore: Aldo Perron - likes: 0
15/05/2023 (09:06:45)
solo teoria? e l'addestramento? cosa comprende di elettrotecnica, termodinamica, idraulica, ecc... oltre alla fisica e chimica di base? ho domandato a numerosi laureti durante la formazione di calcolare la velocità al suolo di un corpo che cade da 2 m: desolante poiché non solo lo sanno risolvere, ma non sanno come impostare il problema.
Rispondi Autore: Rocco Vitale - likes: 0
15/05/2023 (09:35:46)
avevo proposto, inascoltato, una semplice modifica senza voler abolire un allegato all'Accordo (che andrebbe abolito) di aggiungere di "aver svolto almeno un esame riguardante la sicurezza sul lavoro".
Ovviamente la semplicità non è di questo paese: più carta gira e più confusamente e burocraticamente felici tutti. (tranne quei pochi che seriamente ci credono)
Rispondi Autore: Alessandro C. - likes: 0
15/05/2023 (11:47:07)
La facoltà di Ingegneria fornisce la “forma-mentis” e l’approccio per ragionare sempre con il pilastro della prevenzione alla fonte. Va da sé che, poi, sarà necessario consolidare il tutto tramite la pratica lavorativa (ma, questo, vale in tutti gli ambiti dell’ingegneria, non solamente nella “sicurezza”. Se, ad esempio, voglio progettare strutture, è probabile che il giorno dopo la Laurea abbia difficoltà anche ad avviare il software di calcolo e a capire da che parte devo partire).
Detto questo, vi sono alcuni corsi di studi in Ingegneria che hanno diversi insegnamenti specifici sulla sicurezza. Mi riferisco, in particolar modo (dato che l’ho frequentato) a Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (e corsi affini). Tali percorsi, soprattutto nell’indirizzo che riguarda la Geoingegneria (ex Ingegneria Mineraria), hanno la sicurezza compenetrata profondamente, prevedendo sia corsi specifici che lo stesso approccio anche negli altri (anche perché, tradizionalmente, la coltivazione mineraria e la costruzione di gallerie civile, convive con diverse problematiche in materia di sicurezza: lavori in sotterraneo, crolli, problemi strutturali, problemi di illuminazione e ventilazione, atmosfere povere di ossigeno o inquinate, atmosfere potenzialmente esplosive, scavi in presenza di asbesto, silice, o altro, radon, utilizzo di esplosivi, rischio incendio elevato, problemi legati all’evacuazione, ecc.).
Questo almeno a Torino e per quella che è la mia esperienza.
Autore: Carlo
15/05/2023 (12:15:42)
Indubbiamente chi studia ingegneria ha una marcia in più nella materia SSL. Tuttavia la giusta forma mentis che lei cita non basta davanti ad una materia così complessa. Come sappiamo servono competenze in ambito giuridico penale e igienico-sanitario che devono essere ben acquisite prima di accedere alla professione di RSPP. Come ho detto nell’articolo, spesso (anche se non sempre) mancano nei corsi universitari italiani di ingegneria e architettura
Rispondi Autore: Forrest - likes: 0
15/05/2023 (12:25:03)
Condivido appieno l'articolo e le osservazioni del suo autore. In realtà è un tema ricorrente in molti ambiti, non solo quello della SSL. Ricordo anni fa una polemica tra fisici e ingegneri scaturita da un bando riservato ai soli ingegneri ma per il quale le competenze in fisica erano determinanti. Purtroppo è (anche) il solito problema dello strapotere di certi ordini professionali (lobby?) tipicamente italiano.
L'altro problema, a mio parere, come si può percepire anche da alcuni commenti all'articolo, è che la SSL è vista e vissuta ancora come un tema prettamente tecnico - e quindi di competenza di tecnici che devono saper calcolare/progettare - come se alcuni fossero rimasti alla normativa prescrittiva degli anni '50-80.
Rispondi Autore: Alessandro C. - likes: 0
15/05/2023 (14:08:00)
Probabilmente non sono riuscito a rendere il mio pensiero: anche nell'ambito puramente progettuale (ad esempio di strutture), poco o nulla di "normativo" viene spiegato ai corsi di Ingegneria (nè, solitamente, ha un'importanza rilevante nelle prove dell'Esame di Stato). Questa parte di solito la si impara studiandola mentre si lavora.
Allo stesso modo, chi ha frequentato i Moduli A e B per RSPP, non significa che dal giorno dopo lo sappia fare, ma -come in tutto accade- da lì ad imparare il mestiere ce ne passa di acqua sotto i ponti...lo si può fare solo esercitandolo (e con gli inevitabili errori e sbagli che conseguiranno). Un corso di 100 ore può giusto dare le basi a chi, magari, era prima totalmente estraneo alla materia.
Autore: Carlo
15/05/2023 (14:18:40)
Più che d’accordo
Rispondi Autore: Carmelo Catanoso - likes: 0
15/05/2023 (19:54:49)
Non esistono tuttologi in questa materia visto che la SSL è palesemente materia interdisciplinare.
Quindi ogni percorso di Laurea è, di default, incompleto per garantire una "copertura" completa dei bisogni di competenze.
Ergo, chi si occupa di SSL, deve essere ben conscio di ciò e farsi supportare da chi ha le competenze specifiche nelle varie aree e ciò senza dimenticare che, in questa professione, siamo tutti perenni apprendisti.
Rispondi Autore: Lorenzo Mio - likes: 0
16/05/2023 (07:22:44)
Sono d'accordo con l'ing Catanoso, molto meno con questo articolo
Rispondi Autore: Paolo C. - likes: 0
20/05/2023 (10:11:07)
A mio parere sono due le lauree che coprono maggiormente, ma non completamente, l’ambito interdisciplinare della salute e sicurezza sul lavoro:
1) tecnico della prevenzione nei luoghi di lavoro
2) ingegneria della sicurezza (quest’ultima nemmeno citata nell’articolo pur essendo senza dubbio quella più importante)
Tuttavia, come detto, entrambe non coprono completamente la materia della salute e sicurezza sul lavoro, la prima è carente sui cantieri e non solo, mentre la seconda soprattutto sui rischi igienico-sanitari.
A mio modesto parere, un laureato in discipline diverse da quelle sopra descritte sa ben poco (in alcuni casi nulla) di salute e sicurezza sul lavoro. Questo è normale, visto che i corsi studi, ad esempio, di ingegneria civile o industriale mirano a formare figure che svolgono professioni ben diverse da quelle di RSPP, consulente o formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Ad esempio, l’università di Padova, nel corso di ingegneria della sicurezza affronta materie di:
- prevenzione incendi
- diritto della sicurezza sul lavoro
- medicina del lavoro
- sicurezza macchine
- sicurezza strutture
- sicurezza cantieri
- analisi del rischio nell’ industria di processo
- sicurezza sistemi elettrici
- sistemi di gestione
- altro ancora attinente la materia
Basta vedere il percorso di studi per rendersi conto che la preparazione di un laureato in ingegneria della sicurezza non ha nulla a che vedere con altri corsi di laurea in ingegneria. Eppure il legislatore ha più o meno messo allo stesso livello ogni laurea di ingegneria.
In conclusione, credo che oltre alla laurea bisognerebbe inserire anche un parametro che tenga conto degli esami sostenuti. La forma mentis, tanto decantata da molti ingegneri, non basta per compensare esami e quindi materie mai affrontate.
Rispondi Autore: Luca - likes: 0
17/06/2023 (11:50:20)
Onestamente, ingegneria richiede di superare materie ben più complesse ed articolate rispetto al tema della sicurezza sul lavoro. Senza offesa per nessuno. Noto che le lauree in ingegneria della sicurezza non sono neanche state citate...

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