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Indicazioni sulle modalità di uso di applicativi di intelligenza artificiale

Indicazioni sulle modalità di uso di applicativi di intelligenza artificiale

Dopo l’Europa, anche gli Stati Uniti stanno introducendo controlli, afferenti ad una corretta gestione degli applicativi di intelligenza artificiale. La pubblica amministrazione italiana sa, può e vuole utilizzare applicativi di intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale sta rapidamente cambiando il mondo e può certamente migliorare molte attività nel pubblico e nel privato. Ad esempio, negli Stati Uniti le agenzie federali possono usare l’intelligenza artificiale per analizzare le fotografie scattate dai droni e per estrarre preziosi dati da gigantesche banche dati. Ma occorre introdurre delle salvaguardie, perché l’uso dell’intelligenza artificiale non è privo di rischi. Uno studio, condotto negli Stati Uniti può essere utile per stabilire delle linee guida utilizzabili anche dalle pubbliche amministrazioni italiane.

 

In passato, più volte il governo federale degli Stati Uniti ha dato indicazioni sulle modalità di uso di applicativi di intelligenza artificiale, ma, almeno in apparenza, molte agenzie federali stanno applicando queste indicazioni in modo assai differenziato.

 

Per avere un’idea del problema, ben 20 agenzie federali, su 23, hanno confermato che stanno utilizzando circa 1200 programmi di intelligenza artificiale, utilizzati nei campi più disparati. Ad esempio, l’ente federale che controlla i confini degli Stati Uniti, in particolare verso il Messico, utilizza applicativi di intelligenza artificiale per controllare le riprese dall’alto e individuare tempestivamente possibili ingressi abusivi attraverso la frontiera. Tra tutte le agenzie interpellate, la NASA e il Dipartimento del commercio hanno confermato di utilizzare il più elevato numero di applicativi di intelligenza artificiale.


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L’analisi effettuata dagli ispettori del General accounting Office ha messo in evidenza che in alcuni casi i dati che vengono estratti dagli applicativi di intelligenza artificiale sono incompleti o non accurati. Ad esempio, non sempre si tiene conto della data di acquisizione del dato, sottoposto all’attenzione dell’applicativo di intelligenza artificiale, con possibili riflessi negativi sulla credibilità della valutazione.

 

Per contro, alcune agenzie federali hanno cominciato ad attuare in maniera acribica le indicazioni del governo federale, addirittura sviluppando un centro di eccellenza per l’uso di questi applicativi.

 

Alla conclusione del rapporto, il General accounting Office presenta 35 raccomandazioni a 19 agenzie, per garantire la piena applicazione delle direttive federali.

 

La situazione in Italia è ben diversa, in quanto ad oggi non esistono direttive, su questi temi, indirizzate alle pubbliche amministrazioni. È recentissima notizia che un’azienda specializzata ha cominciato a sviluppare applicativi di intelligenza artificiale specificamente per l’Italia, consentendo agli applicativi di accedere a basi dei dati, essenzialmente italiani. Si ritiene così che i documenti prodotti da questi applicativi possano essere più calzanti, nei confronti della realtà italiana, rispetto a documenti che sono sviluppati da applicativi, nati e cresciuti nel mondo anglosassone. Ad esempio, un aspetto critico riguarda l’elaborazione di documenti, che attengono a materiale protetto da diritto d’autore; questa protezione può essere differenziata in funzione del fatto che l’autore sia italiano, oppure straniero. Occorre inoltre stabilire chiare regole circa la paternità di documenti, elaborati in applicativi di intelligenza artificiale. Occorre che colui che presenta questi documenti si assuma la piena responsabilità di quanto viene presentato, facendosi carico dell’effettuazione di appropriati controlli, nonché della adozione di misure di salvaguardia.

 

Come cittadino italiano, interessato a questi problemi, mi auguro che la nuova agenzia nazionale per la cybersicurezza possa, anche in Italia, dare indicazioni alle strutture governative, che utilizzano questi applicativi, perché essi vengano utilizzati in modo appropriato, senza diventare strumento di discriminazione o strumento non utilizzato in maniera sufficientemente efficiente ed efficace.

 

Vedi allegato (pdf)

 

Adalberto Biasiotti




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