Rischio stress in sanità: come affrontare la valutazione del rischio?
Milano, 30 Mag – Per garantire prestazioni e assistenza di qualità, sarebbe “essenziale tutelare ed assicurare il benessere psicofisico del personale sanitario”.
Tuttavia nel settore sanitario e secondo alcuni studi:
- un quarto del personale “è intenzionato ad abbandonare prematuramente la propria professione
- l’insoddisfazione non è connessa alla professione ma alle caratteristiche del luogo di lavoro”.
A ricordarlo e a fornire alcuni dati e utili informazioni sui fattori di stress lavoro-correlato in Sanità è un intervento al seminario “Evoluzione del rischio da movimentazione pazienti dal 1999 al 2017: un nuovo dossier Ambiente e Lavoro”, un seminario che si è tenuto a Milano il 15 febbraio 2019 e che ha ricordato come ci sia un’associazione “tra rischi psicosociali e patologie muscolo-scheletriche (Feuerstein et al., 2004; Macfarlane et al., 2009)” e come affrontare insieme i rischi fisici e psicosociali produca “risultati più efficaci e duraturi sulla cultura e il clima di sicurezza (Potter et al., 2017)”.
Nell’articolo ci soffermiamo in particolare sui seguenti argomenti:
- Come affrontare il rischio stress lavoro correlato in sanità
- Le specificità del settore sanitario
- Fattori di rischio e indicazioni per la valutazione
Come affrontare il rischio stress lavoro correlato in sanità
Nell’intervento “Stress lavoro-correlato in Sanità: concrete proposte di gestione”, a cura di Alice Fattori (Fond. IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico-UOC Medicina del lavoro), sono innanzitutto ricordati alcuni aspetti relativi alla diffusione e ai costi dello stress lavoro-correlato (SLC):
- “Più del 40% dei DL sostiene che i rischi psicosociali siano più difficili da riconoscere e gestire rispetto ai rischi ‘tradizionali’ (es. chimico, acustico, sovraccarico biomeccanico, ecc ...);
- Circa 4 lavoratori su 10 ritengono che lo stress non venga gestito adeguatamente nel loro luogo di lavoro;
- il 50-60% di tutte le giornate lavorative annue perse è dovuto allo SLC e ai rischi psicosociali;
- Circa 1 lavoratore su 4 dichiara di soffrire di stress da lavoro;
- Il 40% delle imprese italiane mostra interesse verso il fenomeno dello SLC;
- I principali ostacoli nell’affrontare lo SLC risiedono per il 58% delle aziende nella ‘delicatezza della questione’, per il 46% nella ‘mancanza di consapevolezza’”.
Dopo aver fornito alcune informazioni sulla normativa, con riferimento al D.Lgs. 81/2008, l’intervento si sofferma su come valutare il rischio stress lavoro correlato.
Ad esempio sono ricordate le Indicazioni della Commissione consultiva per la valutazione dello stress lavoro-correlato (articoli 6, comma 8, lettera m-quater, e 28, comma 1 bis, d.lgs. n. 81/2008 e successive modificazioni e integrazioni) del 2010:
- “La valutazione si articola in due fasi:
- una necessaria (la valutazione preliminare);
- l’altra eventuale, da attivare nel caso in cui la valutazione preliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro-correlato e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci.
- valutazione preliminare: liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva di:
- eventi sentinella
- fattori di contenuto del lavoro
- fattori di contesto del lavoro
- se interventi non sufficienti: valutazione approfondita (coinvolgimento diretto dei lavoratori con interviste e focus group)”.
Senza dimenticare alcune specificità del rischio SLC:
- “lo stress deriva da una percezione soggettiva
- valori soglia non attendibili
- non esiste un unico strumento universalmente riconosciuto”.
Per una valutazione efficace del rischio SLC è bene:
- “Integrare metodologia INAIL:
- Assicurare il coinvolgimento dei lavoratori
- Attuare sempre la valutazione approfondita
- Approccio ‘sartoriale’ alla specifica realtà lavorativa: valutare fattori di rischio contesto-specifici
- Integrare se possibile ulteriori strumenti (es. ‘ERI q.’)”.
Le specificità del settore sanitario
L’intervento riporta poi degli eventi sentinella aggiuntivi specifici per il settore sanitario e ricorda alcune specificità di questo settore:
- “Lunghi orari di lavoro, turni notturni
- Responsabilità di casi gravosi e aspettative riposte nelle loro prestazioni
- Carico emotivo nella relazione con i pazienti e le loro famiglie
- Continuo contatto con il dolore, la sofferenza, la disperazione
- Rischio aggressione sul lavoro
- Fonti di pressione nel lavoro di emergenza-urgenza
- Rigide strutture gerarchiche e scarse possibilità di carriera
- Mancanza di gratificazione e ricompense
- Leadership inadeguata
- Carenza e ambiguità comunicazione”.
L’intervento, con riferimento anche al documento Inail “ Carichi di lavoro e sicurezza degli operatori sanitari”, riporta poi dei fattori di rischio emergenti:
- Staffing: “carenza di operatori, aumento del turn-over del personale infermieristico e dei costi indiretti associati, incremento dell’età media.
- Continue interruzioni del flusso lavorativo (modifiche strutturali, terapia intensiva «aperta», ecc.).
- Pratiche amministrative costrittive: uso sempre più assiduo di protocolli e procedure che regolano l’attività clinica, crescente informatizzazione dei sistemi sanitari, necessità di formalizzare a fini legali numerosi atti.
- Turni prolungati, spesso straordinari, con un conseguente aumento di errori medici gravi (Flin et al, 2009; Rogers et al, 2004 ), near miss o ‘quasi incidenti’ (Landrigan et al, 2004) e una diminuzione generale di sicurezza dei pazienti (Carayon & Gurse, 2005)”.
Fattori di rischio e indicazioni per la valutazione
La relazione riporta, infine, alcuni indirizzi generali per la valutazione e gestione del rischio stress lavorativo con riferimento al DGR 13559 del 10 dicembre 2009 della Regione Lombardia e indica alcuni possibili interventi per specifici fattori di rischio (Unità Operativa Lombardia e U.O. Medicina del Lavoro dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo Monza in collaborazione con INAIL, Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale nell’ambito del progetto CCM 2013 del Ministero della Salute).
Questi i fattori di rischio trattati:
- Carico e dissonanza emotiva
- Potenziale rischio di aggressione, verbale e/o fisica, molestie e offese da parte di terzi
- Gestione dell’emergenza clinica (situazioni di elevata emergenza, repentino peggioramento della situazione clinica, patologie ad elevato rischio di decesso del paziente)
- Lavoro su turni (incremento di richieste assistenziali da parte dei pazienti nelle ore notturne, orari prolungati e protratti, ricorso al lavoro straordinario, accumulo di ore da recuperare e/o ferie non godute per “esigenze di servizio”, inadeguata gestione della rotazione dei turni)
- Presenza di numerose interferenze nello svolgimento delle attività che richiedono particolare attenzione e concentrazione (es. telefonate interne /esterne, richieste inappropriate da parte di pazienti e/o visitatori/colleghi, comunicazioni non programmate)
- Scarsa autonomia decisionale e controllo su ritmo e carico di lavoro
Riportiamo dalle slide una rappresentazione grafica dei criteri per una valutazione efficace del rischio SLC:
L’intervento si conclude con alcune utili indicazioni per la valutazione:
- “la valutazione del rischio stress è solo una delle fasi previste per la corretta gestione di tale rischio
- necessita di un gruppo multidisciplinare
- si valuta il lavoro e non il lavoratore
- la valutazione deve essere specifica al contesto valutato e ai singoli fattori di rischio
- coinvolgere sempre i lavoratori e rilevare la loro percezione
- istituire un piano di monitoraggio e condivisione continui”.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ Stress lavoro-correlato in Sanità: concrete proposte di gestione”, a cura di Alice Fattori (Fond. IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico-UOC Medicina del lavoro), intervento al convegno “Evoluzione del rischio da movimentazione pazienti dal 1999 al 2017: un nuovo dossier Ambiente e Lavoro” (formato PDF, 1.81 MB).
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