Sovraccarico biomeccanico: l’importanza degli ergoformatori
Milano, 30 Giu – Al di là delle difficoltà derivanti dall’emergenza COVID-19, negli ospedali, nelle residenze sanitarie per anziani, nelle attività di assistenza a pazienti non autosufficienti e di assistenza nel settore dell’infanzia, è presente da alcuni anni anche l’emergenza relativa alla diffusione, tra i lavoratori, delle patologie da sovraccarico biomeccanico.
Infatti studi e ricerche hanno confermato che in tali contesti lavorativi “l’assistenza può comportare un sovraccarico biomeccanico dell’apparato locomotore che eccede i limiti consentiti soprattutto nei distretti rachide dorso lombare e spalla”. E “l’esperienza europea (ergocoaches) ed internazionale (peerleaders, ergorangers) ha già ampiamente sottolineato l’importanza dell’introduzione di ergocoaches ai fini di gestione del personale, riduzione dei rischi, dei costi e migliore qualità dell’assistenza”.
Proprio in relazione all’emergere di questo ruolo, degli ergoformatori, ci soffermiamo oggi su alcuni interventi ad un seminario – dal titolo “Confronto tra esperienze di ergoformatori” – che, organizzato dalla Fondazione IRCCS Cà Granda (UOC Medicina del lavoro) si è tenuto a Milano il 20 febbraio 2020.
Nell’articolo ci soffermiamo in particolare sui seguenti argomenti:
- La formazione e gli ergoformatori nella norma TR ISO 12296
- La valutazione dell’organizzazione e gli ergoformatori
La formazione e gli ergoformatori nella norma TR ISO 12296
L’intervento “TR 12296: review internazionale ed efficacia formazione”, a cura di Natale Battevi (Fond. IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico) sottolinea come nel TR ISO 12296 - “Ergonomics – Manual handling of people in the healthcare sector” – era già evidenziata nel 2012 l’efficacia dell’introduzione di ergocoaches per gestire la riduzione degli infortuni da movimentazione dei pazienti nel settore assistenziale.
In particolare nell’annesso F del Technical Report si parla di formazione e si indica che “informazione, formazione e addestramento hanno l’intento di promuovere un comportamento e un’attitudine ai cambiamenti tra lo staff per raggiungere le pratiche di lavoro più sicure, meno sforzi fisici nella movimentazione di pazienti e il miglioramento della qualità dell’assistenza”.
Tuttavia non bisogna dimenticare che “la valutazione del rischio (tipologia e numero di pazienti Non Autosufficienti e tipologia delle manovre più frequenti) da cui emergono i bisogni di ausiliazione deve precedere cronologicamente la formazione”.
Riguardo al ruolo dell’Ergoformatore/Ergocoach si ricorda che:
- “Il TR ISO 12296 suggerisce che in ogni reparto vi sia da uno a tre ergoformatori
- È necessario definire quali competenze debba avere l’ergoformatore
- Alcuni paesi hanno definito le competenze”.
Si segnalano ad esempio alcune pubblicazioni in Europa:
- nel Regno Unito il Royal College of Nurses ha pubblicato il Safer staff, better care, un manuale sulla guida alla formazione e competenze dell’ergoformatore (2003)
- nel Galles All Wales NHS Manual Handling Training and Passport Information Scheme (2008)
- in Irlanda la Health and Safety Authority (HSA) ha predisposto il Manual Handling Instructors and for People Handling Instructors Certificate (2013)
- in Finlandia, esiste l’Ergonomic Patient Handling card-training(2009)
- in Olanda esiste una figura specifica: l’ErgoCoach. I compiti e le responsabilità sono definiti in un manuale e sono controllate ogni anno.
Quali competenze/abilità deve avere un ergoformatore?
- “Conoscenza delle responsabilità legali, della politica locale e delle procedure.
- Comprendere i potenziali fattori di rischio nelle attività di movimentazione del paziente.
- Capacità di adeguare le procedure per l’identificazione e la valutazione dei rischi della movimentazione manuale nell’unità lavorativa.
- Volontà di migliorare il lavoro sicuro nell’unita lavorativa”.
Quali competenze deve avere un operatore addetto all’assistenza?
- “Acquisire una conoscenza di base di anatomia e biomeccanica dell’apparato muscolo scheletrico, le cause di infortunio e i disturbi muscolo scheletrici indotti da sovraccarico biomeccanico
- Applicare la metodologia ergonomica come uno strumento per creare un ambiente di lavoro sicuro e una movimentazione del paziente sicura
- Abilità di applicare la valutazione del rischio alla condizione del paziente: livello di dipendenza, dimensione, peso, capacità di sostenere il proprio peso, stato cognitivo e volontà di collaborazione
- Conoscenza e capacità di applicare in sicurezza i principi di biomeccanica, i.e. base stabile, colonna vertebrale in linea e pesi vicini al corpo. Conoscere come questi principi possono essere applicati alle varie situazioni di movimentazione
- Capacità di far fronte ad eventi imprevedibili come la movimentazione di una persona caduta a terra”.
Rimandiamo alla lettura integrale dell’intervento che riporta poi vari suggerimenti e indicazioni (verifica di efficacia, procedure, …).
La valutazione dell’organizzazione e gli ergoformatori
Durante il seminario si è sviluppato anche un confronto tra diverse esperienze di ergoformatori in RSA ed Ospedali. Ci soffermiamo, in particolare, sull’intervento “La valutazione dell’organizzazione del lavoro e la formazione specifica” a cura dell’ergoformatrice Rita Matrella.
Nell’intervento si indica che il diario può essere un “valido strumento che descrive e analizza una serie di attività svolte all’interno dell’organizzazione socio sanitaria e che pone attenzione particolare alle pratiche di movimentazione dei pazienti”.
Si riporta poi il lavoro notturno di un piano di una struttura RSA dove un unico operatore del piano “deve svolgere il sollevamento del paziente verso il cuscino già all’inizio del proprio turno”. E la procedura in uso “che pianifica le attività da effettuare durante il lavoro notturno predispone l’operatore a carichi di lavoro eccessivi tenuto conto che un unico operatore deve gestire 42 pazienti” (di cui 10 non collaboranti e 28 parzialmente collaboranti).
Riguardo alle attrezzature utilizzabili nell’intervento si fa riferimento al letto elettrico a 3 snodi e 4 sezioni, con riferimento anche all’utilizzo scorretto e all’uso corretto del telecomando (nell’intervento sono presenti alcune immagini esplicative).
Riguardo poi alle manovre e posizioni errate dell’operatore nella movimentazione si sottolinea che una postura non corretta “si traduce in un sovraccarico per l’apparato muscolo-scheletrico”.
L’analisi delle immagini realizzate ha evidenziato che “c’è una carente informazione e formazione degli operatori addetti all’assistenza su tutti i turni all’utilizzo del letto ergonomico”. Ed è prioritario “un processo di formazione e informazione degli operatori affinché utilizzino il letto a 3 snodi e 4 sezioni nel modo corretto”.
Un processo di informazione e formazione permette:
- “miglior gestione del tempo per non dover sollevare il paziente verso il cuscino
- riduzione delle malattie a carico dell’apparato muscolo scheletrico
- possibilità di impiegare il tempo ‘risparmiato’ per altre attività o da dedicare alle emergenze
- maggior benessere dell’ospite”.
L’intervento si sofferma poi sul valore del retraining, su come gli “operatori così formati” “utilizzano i vari ausili in modo sistematico in quanto hanno compreso che dietro quei gesti c’è il proprio benessere psico-fisico”.
Si sottolinea, infine, che “l’analisi organizzativa delle differenti movimentazioni nei tre turni è la base per impostare la successiva diminuzione del rischio” e che “l’ergo formatore accompagna, motiva, sostiene e affianca le persone che sta formando”.
RTM
Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:
“ TR 12296: review internazionale ed efficacia formazione”, a cura di Natale Battevi (Fond. IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico), intervento al convegno “Confronto tra esperienze di ergoformatori” (formato PDF, 1.00 MB).
“ La valutazione dell’organizzazione del lavoro e la formazione specifica”, a cura di Rita Matrella (Ergoformatore), intervento al convegno “Confronto tra esperienze di ergoformatori” (formato PDF, 1.32 MB).
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