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Rischio chimico: è possibile migliorare la prevenzione nei laboratori?

Rischio chimico: è possibile migliorare la prevenzione nei laboratori?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Rischio chimico

14/02/2020

Un seminario sulla gestione del rischio chimico e cancerogeno in sanità si sofferma sul rischio professionale e ambientale nei laboratori. La prevenzione, l’identificazione delle sostanze e la gestione delle schede di sicurezza.

 

Milano, 14 Feb – Per migliorare la prevenzione dei rischi chimici e cancerogeni in sanità, dopo i seminari sul rischio formaldeide e sui possibili rischi per l’esposizione ai farmaci antiblastici, la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP), che in materia di rischi chimici e cancerogeni ha realizzato uno specifico e-book, ha affrontato la sicurezza nei laboratori nel seminario “Gestione del rischio chimico e cancerogeno in Sanità. Parte 3: Focus Laboratori” che si è tenuto a Milano il 28 novembre 2019.    

Sicurezza che può riguardare l’esposizione a sostanze chimiche in varie attività di laboratorio:

  • analisi su materiale derivanti dall'organismo umano: Chimica Clinica, Microbiologia, Biologia Molecolare, Sierologia, Batteriologia, Ematologia, Immunologia, Istologia, …
  • analisi su materiali di origine animale (zooprofilattico)
  • analisi su materiali destinati al consumo umano
  • analisi su matrici ambientali di interesse della sanità pubblica

 

Per fornire qualche informazione sulla prevenzione in questi ambiti lavorativi, riprendiamo alcune indicazioni tratte da un intervento di introduzione ai lavori a cura di Carlo Sala, Coordinatore del Gruppo di Lavoro CIIP Rischio chimico e cancerogeno.

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:


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La prevenzione nei laboratori di analisi

Nell’intervento “ Il rischio professionale e ambientale nei laboratori: introduzione ai lavori” si ricorda innanzitutto da dove deve cominciare la prevenzione:

  1. “Produzione, classificazione, etichettatura, schede di sicurezza (REACH, CLP, SDS…)
  2. Stoccaggio e distribuzione
  3. Sistemazione in laboratorio
  4. Utilizzo in laboratorio
  5. Fasi preanalitica ed analitica
  6. Grado di automazione
  7. LIMS” (Laboratory Information Management System, ndr)
  8. “Sistemi di Qualità, Accreditamento
  9. Rifiuti prodotti, stoccaggio e gestione per un corretto smaltimento (classificazione, codici CER, UN, ADR)
  10.  Obblighi DVR, DPI
  11.  Informazione, Formazione
  12.  Piano di emergenza”.

 

Sono poi riportati alcuni elementi e obiettivi di prevenzione:

  • “Rendere minima l’esposizione ai rischi evidenziati per gli addetti alle fasi di produzione di stoccaggio, di utilizzo delle sostanze impiegate nei laboratori lungo l’intero ciclo di vita.
  • Mantenere sotto controllo le operazioni di accettazione, etichettatura, trasferimento dei campioni, preparazione e operazioni preanalitiche, analitiche, gestione dei rifiuti, pulizia, trasporto, …
  • Prevedere e mantenere attive le attività di informazione e formazione degli addetti.
  • Rendere minimo l’impatto sulle matrici ambientali, in particolare l’acqua
  • Le leggi e regolamenti di riferimento da applicare contestualmente sono: Dlgs. 81/2008, REACH (CE 1907/2006), CLP (CE 1272/2008) e SDS (UE 830 /2015) e s.m.i.
  • Applicare in modo sito-specifico le norme specifiche (UNI EN ISO 15189: laboratori medici, UNI EN 14175 per le cappe, UNI EN 11470 per armadi di sicurezza)
  • linee guida generali e specifiche per la sicurezza e l’ambiente…”. 

 

Criteri di priorità, eliminazioni e identificazione delle sostanze

Partendo dai criteri di priorità – con riferimento a quanto contenuto nel Stanford Laboratory Risk Assessment Tool – il documento si sofferma su vari aspetti.

 

 

Ad esempio si sofferma sulle possibili eliminazioni:

  • “Reticelle metalliche spargi fiamma con amianto
  • Supporti con amianto per recipienti caldi in vetro o crogioli
  • Elementi coibenti in amianto nei vecchi banchi di laboratorio
  • Miscela cromica per lavaggio vetreria
  • Bombole di gas ad alta pressione per strumenti sostituite da rampe esterne di bombole con linee di adduzione di gas agli strumenti a bassa pressione e successivamente con generatori di piccole quantità di gas a pressione ancora più bassa.
  • Reagenti non più utilizzati come cianuri e vecchie fiale di bromo
  • Vecchi reagenti con etichettatura incerta
  • Quantità eccessive di reagenti e solventi (scorte)
  • …”. 

 

L’intervento si sofferma anche sugli elementi identificativi delle sostanze.

 

Si ricorda che una sostanza o miscela classificata come pericolosa e contenuta in un imballaggio “è provvista di un'etichetta in cui figurano gli elementi seguenti:

  1. nome, indirizzo e numero di telefono del fornitore o dei fornitori;
  2. la quantità nominale della sostanza o miscela contenuta nel collo messo a disposizione dal pubblico, se tale quantità non è indicata altrove nel collo;
  3. gli identificatori del prodotto”;
  4. “i pittogrammi di pericolo”;
  5. “le avvertenze”
  6. “le indicazioni di pericolo”
  7. “gli opportuni consigli di prudenza”
  8. “una sezione per informazioni supplementari conformemente”.

 

La relazione si sofferma poi su vari altri aspetti, ad esempio:

  • Etichettatura di miscele preparate per scopi analitici 
  • Sostanze da gestire nei metodi di prova su matrici ambientali e biologiche
  • Disposizione di reagenti e campioni da analizzare
  • Disposizione ordinata sul banco di preparazione per le analisi
  • Disposizione razionale dei reagenti 
  • Materiali certificati

 

Il relatore riporta alcune indicazioni sulla sistemazione in laboratorio:

  • “Magazzino reagenti
  • Armadi di sicurezza ventilati
  • Cappe
  • Frigoriferi
  • Separazione tra acidi e basi, tra ossidanti e riducenti forti, rispetto ad altre incompatibilità
  • Raccolta delle schede di sicurezza (possibilmente informatizzata)
  • Disponibilità delle SDS in formato elettronico
  • Etichettatura garantita dal produttore sul prodotto iniziale e dal laboratorio nelle fasi successive di utilizzo”.

 

L’utilizzo e la gestione delle schede di sicurezza

La relazione presenta poi alcune informazioni relative alle schede di sicurezza.

 

Ad esempio sono ricordati i campi tossicologici “che maggiormente attengono al ‘risk assessment’ delle sostanze chimiche in relazione al Testo Unico e ai regolamenti europei REACH, CLP, SDS:

  • Tossicità acuta e cronica per assunzione per via orale, inalatoria e dermica
  • Irritazione cutanea e oculare
  • Sensibilizzazione cutanea e respiratoria
  • Cancerogenicità, mutagenicità, tossicità riproduttiva
  • Ecotossicità
  • LD50 (Lethal Dose 50%), NOAEL (No Observed Adverse Effect Level), LOAEL (Lowest Observed Adverse Effect Level), DNEL (Derived No-Effect Level), PNEC (Predicted No-Effect Concentration)”.

 

E si indica che una adeguata gestione delle SDS prevede, ad esempio:

  • “Raccolta razionale e informatizzata delle SDS in ordine di classificazione e costante aggiornamento
  • Valutazione degli usi di laboratorio: reagente, solvente, colorante, diluente, lavaggio vetreria, pulizia superfici….
  • Raccolta di dati di interesse a completamento delle stesse attraverso banche dati ….
  • Stima dei tempi di esposizione per le varie funzioni”.

 

Sono poi presentate e segnalate le “Infocard” messe a disposizione dall’ECHA dal gennaio 2016.

 

 

Ricordiamo, in conclusione, che l’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, si sofferma poi su molti altri aspetti.

Ne segnaliamo alcuni:

  • Prestazioni essenziali della cappa secondo la UNI EN 14175;
  • Percorso per la scelta di apparati di protezione delle vie respiratorie rispetto agli inquinanti aerodispersi;
  • Transizione dalla Direttiva DPI 89/686/CEE al Regolamento (UE) 2016/425 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 sui dispostivi di protezione individuale;
  • Criteri di efficienza di alcuni mezzi filtranti per aerosol
  • Produzione di nano fibre per mezzi filtranti; 
  • UNI EN ISO 15189: laboratori medici;
  • Revisione della norma UNI EN 689.

 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Il rischio professionale e ambientale nei laboratori: introduzione ai lavori”, a cura di Carlo Sala (Coordinatore del Gruppo di Lavoro CIIP Rischio chimico e cancerogeno), intervento al seminario “Gestione del rischio chimico e cancerogeno in Sanità. Parte 3: Focus Laboratori” (formato PDF, 2.49 MB).

 

 

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