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Formare all’utilizzo in sicurezza dei fitofarmaci

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Rischio chimico

13/10/2011

Un documento rivolto ai formatori offre diverse informazioni sui sistemi di difesa fitosanitaria e sulle modalità corrette di acquisto, trasporto, conservazione, uso e smaltimento dei prodotti fitosanitari. Prevenzione e protezione dei lavoratori esposti.

 
Latina, 13 Ott – Nel mondo agricolo l’impiego di vari prodotti chimici di sintesi ha facilitato un aumento delle produzioni agricole, ma ha anche causato profonde modifiche nell’equilibrio degli ecosistemi e gravi ripercussioni sulla salubrità dei prodotti e sui rischi lavorativi degli operatori agricoli. Parliamo in particolare dei “ prodotti fitosanitari”, una serie di sostanze chimiche sintetiche utilizzate per distruggere i parassiti in agricoltura; sostanze per lo più di natura tossica, se non addirittura cancerogene, che devono essere utilizzate e manipolate con grande attenzione.
 
Per ridurre i rischi nell’uso di queste sostanze e per aumentare la sicurezza in agricoltura l’ Azienda Unità Sanitaria Locale di Latina, l’Assessorato alla Sanità e l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio hanno prodotto un manuale dal titolo “ Sicurezza in agricoltura e utilizzazione dei prodotti fitosanitari”, un documento rivolto ai formatori dei corsi di preparazione, corsi che gli agricoltori seguono per ottenere il rilascio del “patentino” per l’utilizzo di fitosanitari.


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Con questo documento – presentato ad un convegno che si è tenuto il 6 giugno 2011 a Roma – si intende “fornire un chiaro indirizzo e supporto affinché le attività di formazione, siano, nell’ambito specifico, il più possibile standardizzate ed omogenee su tutto il territorio regionale sia nel contenuto che nella metodologia ed in linea con l’evoluzione normativa e tecnologica del settore”. Infatti “lo sviluppo delle produzioni agricole non è veramente tale se non è coniugato con il rispetto della salute dell’uomo e dell’ambiente”.
 
Il manuale - suddiviso in sette distinti moduli, a loro volta disaggregati in dieci Unità Didattiche (UD) - riporta gli innovativi sistemi di difesa fitosanitaria, le modalità corrette di acquisto, trasporto, conservazione, uso e smaltimento dei prodotti fitosanitari che devono essere eseguite per salvaguardare l’ambiente e tutelare la salute degli operatori agricoli e dei consumatori.
 
In particolare ci soffermiamo oggi su alcuni aspetti del Modulo 5, Unità Didattica 6 relativa alla prevenzione e protezione dei lavoratori esposti.
 
Le diapositive relative all’UD 6 descrivono ad esempio i sistemi di prevenzione che possono essere utilizzati per arrivare alla eliminazione/riduzione del rischio chimico. Ad esempio con riferimento a:
- razionalizzazione della difesa chimica (lotta guidata, lotta integrata);
- lotta biologica;
- sostituzione di prodotti pericolosi con altri meno pericolosi o non classificati;
- utilizzo macchine con cabina pressurizzata;
- manutenzione e taratura delle attrezzature;
- norme comportamentali (formazione, informazione, addestramento);
- utilizzo di dispositivi di protezione individuale.
 
Rimandandovi alla lettura diretta dell’unità didattica riguardo ai primi punti indicati, vediamo le indicazioni relative ad alcuni comportamenti corretti che possono portare ad una riduzione del rischio:
- “leggere attentamente le etichette e le schede di sicurezza di tutti i prodotti chimici utilizzati;
- segregare i prodotti fitosanitari in luoghi dove l’accesso è garantito solamente a personale qualificato;
- allontanare dall’area da trattare persone e animali;
- effettuare le operazioni di trattamento quando il vento spira in maniera tale che la nube non investa l’operatore;
- effettuare le operazioni rispettando sempre il tempo di rientro, ossia il tempo che deve trascorrere tra l’ultimo trattamento e il diradamento, la potatura ecc.;
- durante i trattamenti, non mangiare, fumare e bere, eseguire correttamente le operazioni di pulizia degli ugelli delle macchine irroratrici;
- aver cura dell’ambiente dove tali operazioni vengono eseguite;
- utilizzare correttamente le macchine e provvedere costantemente alla loro revisione e manutenzione”.
 
Questi i DPI da utilizzare nelle specifiche fasi di lavoro:
- “preparazione distribuzione: tuta, guanti, occhiali, stivali, copricapo, mascherina;
- rientro nelle colture trattate senza rispetto del tempo di rientro: tuta, guanti, stivali, copricapo, mascherina
- rientro nelle colture trattate con rispetto del tempo di rientro: tuta, guanti, stivali”.
In particolare l’o peratore agricolo “dovrà indossare i dispositivi di protezione individuali già fin dal momento della preparazione della miscela che è la fase più critica in quanto comporta il contatto diretto con il prodotto fitosanitario allo stato puro o ad alta concentrazione. Questa fase comprende operazioni di pesatura del prodotto, miscelazione con acqua e travaso nel mezzo utilizzato per irrorare. La preparazione della miscela dovrà avvenire all’aperto, in assenza di vento e il più possibile vicino al campo da trattare”.
 
Nell’Unità didattica si spiegano anche i criteri da seguire per una corretta scelta dei DPI.
I DPI oltre a dover rispondere ai requisiti essenziali di salute e di sicurezza stabiliti dalla normativa, ad avere dichiarazione di conformità CE, marcatura CE e nota informativa, devono essere adeguati sia ai rischi da cui ci se deve proteggere che all’ambiente di lavoro. Con la vasta gamma di modelli di DPI presenti in commercio è possibile “scegliere il tipo ed il modello che più si adatta alle esigenze personali ed alle modalità del turno di lavoro”.
Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che “l’impiego dei mezzi di protezione individuali determina sicuramente un elemento di disagio e può essere causa di numerosi inconvenienti. I dispositivi di protezione devono essere individuali poiché lo scambio fra più operatori, può essere causa di trasmissione di malattie. Il DPI deve essere compatibile con altri dispositivi quando vi è un utilizzo contemporaneo, non deve limitare o impedire i movimenti e deve essere funzionalmente pratico”.
 
Dal documento, che si sofferma nella descrizione dei vari DPI, prendiamo alcune notizie sulla tuta, il DPI “più importante per ridurre l’ esposizione dermale durante tutte le operazioni in cui si manipolano prodotti fitosanitari”.
La tuta “può essere di diversa fattura e fabbricata con qualsiasi materiale, purché sia idonea e certificata per il rischio chimico da cui ci si deve proteggere, e può essere composta da uno o due pezzi”.
Come abbiamo accennato l’aspetto di estrema rilevanza è la presenza della marcatura e della dichiarazione di conformità CE unitamente alla “nota informativa scritta che indichi che è in grado di proteggere l’operatore” in caso di contatto con prodotti fitosanitari.
Lanota informativa, “che deve sempre accompagnare la tuta, fornisce indicazioni per la sua gestione (utilizzo e riutilizzo, decontaminazione, pulizia ed eventuale lavaggio, manutenzione, conservazione e smaltimento)”.
Si ricorda che “materiali sicuri e con buon comfort sono costituiti dal cotone impermeabilizzato, dal Tyvek (che è un cosiddetto tessuto-non tessuto) e dal Goretex. Le tute di cotone si bagnano facilmente e, se non sono adeguatamente trattate con sostanze impermeabili, non forniscono una buona protezione. Già da qualche anno sono in commercio tute di materiali impermeabili, ma traspiranti, che rappresentano la soluzione ideale”.
 
Infine riprendiamo alcune avvertenze per un corretto impiego della tuta:
- “deve essere pulita e senza strappi; va calzata stretta sopra i guanti protettivi e sopra gli stivali; in pratica le maniche ed i pantaloni devono essere indossati all’esterno di guanti e stivali per evitare che, in caso di rovesciamento accidentale del PF (prodotto fitosanitario, ndr) concentrato o della miscela, il liquido stesso venga convogliato dalla tuta all’interno di guanti o calzature, a contatto con la pelle;
- il tutto deve offrire un buon equilibrio tra protezione e comfort; oltre a proteggere dalle sostanze tossiche deve, cioè, non limitare i movimenti, non impedire la sudorazione e quindi non deve essere troppo calda d’estate, non essere pesante, essere facilmente lavabile;
- se la nota informativa della tuta consente il suo periodico lavaggio ed il suo riutilizzo,questa non deve essere lavata contemporaneamente con altri indumenti che potrebbero contaminarsi; i residui di PF possono essere rimossi, in buona parte, utilizzando sapone comune (sapone di Marsiglia) e lasciando riposare il tessuto per un’ora in una soluzione di ipoclorito di sodio in acqua all’1% (nome commerciale: candeggina); dopo ogni utilizzo la tuta va esposta all’aria e al sole: ciò facilita la degradazione dei residui grazie all’azione delle radiazioni solari”.
 
 
 
Azienda Unità Sanitaria Locale di Latina, Assessorato alla Sanità e Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, “ Sicurezza in agricoltura e utilizzazione dei prodotti fitosanitari”, manuale per formatori dei corsi di preparazione per il rilascio del “patentino” per l’utilizzo di fitosanitari (formato PDF, 23.59 MB).
 
 


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