
Il lavoro su alberi con funi e il pericolo di caduta dall’alto

Roma, 19 Mar – Riguardo al lavoro sugli alberi con “arrampicata su struttura arborea” si intende un “movimento verticale o laterale dell’operatore su una struttura arborea, verso l’alto o verso il basso, consentito dalla quantità, consistenza e disposizione di appigli e appoggi intesi come punto di inserzione fusto/rami e/o forcelle”. Si indica che la progressione “deve essere assicurata dall’alternanza di due sistemi di protezione regolabili, uno dei quali deve poter consentire l’evacuazione fino alla base della struttura arborea”. E il movimento dell’operatore “deve essere coerente con la regolazione del sistema di protezione che, durante la spinta degli arti inferiori, deve essere adeguatamente accorciato affinché la caduta sia prevenuta o contenuta”.
Mentre con “tree climbing” si intende una “tecnica di lavoro che consente di accedere alla chioma, o a parti degli alberi, muovendosi in sicurezza con l’ausilio di imbracature, corde e varie tipologie di attrezzi, per eseguire interventi di potatura, smontaggio, consolidamento e monitoraggio dell’albero”.
A ricordare queste definizioni è un documento – dal titolo “Istruzioni per l’esecuzione in sicurezza di lavori su alberi con funi” – allegato alla Circolare n. 2 del 13 febbraio 2025 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Una circolare che opera una rivisitazione e sostituzione dei contenuti già indicati precedentemente nella circolare n. 23 del 22 luglio 2016 e che fornisce indicazioni sulle misure di sicurezza per lo svolgimento del lavoro su alberi con funi e relativamente all’accesso e posizionamento mediante funi.
Il documento contenente le istruzioni si sofferma anche sui principali pericoli per gli operatori impegnati nelle attività con gli alberi.
Nell’articolo ci soffermiamo sui seguenti argomenti:
- I lavori su alberi con funi e la caduta dall’alto: principali cause
- I lavori su alberi con funi e la caduta dall’alto: dispositivi di protezione individuale
- I lavori su alberi con funi e la caduta dall’alto: sindrome da sospensione
I lavori su alberi con funi e la caduta dall’alto: principali cause
Riguardo ai pericoli, e alle misure di prevenzione e protezione, che possono manifestarsi durante le fasi attuative della tecnica di lavoro su alberi con funi il documento si sofferma, chiaramente, innanzitutto sul pericolo di caduta dall’alto.
Infatti, le principali fasi operative della tecnica di lavoro su alberi con funi “espongono il lavoratore al pericolo di caduta dall’alto le cui conseguenze prevedibili a carico dello stesso sono lesioni di carattere permanente o morte”.
Queste le principali cause che possono determinare il “verificarsi del pericolo di caduta dall’alto”:
- “cedimento della pianta o di parti di essa: i cedimenti sono il più delle volte da attribuire alla presenza di difetti strutturali della pianta. Per impedire il verificarsi dell’evento è necessario effettuare un’accurata analisi visiva e se del caso strumentale utilizzando le modalità consigliate dalla ricerca scientifica per l’individuazione dei principali difetti strutturali o dei loro sintomi quali: fessurazioni, carie, rigonfiamenti o depressioni, scortecciature, parti morte, funghi agenti di carie, cavità, corteccia inclusa ecc.;
- cedimento dei punti di ancoraggio: i cedimenti sono solitamente da attribuirsi ad inserzioni deboli o rami di dimensioni non sufficienti;
- taglio delle funi o di altri componenti tessili: il contatto accidentale delle lame degli attrezzi da taglio con una fune comporta tagli o lacerazioni che possono portare anche alla sua completa rottura. L’evento può verificarsi a carico della fune di lavoro o di altri componenti tessili quali, ad esempio, il cordino di posizionamento”.
I lavori su alberi con funi e la caduta dall’alto: dispositivi di protezione individuale
Si indica poi che nella tecnica di lavoro su alberi con funi la protezione del lavoratore dal pericolo di caduta dall’alto “è ottenuta con l’utilizzo di sistemi di protezione individuale contro le cadute composti da DPI ( dispositivi di protezione individuale) di cui: dispositivo di presa del corpo per il sostegno e l’arresto caduta destinata a essere indossata dal lavoratore, un dispositivo di ancoraggio alla pianta e un sistema di collegamento tra i due”. E tali dispositivi di protezione “devono essere indossati ed utilizzati dall’operatore in tutte le fasi in cui vi è il pericolo di caduta dall’alto”.
Ciononostante – continua il documento - i dispositivi di protezione individuale (DPI) contro le cadute dall’alto “possono determinare danni al lavoratore per effetto di:
- forza d’arresto in seguito alla caduta: con l’impiego dell’imbracatura per il corpo e di adeguati dispositivi di protezione individuali si riduce la forza d’arresto in seguito alla caduta. Si rammenta che l’uso degli assorbitori di energia o dei sistemi di arresto caduta richiedono un “tirante d’aria” sufficiente ad arrestare la caduta in condizioni di sicurezza. È necessario, pertanto, accertarsi che al di sotto dell’operatore vi sia uno spazio sufficiente e libero da ostacoli;
- effetto pendolo: Tale evento si manifesta a seguito di caduta per perdita di equilibrio o di un’errata manovra di posizionamento. L’impatto contro il fusto o i rami è il momento pericoloso del pendolo. L’intensità dell’impatto aumenta con il crescere dell’angolo che la corda definisce fra la verticale dell’ancoraggio e il punto di partenza del pendolo. Per impedire il verificarsi dell’effetto pendolo è necessario impiegare dispositivi aggiuntivi di posizionamento durante lo spostamento dell’operatore ovvero frazionando o rinviando la fune di lavoro;
- sindrome da sospensione: Questa sindrome può colpire i lavoratori che, dotati di un’imbracatura, sono appesi ad una fune o altro sistema di collegamento. È una condizione clinica a evoluzione mortale in breve tempo quando associa alla sospensione cosciente (persona appesa), la perdita di coscienza (persona non cosciente che non risponde e non si muove)”.
I lavori su alberi con funi e la caduta dall’alto: sindrome da sospensione
Riguardo alla sindrome da sospensione il documento indica che tale sindrome ha evoluzione “già dopo qualche minuto di sospensione e porta dapprima a perdita di coscienza e, se non si interviene, a morte per insufficienza prevalentemente cardiocircolatoria e ischemia cerebrale in pochi minuti (3 – 30 minuti) a seconda delle caratteristiche del soggetto e delle condizioni ambientali”. È questa sindrome rappresenta “una situazione di emergenza che gli altri componenti della squadra di lavoro devono affrontare allertando immediatamente il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale e contemporaneamente attivando le procedure di emergenza”. In particolare, al sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale “devono giungere chiare l’informazione di paziente incosciente e sospeso e la dinamica dell’infortunio. É importante riportare a terra l’infortunato prima possibile”.
Si indica poi che i fattori predisponenti alla sindrome “sono la disidratazione, lo sfinimento, l’esaurimento da calore o da ipotermia. In assenza di traumi, i sintomi precoci che preavvisano lo sviluppo di una sindrome da sospensione non conclamata o incipiente sono: sudorazione, nausea, vertigini, formicolii alle gambe o alle braccia, tachicardia all’inizio e turbe del ritmo e brachicardia nelle fasi più avanzate, malessere generale e oppressione toracica”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale delle “Istruzioni per l’esecuzione in sicurezza di lavori su alberi con funi” che, per quanto riguarda i pericoli, riportano informazioni anche su:
- contatto non intenzionale con parti attive di linee elettriche;
- contatto non intenzionale dell’operatore con attrezzature da taglio;
- condizioni meteorologiche sfavorevoli;
- insetti e animali pericolosi;
- caduta di oggetti (attrezzature di lavoro o parti di pianta);
- difficoltà di comunicazione fra gli operatori.
Tiziano Menduto
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