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I rischi biologici: allevamenti, funghicoltura e selvicoltura

I rischi biologici: allevamenti, funghicoltura e selvicoltura
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Rischi da agenti biologici

13/03/2023

Un documento sul rischio biologico nelle attività agro-zootecniche si sofferma sui rischi e sulle possibili malattie negli allevamenti, in funghicoltura e in selvicoltura. I rischi, le misure di prevenzione e i requisiti dei luoghi di lavoro.

Roma, 13 Mar – In agricoltura, soprattutto nel settore zootecnico, sono molti i possibili rischi biologici per i lavoratori. E gli operatori possono essere esposti ad agenti biologici sotto forma o in relazione a bioaerosol, tessuti e fluidi biologici infetti, lesioni degli animali, deiezioni/liquami, strumenti e superfici contaminate, acqua contaminata, artropodi, insetti, rifiuti e anche materiali di natura inorganica e organica (terra, argilla, derivati da piante, polveri organiche, foraggi e mangimi).

 

Per parlare di agenti biologici nel settore agro-zootecnico abbiamo presentato in questi mesi il documento InailRischio biologico nelle attività agro-zootecniche”, frutto della collaborazione tra Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (DIT), Dipartimento di medicina epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale (DIMEILA) e Inail Ascoli Piceno.

 

Il documento non fornisce sono informazioni generali, ma entra anche nel dettaglio dei fattori di rischio e delle possibili misure di prevenzione connesse a varie attività e ambienti.

 

Ci soffermiamo oggi, sempre con riferimento al contenuto del documento Inail, sugli allevamenti, la funghicoltura e la selvicoltura.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:


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Sicurezza Allevamento di cavalli ed altri equini - Categoria Istat: A - Agricoltura, silvicoltura e pesca

 

Le attività agro-zootecniche: i rischi biologici negli allevamenti

Riguardo agli allevamenti si ricorda che nel settore zootecnico il rischio biologico per gli operatori “è causato principalmente dalle zoonosi, malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo durante le diverse attività che richiedono il contatto diretto con il bestiame”.

E dunque le maggiori fonti di pericolo biologico sono “rappresentate dagli animali e loro deiezioni, fluidi e materiali biologici, polveri organiche, aerosol contaminato, fieno e mangimi, superfici, indumenti e attrezzature contaminate”.

 

Queste le attività/fasi lavorative maggiormente critiche:

  • “preparazione e distribuzione dei mangimi o fieno;
  • mungitura e tosatura;
  • ispezione, assistenza ed interventi sugli animali;
  • carico, scarico e movimentazione del bestiame (contatto cutaneo con l’animale, schizzi di urine e feci);
  • raccolta dei prodotti di derivazione animale (uova, latte, lana, ecc.);
  • pulizia e disinfezione dei locali e delle lettiere (schizzi di urine e feci, bioaerosol);
  • gestione dei liquami (urine, feci, bioaerosol)”.

Inoltre poiché le attività zootecniche vengono svolte anche in ambienti outdoor, “i lavoratori sono potenzialmente esposti a punture di zanzare e zecche (zoonosi vettore trasmesse) e morsi di roditori”.

 

Riprendiamo alcune misure di prevenzione generali per il lavoratore:

  • “verificare la presenza di eventuali ferite e coprirle;
  • effettuare un corretto lavaggio delle mani dopo le attività lavorative;
  • divieto di mangiare, bere e fumare durante le attività lavorative;
  • pulire e disinfettare attrezzature e utensili;
  • effettuare un’adeguata pulizia delle calzature per evitare la diffusione del batterio tra stalle diverse;
  • utilizzare adeguati DPI;
  • conservare gli abiti da lavoro in appositi armadi, separati da indumenti personali;
  • non lavare indumenti e stivali nelle abitazioni;
  • controllare, pulire e disinfettare sistematicamente i DPI”. 

 

Le attività agro-zootecniche: zootecnia e requisiti delle aziende agricole

Riguardo agli allevamenti il documento si sofferma anche sulle misure di prevenzione generali da realizzare in ogni tipo di allevamento:

  • “separare gli ambienti di lavoro dalle mense e dagli uffici amministrativi;
  • rispettare standard costruttivi delle strutture di allevamento:
  • coibentazione;
  • finestre apribili per l’areazione dei locali;
  • ricoveri realizzati in materiali lavabili e disinfettabili;
  • mangiatoie e abbeveratoi strutturati per ridurre contaminazione degli alimenti;
  • impianto di ventilazione per la filtrazione dell’aria;
  • adeguata illuminazione artificiale;
  • evitare l’impiego di acqua contaminata per l’irrigazione delle colture foraggere;
  • impedire l’accesso di roditori e insetti (es. mosca, tarma della farina) negli ambienti di allevamento e di stabulazione;
  • controllare lo stato di salute degli animali prima di introdurli nell’allevamento;
  • allontanare gli animali infestati o malati;
  • segnalare immediatamente al veterinario ufficiale l’insorgenza di zoonosi;
  • evitare un elevato numero di animali all’interno dell’allevamento;
  • effettuare pulizia e disinfezione accurate di ricoveri ed attrezzature ad ogni fine ciclo di allevamento (vuoto sanitario 10-15 giorni);
  • igienizzare le attrezzature, come da procedura;
  • fare manutenzione periodica degli impianti di trattamento dell’aria e pulire le griglie di immissione e ripresa;
  • realizzare protocolli di pulizia, disinfezione e disinfestazione quotidiane, settimanali, periodiche, straordinarie;
  • adottare corrette procedure di raccolta e smaltimento dei materiali di scarto (deiezioni);
  • utilizzare macchinari/attrezzature automatiche dove possibile;
  • utilizzare tecniche di pulizia che non producano aerosol di acqua sporca o altri materiali;
  • mantenere adeguati livelli di temperatura e umidità relativa negli ambienti lavorativi chiusi e adeguata aerazione dei locali”.

 

Dal documento riprendiamo poi un allegato che, più in generale, si sofferma sui requisiti dei luoghi di lavoro in azienda agricola, con riferimento anche al contenuto dell’allegato IV del D.Lgs. 81/2008:

 

 

Le attività agro-zootecniche: i rischi in funghicoltura e selvicoltura

Il documento fornisce poi informazioni sulla funghicoltura ad uso alimentare che “ha assunto uno sviluppo considerevole e si distingue in funghicoltura estensiva, favorita ed incrementata in ambiente naturale, e funghicoltura intensiva in locali con specifiche condizioni di umidità, temperatura, aerazione, luce e disponibilità di concimi adeguati”.

 

Si segnala che in tali ambienti, il rischio biologico può derivare da:

  • “contatto con suolo o materiale vegetale contaminato;
  • punture di insetti;
  • tagli e abrasioni dovuti ad utilizzo di strumenti/oggetti appuntiti e/o taglienti contaminati;
  • contatto con superfici/attrezzature di lavoro contaminate;
  • inalazione di bioaerosol generato dalla manipolazione di materiale organico e/o da sistemi di irrigazione potenzialmente contaminati da patogeni acquatici”.

 

E le misure di prevenzione generali da realizzare sono:

  • “prevedere locali isolati termicamente e dagli agenti atmosferici con aperture adeguate per un rapido ricambio di aria;
  • prevedere opportuni sistemi di aerazione e di protezione contro l’umidità;
  • provvedere alla manutenzione, pulizia e sanificazione degli impianti di aereazione, almeno una volta l’anno, per ridurre la presenza di agenti patogeni (acari della polvere, batteri, muffe, allergeni di origine animale, virus, funghi);
  • prevedere pavimenti e pareti pulite e facilmente sanificabili;
  • controllare l’eventuale presenza di ferite/abrasioni sulla cute e coprirle;
  • lavare correttamente le mani dopo le attività lavorative;
  • divieto di mangiare, bere e fumare durante le attività lavorative;
  • igienizzare i luoghi di lavoro e delle attrezzature;
  • utilizzare adeguati DPI;
  • conservare gli abiti da lavoro in appositi armadi, separati da indumenti personali;
  • non lavare indumenti e stivali nelle abitazioni;
  • controllare, pulire e disinfettare sistematicamente i DPI”.

 

Infine ci soffermiamo sulla selvicoltura.

 

Il documento ricorda che il lavoro in bosco, che è incluso nel comparto agricoltura, “comprende molteplici attività finalizzate a controllare crescita, composizione, struttura e qualità di un bosco, con lo scopo di produrre legname e preservare nel tempo la qualità e la quantità del patrimonio forestale”.

 

In tale settore lavorativo, il rischio biologico può derivare da:

  • “contatto con suolo e materiale vegetale contaminato;
  • punture o morsi di zanzare, zecche, ecc.;
  • contatto con insetti urticanti (processionarie);
  • tagli e abrasioni dovuti all’utilizzo di strumenti/oggetti appuntiti e/o taglienti contaminati;
  • contatto con animali selvatici e loro fluidi biologici;
  • morsi di serpenti (vipere);
  • graffi/morsi di animali selvatici”.

 

Mentre le misure di prevenzione generali da realizzare “sono:

  • evitare contatto con animali selvatici;
  • controllare l’eventuale presenza di ferite/abrasioni sulla cute;
  • lavare correttamente le mani dopo le attività lavorative;
  • divieto di mangiare, bere e fumare durante le attività lavorative;
  • igienizzare le attrezzature;
  • utilizzare adeguati DPI;
  • conservare gli abiti da lavoro in appositi armadi, separati da indumenti personali;
  • non lavare indumenti e stivali nelle abitazioni;
  • controllare, pulire e disinfettare sistematicamente i DPI”.      

 

Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento che presenta, nel dettaglio, le possibili patologie che possono essere contratte e che si sofferma anche sui rischi biologici in:

  • pieno campo
  • serricoltura
  • acquacoltura
  • apicoltura
  • elicicoltura e lombricoltura.

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail - Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici, Dipartimento di medicina epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale, Inail Ascoli Piceno, “ Rischio biologico nelle attività agro-zootecniche”, a cura di Casorri Laura, Ficociello Barbara, Masciarelli Eva, Papacchini Maddalena (Inail DIT) e Chiominto Alessandra, Di Renzi Simona, Paba Emilia, Tomao Paola (Inail, DIMEILA) con la collaborazione di Bomba Giuseppina (Inail Ascoli Piceno), Collana Salute e Sicurezza, edizione 2022 (formato PDF, 9.83 MB).

 

 

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