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Fit for the Future: verso una cultura europea del fit test e della competenza
Per fare il punto sullo stato attuale e sulle prospettive future del fit test, l’8 ottobre, presso la sede UNI di Milano, si è svolto l’evento “ Fit for the Future”, organizzato dalla sezione europea dell’ ISRP (International Society for Respiratory Protection) con il contributo di UNI ed ESF – European Safety Federation. Un incontro tecnico di altissimo livello che ha riunito esperti, enti normativi, produttori e rappresentanti istituzionali per fare il punto sul presente e sul futuro del fit testing dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie.

Un impegno condiviso per la sicurezza
Aprendo i lavori, il professor David Crouch (ISRP Chair) ha ricordato la missione dell’ISRP: diffondere cultura, ricerca e buone pratiche sulla protezione respiratoria a livello globale, promuovendo un dialogo costruttivo tra industria, enti governativi e organizzazioni professionali. Il messaggio centrale dell’intera giornata è stato chiaro: il fit test non è un adempimento burocratico, ma una misura concreta di tutela della salute, parte integrante di un programma di protezione respiratoria efficace.
Dall’EN 529:2006 alla UNI 11719: il percorso italiano
Il Dott. Ing. Adriano Paolo Bacchetta, docente all’Università degli Studi di Milano e presidente del Centro Europeo Interdisciplinare per la Sicurezza, ha illustrato il percorso che ha portato alla revisione della norma UNI 11719, che definisce i requisiti per la gestione dei programmi di protezione delle vie respiratorie.
Il nuovo testo introduce elementi sostanziali, tra cui l’istituzione di una nuova figura professionale responsabile della gestione e dell’implementazione del programma di protezione delle vie respiratorie, definizione delle competenze del formatore e dell’istruttore pratico per l’uso corretto degli APVR (Apparecchi di Protezione delle Vie Respiratorie) ed infine requisiti teorici e pratici per i corsi di formazione ed addestramento per i lavoratori. Viene inoltre introdotto l’obbligo di conservare tutta la documentazione relativa al programma (inclusi i fit test) per un periodo di 10 anni, in linea con la latenza di molte malattie professionali.
Tutto questo rappresenta passo decisivo verso una cultura della prevenzione più matura, dove la selezione, l’uso e la manutenzione degli APVR diventano processi controllati e verificabili.
Fit test: una prova che salva vite
Nel suo intervento, Alan Murray (British Safety Industry Federation) ha ricordato come il fit test sia obbligatorio in diversi Paesi, oltre l’Italia — tra cui Regno Unito, Svezia, Brasile, Australia e Stati Uniti — e come la sua adozione sistematica riduca in modo significativo e misurabile il rischio di esposizione a sostanze pericolose.
In Europa, tuttavia, l’obbligatorietà è ancora disomogenea: in Spagna, Francia e Finlandia ad esempio, è richiesta per la protezione da fibre di amianto e silice cristallina, ma non ancora per tutte le tipologie di esposizione.
Murray ha definito "incomprensibile" la frammentazione normativa presente in Europa, dove l'obbligo di fit test è spesso legato a rischi specifici anziché essere un requisito universale per tutti i respiratori a tenuta. Questa logica "pericolo-specifica" è paradossale: riconosce l'efficacia del fit test per proteggere da un rischio elevato, ma non ne estende il principio a tutti gli altri pericoli per i quali si utilizzano gli stessi dispositivi di protezione.
Da qui l’importanza dei programmi di accreditamento come Fit2Fit, che garantiscono la competenza e l’affidabilità dei professionisti che eseguono i test di adattamento dei respiratori.

La formazione come chiave del cambiamento
Il tema dell’accreditamento è stato al centro anche dell’intervento di Janina Sander (European Safety Federation e TSI), che ha presentato il programma europeo di sensibilizzazione e formazione sul fit test.
La ESF sta lavorando alla creazione di un percorso educativo integrato — webinar, e-learning, linee guida e campagne di comunicazione — per aumentare il numero di fit tester qualificati e armonizzare le competenze a livello europeo, estendendo questa campagna di sensibilizzazione al pubblico generale su esposizioni quotidiane (fumo da incendi, prodotti chimici domestici).
Questo approccio mira a costruire una base comune di conoscenze tecniche e scientifiche, promuovendo una rete di esperti in grado di garantire standard elevati e uniformi in tutta Europa.
L’esperienza britannica e la via italiana
Il Dr. Nick Baxter dell’HSE (Health and Safety Executive Science Division) ha illustrato l’esperienza del Regno Unito, dove dal 2009 il programma Fit2Fit certifica la competenza degli operatori attraverso prove teoriche e pratiche, in stretta collaborazione con l’autorità di vigilanza. La reale necessità di un programma di accreditamento nasce dal fatto che un fit test eseguito male può generare falsi positivi, che sono i più pericolosi poiché generano una falsa percezione di sicurezza nel lavoratore.
In Italia, come ha evidenziato Claudio Galbiati (Presidente di Assosistema Safety), il programma Fit2Fit Italia è attivo e in costante crescita: oggi conta decine di professionisti certificati, con un tasso medio di superamento delle prove intorno al 67%.
Un risultato significativo che testimonia l’interesse e l’impegno del nostro Paese nel colmare il divario con le realtà più avanzate, puntando su competenza, formazione e responsabilità.
Innovazione e tecnologie emergenti
L’evoluzione tecnologica è un altro pilastro di questo cambiamento. Le aziende leader del settore, come TSI e OHD, hanno presentato sistemi avanzati per la gestione digitale dei fit test: piattaforme cloud per l’archiviazione dei dati e strumenti portatili per la verifica in tempo reale della tenuta dei respiratori anche durante la reale attività lavorativa, estendendo il controllo oltre la sessione di fit test.
Tecnologie che non sostituiscono la professionalità dell’operatore, ma la amplificano, garantendo tracciabilità, efficienza e qualità.
Un futuro che si costruisce insieme
A chiudere i lavori, la dott.ssa Stephanie Lynch (Presidente ISRP) ha evidenziato la necessità di armonizzare gli standard internazionali e di promuovere una maggiore chiarezza comunicativa verso imprese e lavoratori. L’obiettivo comune è quello di rendere il fit test una prassi consolidata, riconosciuta e condivisa, capace di salvaguardare la salute di chi lavora in ambienti a rischio.
Formare oggi i Fit Tester del domani
Il messaggio lanciato a Milano è stato forte e chiaro: il fit test non è solo un obbligo, ma è anche una responsabilità verso la vita delle persone che lavorano. Ed è proprio in questa direzione che si inserisce il corso di formazione per Fit Tester, che rappresenta il primo passo per accedere all’accreditamento Fit2Fit Italia, organizzato da AZ Safe Srl.
Un percorso che offre solide basi teoriche e pratiche per eseguire i test di adattamento secondo gli standard internazionali, comprendere la normativa, riconoscere le criticità operative e contribuire attivamente alla tutela della salute dei lavoratori.
Formarsi oggi significa costruire la sicurezza di domani. Scopri come diventare Fit Tester accreditato e contribuire al futuro della protezione respiratoria.
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Per informazioni: Davide Faccini – AZ Safe Srl
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