Trasferimento di dati in USA e tutela della privacy

L'accordo di ''Safe Harbor'', siglato con l'obiettivo di tutelare i dati in transito dalle aziende europee agli Stati Uniti (cfr. i numeri 125 e 176 di PuntoSicuro), non ha ancora portato i risultati attesi.

Come sottolineato nell'ultima newsletter del Garante per la tutela dei dati personali "le imprese americane che hanno finora aderito all'accordo del Safe Harbor non garantiscono informazioni trasparenti sulla gestione dei dati personali trasferiti oltreoceano''.

In base al primo rapporto stilato dalla Commissione europea sull'effettiva applicazione di Safe Harbor ("approdo sicuro"), i requisiti necessari per l'utilizzo dell'accordo sono presenti sia negli Stati Uniti che nella UE, ma le informazioni messe a disposizione dei cittadini mancano ancora in trasparenza e chiarezza.

I sei organismi ai quali le aziende americane possono affidare eventuali ricorsi presentati dai cittadini europei, inoltre, non forniscono informazioni complete sulle modalità di istruzione dei ricorsi.

Queste sono le considerazioni emerse dalla valutazione effettuata dalla Commissione in base alle informazioni raccolte presso la Federal Trade Commmission e ai dati presenti nel sito Internet del Dipartimento per il commercio USA. Questo sito, infatti, contiene l'elenco di tutte le organizzazioni che fino ad ora hanno autocertificato la propria adesione all'accordo di Safe Harbor.

E' significativo sottolineare che queste sono soltanto le prime considerazioni, il rapporto conclusivo relativo alla valutazione d'insieme della Commissione europea sul funzionamento del Safe Harbor sarà redatto entro il 2003.