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Se il riconoscimento facciale vi preoccupa, guardate cosa ci aspetta!

Se il riconoscimento facciale vi preoccupa, guardate cosa ci aspetta!
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Privacy

20/11/2019

I difensori della protezione dei dati personali sono fortemente contrari all’utilizzo di applicativi di riconoscimento facciale. Figuriamoci come dovranno preoccuparsi quando le nuove tecnologie biometriche, cominceranno ad essere utilizzate.

I lettori sono certamente al corrente del fatto che numerose strutture pubbliche hanno deciso di proibire l’utilizzo di applicativi di riconoscimento facciale. Ad esempio, negli Stati Uniti la città di San Francisco non permette alla polizia di utilizzare questi applicativi, e il fatto che la polizia metropolitana di Londra li stia utilizzando da tempo, ad insaputa degli utenti, ha indotto l’autorità Garante per la protezione dei dati personali ad attivarsi.

 

Per contro, l’alta corte di Cardiff, in Scozia, ha recentemente emesso una sentenza nella quale si afferma che l’uso di dispositivi di riconoscimento facciale da parte della polizia è legale.

A fronte di queste decisioni contrastanti, è certamente interessante cominciare ad analizzare quali nuove tecniche di riconoscimento biometrico possono essere utilizzate, non solo a livello sperimentale, ma addirittura su larga scala.

 

L’utilizzo di applicativi biometrici che riconoscono un individuo, analizzando in modo in cui egli si muove e cammina, rappresentano una nuova tecnica di sorveglianza che ha già dimostrato di essere notevolmente accurata, come confermato da alcuni esperimenti condotti dalla polizia in Cina. Vi sono diversi modi per riconoscere un individuo dal modo in cui cammina. Quello utilizzato dalla polizia cinese è stato sviluppato da una software house specializzata, che ha illustrato alcuni aspetti funzionali nella richiesta di brevetto, depositata presso gli enti coinvolti. L’azienda afferma che il suo software riconosce le persone con il 94% di accuratezza ed ha già costruito un database con decine di migliaia di individui.

È da notare che questo applicativo può lavorare insieme ad un applicativo di riconoscimento facciale, migliorando ancora di più l’affidabilità del riconoscimento.

 

 

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Decisamente insolito è un dispositivo che permette di identificare le persone dal modo in cui camminano, messo a punto dai ricercatori dell’Università di Manchester. Questi ricercatori hanno annegato dei sensori lungo un corridoio, attraversato da numerosi soggetti, ed hanno potuto riconoscere 24 distinti fattori, che caratterizzano in modo che una persona cammina. Questi 24 parametri possono essere catturati dai sensori annegati nel pavimento. Un elemento che non manca di preoccupare i difensori della protezione dei dati personali è legato al fatto che una persona potrebbe anche cercare di mascherare il volto e impedire che venga ripreso dalla telecamera, ma è ben difficile che possa pensare di alterare il modo in cui cammina, soprattutto perché non sa in quale parte del pavimento sono posizionati i sensori.

 

Altri interessati dispositivi biometrici sono in grado oggi di catturare il ritmo cardiaco e il ritmo respiratorio. È possibile oggi avere a disposizione dei sensori, che operano a una certa distanza da una persona e che possono catturare sia il ritmo cardiaco, sia il ritmo respiratorio. Alcuni di questi sensori addirittura possono catturare questi dati attraverso un muro.

 

In un recente comunicato del Pentagono, è stato presentato un apparato laser che è capace identificare le persone a circa 200 m di distanza, catturando le vibrazioni causate dal battito cardiaco.

Si tratta di tecniche allo stadio ancora rudimentale, ma che potrebbero rapidamente evolversi ad uno stadio di più pratica attuazione e maggiore affidabilità.

 

Per identificare le persone all’interno di edifici, si possono già utilizzare le onde radio, emesse dai sistemi Wi-Fi. È possibile individuare la posizione di un soggetto, se è in piedi o seduto ed anche se sono presenti segni vitali.

 

Fino a poco tempo fa si riteneva che per catturare questi indicatori biometrici fosse necessario utilizzare una rete Wi-Fi dedicata, mentre nel 2018 un gruppo di ricercatori della California è riuscito a utilizzare le onde radio di una esistente rete Wi-Fi per estrarre le informazioni in questione.

 

Come se non bastasse, altri applicativi sono in grado di tenere sotto controllo l’odore, che accompagna ogni persona. D’altro canto, se dei cani addestrati sono in grado di ricostruire le tracce che permettono di raggiungere una persona che si sta allontanando, si può ben pensare che siano disponibili dei sensori biometrici di odore, che possono essere utilizzati per individuare e tracciare un soggetto. Ovviamente non stiamo parlando di sensori che lavorano su grande scala, ma di sensori che sono in grado di tracciare uno specifico soggetto.

 

Tutti coloro coinvolti nella protezione dei dati personali sono oggi spiazzati dalla estrema rapidità con la quale la situazione si sta evolvendo.

 

Ad esempio, è relativamente semplice sostituire un software, che effettua il riconoscimento facciale, grazie ad una telecamera, con un software che riconosce la stessa persona, tramite parametri biometrici comportamentali.

 

Il fatto poi che molte situazioni siano decisamente sfumate, come ad esempio l’accordo stipulato tra Amazon e le forze di polizia, per fornire i dati che vengono catturati dal campanello elettronico, che Amazon stessa vende, dimostra come i difensori della privacy vanno incontro a problemi non solo di grandi dimensioni, ma anche in costante evoluzione.

 

Adalberto Biasiotti

 

 



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