Quali sono i rischi per la salute e la sicurezza nell’economia collaborativa?
Bilbao, 2 Ago – Sono diversi i documenti che sono stati pubblicati in questi anni sui rischi per la salute e sicurezza nella cosiddetta economia collaborativa, quel modello organizzativo e di business che si basa sull’uso di piattaforme digitali per connettere tra loro persone che vogliono scambiarsi beni o servizi in modo diretto e con la minima intermediazione, ad esempio con riferimento al lavoro dei rider e al settore del delivery food.
Riguardo a questo tipo di economia e, in particolare, al lavoro su piattaforme digitali l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) ha recentemente pubblicato il documento dal titolo “Occupational safety and health in digital platform work: lessons from regulations, policies, actions and initiatives”.
Il documento, come segnalato in un precedente articolo di presentazione, riporta i risultati e i punti essenziali di uno studio approfondito dei regolamenti, delle politiche, delle strategie, delle iniziative, delle azioni e dei programmi in materia di salute e sicurezza dei lavoratori delle piattaforme e digitali.
Proprio attraverso i casi studio discussi in questo documento europeo è stato possibile anche conoscere la “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano” firmata a Bologna nel 2018 che rappresenta un caso di particolare interesse per la dimensione urbana/territoriale dell’intervento di regolamentazione.
Presentando la Carta di Bologna e le indicazioni connesse a questa esperienza riportate sul documento EU-OSHA, ci soffermiamo sui seguenti argomenti:
- Piattaforme digitali e lavoro: la carta dei diritti fondamentali nel contesto urbano
- Piattaforme digitali e lavoro: il diritto alla salute e sicurezza
- Piattaforme digitali e lavoro: importanza e limiti della Carta di Bologna
Piattaforme digitali e lavoro: la carta dei diritti fondamentali nel contesto urbano
La “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano”, in relazione alla diffusione di forme di economia collaborativa, indica che la crescita dell’economia digitale ha “determinato l’aumento di nuove forme di lavoro, talvolta qualificato dalle parti come subordinato, più spesso come autonomo, anche nella forma delle collaborazioni coordinate e continuative, non di rado con finalità di elusione delle tutele di marca lavoristica”. E il Comune di Bologna “ritiene che tale nuova forma di fare impresa possa dare un contributo importante alla crescita e all’occupazione cittadina, nazionale e europea, se promossa e sviluppata in modo responsabile e sostenibile”.
Tuttavia, “senza una regolamentazione condivisa, l’economia collaborativa rischia di sollevare questioni relative all’applicazione del quadro normativo vigente, dal momento che rende meno nette le distinzioni tra datore di lavoro e utilizzatore della prestazione, titolare delle piattaforme o fornitori di servizi, lavoratore subordinato e autonomo, ancorché coordinato all’altrui organizzazione, prestazione di servizi a titolo professionale e non professionale. Ciò può causare incertezza sulle norme applicabili con il rischio di avere ‘zone grigie’, cui possono conseguire notevoli problemi in tema di tutela della dignità della persona e sicurezza del lavoro”.
E si indica che la sfida è quella di “garantire che il mercato del lavoro digitale nel contesto urbano si sviluppi in modo da tutelare standard minimi per tutti i lavoratori digitali, a prescindere dalla qualificazione giuridica del loro rapporto di lavoro, in linea con i più recenti indirizzi dell’Unione Europea sanciti dal principio 5, ‘Occupazione flessibile e sicura’ del Pilastro Europeo dei diritti sociali (adottato con Raccomandazione (UE) 2017/761 del 26/4/2017)”.
L’Amministrazione comunale si impegna dunque “ad adottare e promuovere la Carta dei Diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano, di concerto con i lavoratori, le Organizzazioni Sindacali e le piattaforme digitali”. L’obiettivo è quello di promuovere nel territorio cittadino “un’occupazione sicura e dignitosa, garantendo al contempo l’adattabilità del mercato del lavoro digitale ed il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei prestatori”.
Piattaforme digitali e lavoro: il diritto alla salute e sicurezza
In considerazione che uno degli obiettivi specifici della Carta riguarda il miglioramento delle “condizioni di lavoro di tutti i lavoratori e collaboratori a prescindere dalla qualificazione giuridica del rapporto”, ci soffermiamo brevemente su alcuni diritti contenuti al Capo III (Diritti di protezione della persona e dei suoi beni fondamentali) della Carta.
Oltre a richiedere che sia garantito un compenso equo e dignitoso, la Carta sottolinea che a tutti i lavoratori deve essere garantita “un’indennità per il lavoro svolto in condizioni particolari come il lavoro notturno, il lavoro durante le festività ovvero in condizioni metereologiche sfavorevoli. Inoltre, in caso di condizioni meteorologiche straordinarie, tali da mettere a serio repentaglio la sicurezza e la salute dei lavoratori o collaboratori, questi ultimi hanno diritto di non eseguire la prestazione, senza alcuna penalizzazione, e le piattaforme si impegnano a sospendere tempestivamente il servizio”.
Si indica poi – art. 6 (Diritto alla salute e sicurezza), Capo III – che le piattaforme digitali “tutelano la salute e la sicurezza dei propri lavoratori e collaboratori, indipendentemente dalla qualificazione giuridica del rapporto, adottando ogni misura idonea al fine di valutare, prevenire e ridurre i rischi”. E le piattaforme “si impegnano a sottoscrivere con oneri a proprio carico un’assicurazione che copra i lavoratori e dal rischio di infortuni e malattie sul lavoro, nonché dal rischio di danni per eventuali sinistri stradali con copertura, anche, dei danni nei confronti di terzi”.
Inoltre le piattaforme “si assumono l’impegno di fornire gratuitamente a tutti i lavoratori e collaboratori idonei strumenti e dispositivi di sicurezza obbligatori, previsti dalle normative vigenti, nonché di verificare che lavoratori e collaboratori ne siano in possesso. Si impegnano altresì a rimborsare in tutto o in parte le spese di manutenzione degli strumenti funzionali all’esecuzione della prestazione, secondo le modalità concordate con le parti firmatarie”.
Piattaforme digitali e lavoro: importanza e limiti della Carta di Bologna
Rimandando alla lettura integrale della Carta di Bologna veniamo ad alcune indicazioni inserite nel documento EU-OSHA “Occupational safety and health in digital platform work: lessons from regulations, policies, actions and initiatives”.
Il documento sottolinea, come indicato in premessa, che questa Carta è di particolare interesse perché evidenzia la possibile dimensione urbana delle strategie territoriali per la prevenzione. Strategie che contribuiscono a spianare la strada alla legislazione nazionale.
Si ricorda che in Italia nel 2020 è stato annunciato un accordo collettivo tra Assodelivery e l'Unione Generale dei Lavoratori (UGL) che è però stato contestato dai maggiori sindacati italiani e dal Ministero del Lavoro. In particolare, l'introduzione nel contratto collettivo di modalità di pagamento a cottimo è stata ritenuta incompatibile con le disposizioni di legge che impongono alle piattaforme del settore di corrispondere un salario orario.
A seguito di un'indagine avviata dopo una serie di incidenti occorsi ai lavoratori delle piattaforme digitali, la Procura di Milano e l'Ispettorato del lavoro hanno poi ordinato a quattro grandi piattaforme l’assunzione di un gran numero di corrieri come lavoratori "organizzati dal datore di lavoro". L'indagine, oltre a far emergere diverse violazioni della normativa sulla salute e sicurezza, ha scoperto che i lavoratori sono gestiti da un algoritmo che li classifica in base alle prestazioni e li costringe ad accettare tutti gli ordini per non essere retrocessi, rendendo di fatto impossibile prendere ferie o assenze per malattia.
Riguardo alla Carta di Bologna si indica che il suo status giuridico deve essere collocato nell'ambito del dialogo sociale tripartito, con le autorità cittadine di Bologna come parte interessata a livello statale. Per quanto riguarda il suo campo di applicazione, le disposizioni si applicano solo al territorio di Bologna e comprendono tutti i lavoratori delle piattaforme, indipendentemente dal loro status occupazionale.
La Carta di Bologna è particolarmente ambiziosa per quanto riguarda la salute e la sicurezza richiedendo alle piattaforme di adottare tutte le misure appropriate per valutare, prevenire e ridurre i rischi e i pericoli e di fornire un'assicurazione per gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali. E la Carta prevede anche che i lavoratori abbiano il diritto di rifiutare i compiti senza ripercussioni in caso di condizioni meteorologiche straordinarie.
Se è importante l'approccio innovativo e proattivo della città di Bologna, tuttavia – conclude il documento europeo – si deve tenere a mente la portata limitata dell'iniziativa, e non solo territorialmente: finora solo quattro piattaforme attive nel settore delle consegne hanno firmato l'accordo volontario. Inoltre la impossibilità di legiferare nel campo di alcune disposizioni della Carta e la sua natura non vincolante rende impossibile un'applicazione rigida delle regole stabilite.
La Carta rimane comunque un importante fattore di sensibilizzazione su questioni importanti con i lavoratori delle piattaforme in Italia che si riflette sia a livello nazionale, attraverso l'adozione del decreto legislativo n. 101/2019 e di nuove tutele per i rider.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del documento europeo che si sofferma anche su altri tre casi studio.
Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:
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