Le procedure di sistema e le buone pratiche nei cantieri temporanei e mobili
Prevenire gli infortuni è un prerequisito aziendale o di impresa che la “società produttiva” deve soddisfare prima di avviare qualsiasi processo lavorativo che sia eseguito tramite la sola mano d’opera, oppure assistito con l’ausilio di attrezzature o macchinari.
Quest’azione deve essere espressa e attuata con volontà e sistematicità da tutte le figure datoriali.
“Doverlo fare”, non ha lo stesso significato di “volerlo fare”.
Negli anni le buone azioni, che non sono solo quelle che autorizzano al fare, ma anche quelle che vietano di fare (queste ultime le più difficili da attuare), caratterizzano il “processo educativo” entro il quale si struttura il nostro stile di vita, anche lavorativo.
Occuparsi della salute del lavoratore presuppone un assetto mentale e culturale non sempre riscontrabile all’interno delle “politiche aziendali”, espresse dal datore di lavoro, spesso volte a dare maggiore interesse agli aspetti commerciali piuttosto che a quelli sociali aziendali.
Una fase critica di un processo produttivo non può, quindi, essere analizzata in assenza di garanzie di tutela della salute verso il lavoratore.
All’interno del nostro tessuto imprenditoriale si continua a pensare che l’integrità del lavoratore corrisponda all’assenza di lesioni fisiche o all’assenza di malattia, trascurando consapevolmente altri aspetti fondamentali che tutelino e favoriscano il mantenimento di un’efficienza operativa all’interno del processo lavorativo.
La salute, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, viene definita come “un completo stato di benessere fisico mentale e sociale”.
La salute non è quindi da intendersi come l’assenza di malattia, di lesioni fisiche sul corpo della persona, ma è certamente qualcosa che assume un significato più ampio del termine. Bisogna tenere conto di aspetti valoriali che affermino le responsabilità, la credibilità, la coerenza e la costanza.
Spingere sulla flessibilità del lavoro, consapevoli che operare con famigliarità al rischio in carenza di qualifica tecnico professionale, senza fornire assistenza, sotto costrizione, è una prerogativa degradante di un’organizzazione del lavoro che rappresenta, ancora oggi, parte di una categoria datoriale incivile e colposa.
Negli ambienti di lavoro e in particolare modo nei cantieri, l’esigenza di introdurre e condizionare efficacemente il processo costruttivo dell’opera, salvaguardando la salute e la sicurezza dei lavoratori, è divenuto un obbligo morale, sociale e di interesse anche economico. Inutile e scontato precisare quanto sia economica una gestione della sicurezza in prevenzione rispetto ai costi conseguenti ad un infortunio grave o mortale.
Abbiamo visto che i tre requisiti richiamati all’interno della definizione di salute (benessere fisico, mentale e sociale) sono da garantire verso ogni lavoratore, almeno, ogni volta che in un processo produttivo si presenta uno stato o un aumento di criticità di processo.
Allo stesso modo si conviene che il tema della flessibilità del lavoro deve essere sinergico al tema della sicurezza sul lavoro.
Quando così non fosse, la flessibilità, diviene un reale punto di criticità che si somma a quelle di processo, esaltandone i valori di rischio correlato. Infatti, è accertato che gran parte degli infortuni sul lavoro sono la conseguenza di scelte fatte sul piano della flessibilità.
È possibile, allora, fare coincidere le esigenze dell’impresa con le esigenze del lavoratore salvaguardandone la salute e la sua sicurezza?
Certamente si può fare, analizzando i processi lavorativi (almeno i più critici, per cominciare), includendo decisioni e azioni volte ad educare i datori di lavoro e i dipendenti a percepire i pericoli (che l’esecuzione della specifica attività introduce) e successivamente, tramite azioni correttive e preventive, promosse e attuate dagli stessi datori di lavoro, ridurne i rischi calcolati alla fonte.
Per fare ciò si possono adottare buone pratiche operative promosse da chi in azienda si occupa della sicurezza o chi nei cantieri coordina la sicurezza di tutto il processo di realizzazione delle opere.
Queste figure, tuttavia, dovranno distinguersi per la loro capacità di promuovere discipline tecniche e di comportamento che permeino nelle coscienze di ogni attore del processo produttivo. Ne consegue che “fare” l’RSPP o il Coordinatore della sicurezza è cosa diversa che “essere” RSPP e Coordinatore della sicurezza del cantiere.
La differenza è sostanziale e i risultati sono senza alcun dubbio favorevoli quando si riesce ad avere una pienezza del ruolo che si ricopre, purché assunto con autorevolezza e sensibilità verso le problematiche in questione. No “yes man”, no “calabrache” si spiegherebbe ai discenti che partecipano ai corsi di abilitazione per queste importanti figure aziendali o di cantiere.
Operare con autorevolezza e responsabilità, consente al professionista di “chiudere il cerchio” delle azioni di prevenzione, rispettando - per esempio - il ciclo di Deming: Plan, Do, Check, Act ("Pianificare - Fare - Verificare - Agire").
Infatti, è all’interno del termine “Check” (Verificare) che si gioca il ruolo di chi governa il processo della sicurezza, perché attraverso la verifica del “progetto per la salute del lavoratore”, per quella specifica attività critica, sarà possibile far combaciare flessibilità del lavoro, salute e sicurezza del lavoratore, ovvero accertare che quanto progettato sia verificato per un’efficace eseguibilità in sicurezza. Viceversa, il professionista, unitamente agli attori esposti ai rischi, dovrà rimettere in discussione l’intera analisi preventiva dei rischi fino a vedere salvaguardata, in ambito lavorativo, la definizione di salute sopra citata. Raggiunti detti parametri di tutela si potrà avviare l’esecuzione delle opere con l’obbligo di vigilarle “puntualmente” per tutta la durata delle stesse.
La modalità operativa appena descritta corrisponde, proprio, all’applicazione di buone pratiche per la salute e la sicurezza sul lavoro.
La procedura adottata è detta “procedura di sistema” e si riferisce al Tavolo Tecnico per lo sviluppo di attività critiche. Si tratta di una delle cinque procedure di sistema, introdotte da alcuni anni nel programma di formazione per i coordinatori della sicurezza in progettazione e in esecuzione di alcuni Ordini e Collegi professionali.
Le procedure di sistema sono cinque:
- la riunione di accoglienza;
- lo sviluppo dei tavoli tecnici per le lavorazioni critiche;
- la gestione dello stato di emergenza da infortunio grave e incendio;
- la gestione dello stato di pericolo grave ed imminente;
- la squadra per la sicurezza.
La prima: La riunione di accoglienza.
- Si definiscono i ruoli del personale d’impresa e delle figure apicali dell’organico di cantiere.
- Si evidenziano i rischi nello stato di avanzamento delle opere.
- Si estende l’analisi del POS d’impresa, evidenziando le attività critiche e conoscendo il personale d’impresa.
- Si promuove la politica di governo della sicurezza di cantiere.
- Si stabiliscono accordi e impegni che abbiano, anche, ricaduta sociale sull’intero ambito produttivo.
- Si estende la valutazione dei POS per il rilascio dell’idoneità ad eseguire le opere.
La seconda: Lo sviluppo di tavoli tecnici per le lavorazioni critiche.
- Si attiva il coordinamento della sicurezza sviluppando l’analisi di tutto il processo esecutivo dell’attività d’impresa ritenuta critica, applicando il ciclo di Deming - Plan–Do–Check–Act.
- Si individuano i soggetti che hanno l’obbligo di “vigilanza puntuale”.
- Si verifica la disponibilità di risorse e attrezzature, accertandone l’idoneità di impiego e utilizzo.
- Si analizzano i parametri al contorno che possano influenzare positivamente e/o negativamente l’esecuzione dell’attività critica (interferenze; parametri ambientali; parametri meteorologici; sottoservizi; ecc.)
- Si accerta la disponibilità di progetti emessi in revisione esecutiva e si integrano con dettagli esecutivi.
- Si evidenziano i pericoli e si valutano i rischi correlati, riducendone l’entità del danno.
- Si attribuiscono ruoli e responsabilità, condividendo discipline volte a mantenere, per tutta la durata delle attività critiche, attenzione e vigilanza.
- Si simula uno stato di emergenza, analizzando l’efficacia dell’intervento di primo soccorso, in applicazione a discipline operative pre-concordate (applicazione della terza procedura). Se la simulazione restituisce indicazioni ostative, si rivede l’intero processo esecutivo dell’opera critica, fino ad accettare l’eseguibilità ai più bassi valori di rischio residuo.
- Si considerano le causali della stima dei costi per la sicurezza da riconoscersi all’impresa in fase di SAL.
- Si redige il verbale di sviluppo del “tavolo tecnico”, sottoscrivendo da parte degli interessati i contenuti e gli accordi tecnico-comportamentali riportati nel documento di coordinamento.
Il documento così predisposto, aggiorna e integra POS e PSC. Il CSE presiede e partecipa, sempre, all’esecuzione delle attività critiche dallo stesso coordinate tramite lo sviluppo del tavolo tecnico.
La terza: La gestione dello stato di emergenza da infortunio grave e incendio.
- Si condivide con la Committente e tutte le imprese presenti in cantiere la procedura che distingue “chi fa cosa” in riscontro a stati di emergenza da infortunio grave e/o incendio.
- La procedura offre indicazioni operative (anche in presenza di rischio esogeno) per l’attivazione del personale d’impresa(di qualsiasi impresa presente in cantiere) che abbia la qualifica di primo soccorso e antincendio.
- La procedura recepisce e restituisce agli utilizzatori indicazioni di come operare in caso di infortunio grave. Per grave si è distinto l’infortunio che richiede l’attivazione, immediata, del pronto soccorso e dall’infortunio per il quale si può provvedere ad un intervento di automedicazione e successivamente effettuare ulteriori indagini sullo stato di salute dell’infortunato.
- La procedura governa la viabilità e il riordino del cantiere in quanto l’efficacia della procedura è subordinata alla riduzione dei tempi di intervento verso l’infortunato. Se la procedura non è attivabile in qualsiasi momento produttivo di cantiere, si configura uno stato di pericolo grave ed imminente che richiede un’immediata azione correttiva e preventiva a carico dell’impresa affidataria che ha l’obbligo di ricondurre ad uno stato di conformità quello che renderebbe ostativa l’efficacia della procedura a servizio dell’infortunato.
- La procedura ha una fortissima ricaduta sociale sulla popolazione del cantiere.
La procedura è condivisa, all’occorrenza, con lo staff AREU 118 (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza).
La quarta: La gestione dello stato di pericolo grave ed imminente.
- La procedura offre indicazioni su quali siano gli stati di pericolo gravi ed imminenti riscontrabili in cantiere.
- Distingue le cause attribuibili a gravi non conformità sulle attrezzature di lavoro di cantiere da quelle riconducibili a comportamenti abnormi da parte del personale d’impresa.
- La procedura chiarisce e distingue le responsabilità del Preposto d’impresa che ha l’obbligo di vigilare puntualmente sull’operato del personale ad esso sottoposto, rispetto al Coordinatore della sicurezza al quale ricade l’obbligo di sola “vigilanza infrastrutturale del cantiere”.
- La procedura indica alle imprese le modalità di intervento del CSE in caso di diretto riscontro di uno stato di pericolo grave ed imminente, convenendo con i Preposti come intervenire per ricondurre la situazione riscontrata, ad uno stato di conformità accettabile.
- La procedura chiarisce ambiti e limiti operativi del CSE rispetto alle competenze della Committente verso la quale si relaziona dopo aver riscontrato uno stato di pericolo grave ed imminente.
- La procedura stabilisce accordi e patti tra il CSE e le maestranze, compresi i Preposti, per quanto concerne il rischio di allontanamento dal cantiere o altre azioni volte a dissuadere qualsiasi soggetto che interviene all’interno del processo produttivo a tenere comportamenti non aderenti alle discipline di prevenzione prescritte nel PSC, e a non tenere comportamenti lesivi verso se stessi e verso gli altri.
La quinta: La squadra per la sicurezza.
- La procedura individua un gruppo di “persone scelte” dall’Impresa
Principale, in numero sufficiente e proporzionato alla natura ed entità dei “Servizi di Cantiere” necessari e propedeutici allo svolgimento in sicurezza delle lavorazioni, programmate per la realizzazione dell’opera. - Scopo della procedura è quello di:
- Individuare i requisiti tecnico e professionali per la costituzione di una squadra per la sicurezza in cantiere;
- Stabilire le condizioni di attivazione della Squadra per la Sicurezza per l’erogazione dei “servizi di cantiere”;
- Garantire per tutta la durata esecutiva delle opere la presenza della Squadra per la Sicurezza in cantiere;
- Gestire con chiarezza ed efficacia i costi stimati per la sicurezza di cantiere.
Riconosciute come Buone Pratiche in edilizia il 18 maggio 2022 a Roma al concorso nazionale “Archivio delle buone pratiche per la salute e la sicurezza sul lavoro nei cantieri temporanei o mobili”, organizzato congiuntamente dall’Inail e dal Gruppo Tecnico Interregionale Salute e Sicurezza sul Lavoro, in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e la Rete delle professioni tecniche, sono state scelte per originalità; innovazione dell’idea; replicabilità; efficacia prevenzionale; facilità di applicazione; fattibilità tecnica ed economica; requisiti tecnico scientifici.
Per le procedure di sistema si è accertata l’efficacia prevenzionale in quanto:
- Nei cantieri in cui sono state adottate da parte della Committente, le “procedure di sistema” come espressione della politica di prevenzione dei rischi del coordinatore incaricato, gli indici di infortunio e gravità si sono mantenuti su valori tra i più bassi del territorio nazionale.
- L’applicazione delle procedure da parte del coordinatore come strumento di governo della sicurezza del cantiere ha consentito al professionista di affrontare e risolvere efficacemente le molteplici difficoltà operative riscontrabili durante le attività di coordinamento, affermando con autorevolezza ed efficacia il proprio operato.
- L’impiego delle “procedure di sistema” nelle due fasi del coordinamento – progettazione ed esecuzione - oltre che efficace, è da considerarsi fondamentale per le soluzioni che propone di fronte alle molteplici difficoltà che può incontrare il coordinatore. L’accertata sinergia con la quale si concatenano le azioni di controllo, promosse dalle cinque procedure di sistema, caratterizza l’aspetto innovativo e semplificato di un coordinamento moderno e rispettoso delle prescrizioni legislative, volte a prevenire i rischi alla fonte. Il tutto favorendo il rispetto della definizione di salute a garanzia di uno stato di benessere fisico mentale e sociale, attraverso patti e accordi sociali con tutti gli attori di cantiere.
In ultima analisi, anche il requisito di “trasferibilità” delle procedure di sistema è stato riconosciuto in quanto:
- Le “procedure di sistema” sono semplici e autorevoli strumenti di governo della sicurezza per piccoli, medi e grandi cantieri.
- La dimensione del cantiere e la diversità delle opere da realizzare non limitano l’operatività delle cinque procedure di sistema. Viceversa, nei cantieri articolati e strutturati, le procedure trovano un’ampiezza e pienezza applicativa anche di fronte a un maggiore livello di flessibilità del lavoro.
- La buona pratica introdotta con le “procedure di sistema” può essere recepita all’interno di sistemi organizzativi che integrano obiettivi e politiche per la salute e sicurezza nella progettazione e gestione di sistemi di lavoro e produzione di beni o servizi.
Concludendo, le procedure di sistema, applicate nel cantiere del Nuovo Polo Fiera di Rho, nel Nuovo Ospedale di Bergamo Papa Giovanni XXIII°, nel Progetto Case (Aquila), recepite nelle Linee guida per L’expo 2015, introdotte nelle “procedure di processo per CSP e CSE” ATS Mona e Brianza, apprezzate da Assoedilizia e in finale nella VII° edizione della Start Cup organizzata dal Politecnico di Milano, potranno essere trasmesse alla “Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro”, al fine di essere sottoposte alla procedura per la validazione come Buone Prassi.
Ing. Ezio Marasi
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Rispondi Autore: gaia molinari - likes: 0 | 28/07/2022 (10:14:42) |
Bla, bla, bla. Eliminiamo inutili documenti come il PSC il POS che nessuno legge ed evitiamo di aggiungerne altri, la soluzione per diminuire gli infortuni nei cantieri sono Coordinatori preparati che svolgano il loro lavoro seriamente e che non perdano il loro tempo in questioni meramente burocratiche. |
Rispondi Autore: Tedone Massimo - likes: 0 | 30/07/2022 (00:23:18) |
Io sinceramente non capisco, non ci sono documenti inutili che nessuno legge: ci sono documenti che sono, forse, troppo voluminosi, ma trattano esclusivamente quelli che sono rischi di carattere generale e non specifici di quel determinato ambiente e di quella specifica attività che si svolge in quel determinato momento. In seconda e breve analisi, non è colpa di un soggetto specifico perché, almeno normalmente, un CSP/CSE in edilizia ci acchiappa abbastanza bene; e questo succede perché, purtroppo, molte norme sono dettate dal singolo pensiero politico. Il problema riguarda tutta la filiera partendo già dal legislatore che non è chiaro per niente visto che, all'inizio, quell'inutile malloppone che di nome fa D. Lgs. 81/2008 dopo alcuni anni è ancora oggetto di modifiche e integrazioni: ciò vuol dire che già il legislatore ben poco ha capito dai DPR 547-164-303, Direttiva Seveso ecc, norme antincendio e quant'altro possiamo indicare, senza dimenticare i Dlgs 626-493-494 e questo senza dimenticare la classe politica che si è succeduta in oltre mezzo secolo. Non bisogna dimenticare l'aver chiuso l'ISPESL reo di costare troppo, per passare il tutto all'INAIL il quale direi che ha ben pochi mezzi a disposizione. Poi ci mettiamo i diretti interessati; in primis le aziende che meno spendono meglio è, poi le OOSS che meno fanno meglio è, poi ci mettiamo anche i lavoratori passando però anche dagli RSPP e ASPP e chi più ne ha più ne metta. C'è anche un altro problema che nessuno ha mai o quasi preso in considerazione, ed è che i vari soggetti o enti preposti al controllo, ognuno va per la propria strada seguendo le indicazioni del proprio ente (ad esempio se vediamo HACCP i NAS non agiscono con gli stessi criteri dell'ASL, ma comunque sempre nel pieno rispetto normativo) e si potrebbe andare avanti. Quindi cara Gaia, mi permetta, forse c'è troppo bla bla, ma sicuramente c'è ben poca chiarezza |
Rispondi Autore: Tedone Massimo - likes: 0 | 30/07/2022 (00:27:58) |
Scusate, ma mi sono accorto di aver aggiunto un commento in una parte sbagliata; quindi dove "In seconda e breve analisi, non è colpa di un soggetto specifico perché, almeno normalmente, un CSP/CSE in edilizia ci acchiappa abbastanza bene". La parte rimanente "e questo succede perché, purtroppo, molte norme sono dettate dal singolo pensiero politico." volevo metterla dopo il pistolotto sulle norme, quindi dopo "... in oltre mezzo secolo," Scusate ma mi sembrava corretto precisare |
Rispondi Autore: Sergio Vianello - likes: 0 | 25/08/2024 (23:24:26) |
Complimenti Ezio |