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Rischio infortuni per i lavoratori immigrati

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Lavoratori

21/09/2007

Il tema è stato affrontato nel corso di un convegno organizzato dalle Acli.

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Legalità, tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, diritti, integrazione sono tra gli aspetti della vita dei lavoratori immigrati in Italia affrontati nel corso del seminario "Quando il viaggio si incrocia con il diritto e la convivenza", promosso dalle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani)presso la sede Inail di Roma.
 
"Quello svolto spesso dagli immigrati - afferma il presidente delle Acli, Andrea Olivero - è un lavoro non sicuro per eccellenza. Non solo per le condizioni precarie o del tutto irregolari in cui si svolge, ma anche per le conseguenze che questo significa sul piano della prevenzione degli infortuni e delle garanzie in caso di incidenti. Non è tollerabile rischiare allo stesso tempo la salute o la vita, il posto di lavoro, il permesso di soggiorno e quindi la permanenza in Italia".

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Secondo le Acli gli immigrati sono vittime 2 volte della mancata sicurezza sul lavoro. Non solo perché - in media - si infortunano il 50% in più degli altri lavoratori (il tasso di incidenti sul totale è del 12% contro una presenza percentuale di lavoratori immigrati del 6%).
Ma anche perché molto spesso non possono denunciare l'infortunio, pena la perdita del posto di lavoro, se non la stessa permanenza in Italia.

I dati Inail del 2006 relativi ai lavoratori extracomunitari regolari , mostrano un aumento degli infortuni. "L'INAIL - ha detto Giovanni Guerisoli, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) INAIL - si sta muovendo per favorire l'integrazione dei lavoratori stranieri prevedendo, nell'ambito del processo di riorganizzazione in atto, un gruppo di lavoro sulla tutela dei lavoratori immigrati e l'avvio di un'attività di comunicazione e informazione a favore degli stranieri sulla prevenzione per favorire la diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro.”

Le Acli propongono di creare dei percorsi di protezione per gli immigrati che hanno il coraggio di denunciare un infortunio avvenuto sul lavoro, “affinché non perdano i diritti faticosamente acquisiti.”

Secondo le Acli è opportuno prevedere un “accompagnamento sanitario” del lavoratore immigrato che veda maggiormente partecipi i medici del Servizio pubblico e gli stessi istituti di Patronato.

 



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