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Rapporto Italia dell’Eurispes: ogni giorno quattro lavoratori muoiono per infortuni

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Lavoratori

01/02/2008

“Il lavoro può uccidere?”: un capitolo del Rapporto Italia 2008 dedicato alla situazione degli infortuni sul lavoro di cui pochi hanno parlato. Indicate le province e le regioni dove il numero di infortuni è maggiore.

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L'Eurispes è un istituto di studi politici, economici e sociali che opera nel campo della ricerca. Riguardo a questi temi ogni anno pubblica un'analisi approfondita sulla situazione italiana, il Rapporto Italia. È un rapporto atteso: l’Eurispes ha saputo spesso annunciare ed evidenziare nel nostro paese, attraverso l’analisi statistica, importanti fenomeni economici e sociali.
 
Nel Rapporto Italia 2008 sono presenti diversi capitoli: da quelli più legati ai temi d’economia a quelli che si occupano di scuola, lavoro e ambiente. Molti di questi sono già stati anche ampiamente anticipati e citati da diversi giornali: raccontano le difficoltà economiche delle famiglie italiane o la distanza tra gli individui e la politica.
 
Pochi hanno invece parlato di un capitolo dedicato agli infortuni sul lavoro e significativamente intitolato “Il lavoro può uccidere?”.
 
La risposta alla domanda precedente è implicita nei primi dati indicati: le morti da lavoro in Italia sono circa quattro al giorno (1.338 in media all’anno nel periodo 2003-2006) con una situazione che, dopo un sensibile calo nel 2005, sembra essere tornata alla sua “normale e silenziosa diffusione”. Gli ultimi dati (fino a settembre 2007) indicano una “leggera tendenza negativa”, a livello nazionale, del numero di infortuni mortali.
 
Come già riscontrato da PuntoSicuro nell’analisi dei dati Inail regionali, anche tra i dati Eurispes risulta che il comparto dove è maggiore la diminuzione in percentuale del numero di incidenti mortali è quello agricolo (-7,7% contro la media del -2,1%).
 
Un dato statistico particolare è quello ricavato dall’età anagrafica dei lavoratori che hanno perso la vita: l’età media è bassa e si aggira intorno ai 37 anni.
 
 
 
 
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Le carenze relative alla sicurezza sono la principale causa degli incidenti, specialmente riguardo a errori di “procedura”. Per le morti dovute all’uso di macchine e utensili, nel 75% dei casi l’incidente è dovuto all’ ”assenza, inadeguatezza strutturale, rimozione o manomissione delle protezioni”.
 
Da uno studio condotto dall’Eurispes nel 2007 sulla diffusione, mappatura degli infortuni in Italia, si rileva che il tasso medio di infortuni più alto si riscontra nei trasporti (8,93), probabilmente per il numero molto elevato di addetti che lavorano nel settore.
 
Nel settore agricolo le province con un tasso di infortuni maggiore sono: Brescia, Ferrara, Trieste, Parma, Genova, Reggio Emilia, Massa Carrara, Lucca, Prato, Livorno, Rimini, Rieti, Pescara, L’Aquila, Oristano, Agrigento, Messina e Caltanissetta.
 
Nel settore industriale e dei servizi, invece, il bollino rosso degli infortuni riguarda le province di Taranto e Gorizia.
 
Nell’edilizia le province più “rischiose” risultano essere invece: Bolzano, Belluno, Trento, Verona, Vercelli, Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini, Pesaro, Ancona, Arezzo, Perugia, Pescara e Ragusa.
 
Se si considera il dato complessivo di tutti i comparti, l’Eurispes segnala che il bollino rosso va alle province di Gorizia, Reggio Emilia, Ravenna, Livorno, Rimini, Taranto e Ragusa.
 
A livello regionale un confronto tra il numero di incidenti mortali registrati nel mese di ottobre del 2006 e quelli di ottobre 2007, ci permette di trovare una diminuzione delle morti bianche (da 122 a 85) che risulta più evidente in Piemonte (da 12 a 5), in Puglia (da 12 a 4) e in Emilia Romagna (da 13 a 7).
 
Riguardo ai lavoratori irregolari l’Eurispes ha provato ad accorpare e confrontare i dati raccolti dal Ministero del Lavoro e da Inps, Inail ed Enpals. Il quadro che ne risulta è quello di un aumento dei lavoratori irregolari , tra il primo semestre del 2006 e il primo semestre del 2007, di circa il 50% (i lavoratori in nero crescono invece del 9%).
 
Un dato quest’ultimo che, riflette l’Eurispes, deve spingere a valutare i dati relativi agli infortuni in una prospettiva nuova, una prospettiva che magari tenga conto anche dell’esistenza in Italia di una realtà lavorativa, “silenziosa e priva di diritti”.
 
 

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Rispondi Autore: Confente Pier Giorgio - likes: 0
01/02/2008 (09:07)
Prosegue la mistificazione dei dati infortunistici reali che sono quelli rapportati alle ore lavorate.
Le statistiche sul numero assoluto, saranno popolari (demagogiche) ma nascondono i problemi reali.
Mi chiedo se detta deformazione della realtà sia voluta o se dipende dalla ignoranza degli estensori delle analisi e delle statistiche!
Le zone virtuose (con meno infortuni per ora lavorata) passano all'ultimo posto e le zone ove le condizioni di lavoro sono veramente precarie risultano al primo.
E' necessaria una moralizzazione profonda, che porti fuori dalla demagogia, ed affronti i problemi per quello che sono e non per quello che politicamente interessa.
Rispondi Autore: redazione PuntoSicuro - likes: 0
01/02/2008 (10:57)
Recepiamo il suggerimento. Sarà nostra cura reperire informazioni per una analisi più approfondita.
Rispondi Autore: Pietro Pacella - likes: 0
01/02/2008 (15:50)
Proprio stamane ho partecipato ad un convegno sulla Legge 123/2007, presenti 2 magistrati e 2 dirigenti del Ministero del Lavoro. Ebbene, a proposito di statistiche, queste vanno fatte seriamente per avere un dato certo e non fare demagogia.
Un dirigente del Ministero, che peraltro partecipa alla stesura materiale delle norme sulla sicurezza, ha riferito che dal numero succitato (1338) di morti sul lavoro oltre 200 sono in itinere e altri 330 circa accadono sempre per incidenti stradali (ditte di autotrasporto, ecc.). Facendo i raffronti corretti, come infortuni mortali sui luoghi di lavoro, siamo leggermente al di sotto della media europea (meno di Francia e Germania).
Saluti

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