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Lavoratori extracomunitari: una prima fotografia degli infortuni
Il 7 luglio scorso l’Inail ha presentato il Rapporto Annuale Inail 2002 (vedi Punto sicuro n° 813 del 8 luglio 2003).
Il quadro viene completato da una prima riflessione sul paese di nascita del lavoratore.
Le elaborazioni statistiche dell’Inail, infatti, sono effettuate in base al codice fiscale dell’infortunato e, pertanto, fanno riferimento non alla cittadinanza ma al Paese di nascita del lavoratore.
E’ interessante notare, come primo approccio di carattere sistematico al problema, che gli infortuni sul lavoro occorsi a lavoratori extracomunitari nel 2002 sono stati 76.600, pari al 7,9% del totale nazionale (967.785); nello stesso anno si sono verificati 91 casi mortali corrispondenti al 6,5% del totale nazionale (1.397).
Mettendo in relazione questi dati e quelli forniti dall’Osservatorio INPS, secondo il quale sono oltre 1.800.000 gli extracomunitari ufficialmente occupati nel nostro Paese, si rileva un indice di incidenza infortunistica pari a 41,7 per 1000 occupati che è inferiore al valore medio nazionale (45,3). Bisogna considerare, però, che per gli extracomunitari è verosimilmente presente una minore propensione alla denuncia degli infortuni.
Gli infortuni riguardano principalmente uomini (85,1%) e classi di età giovanili (oltre il 95% ha meno di 50 anni), e le comunità più interessate al fenomeno infortunistico sono quella marocchina (22,7% del totale infortuni), l’albanese (11,7%) e la tunisina(7%). Il Marocco è primo anche nella graduatoria degli infortuni mortali (15 casi) seguito da Romania (14) e Albania (13). E’ da sottolineare come sia meno significativa la quota di infortuni occorsi a lavoratori filippini e cinesi che pure sono tra le comunità più numerose in Italia.
I settori di attività dove si verifica il maggior numero di infortuni sono l’Industria Manifatturiera (1/3 degli infortuni totali) e le Costruzioni (12,6%).Sempre nella Manifatturiera si registra il più alto numero di incidenti mortali (25); 17 i morti nelle Costruzioni e 16 nei Trasporti, dati questi che si presentano coerenti con quelli relativi ai lavoratori italiani.
Passando alla ripartizione territoriale, si nota che gli infortuni si concentrano soprattutto in quelle regioni dove più forte è la presenza di lavoratori extracomunitari: il Veneto (22,8%), la Lombardia (22,6%) e l’Emilia Romagna (21,7%). Pressoché analoga la situazione per quello che attiene ai casi mortali, con l’Emilia Romagna che registra 22 casi, la Lombardia 21 e il Veneto 17.
Da sole queste tre regioni, quindi, assommano oltre i due terzi del totale infortuni fatti registrare dai lavoratori extracomunitari nell’anno 2002.
Il quadro viene completato da una prima riflessione sul paese di nascita del lavoratore.
Le elaborazioni statistiche dell’Inail, infatti, sono effettuate in base al codice fiscale dell’infortunato e, pertanto, fanno riferimento non alla cittadinanza ma al Paese di nascita del lavoratore.
E’ interessante notare, come primo approccio di carattere sistematico al problema, che gli infortuni sul lavoro occorsi a lavoratori extracomunitari nel 2002 sono stati 76.600, pari al 7,9% del totale nazionale (967.785); nello stesso anno si sono verificati 91 casi mortali corrispondenti al 6,5% del totale nazionale (1.397).
Mettendo in relazione questi dati e quelli forniti dall’Osservatorio INPS, secondo il quale sono oltre 1.800.000 gli extracomunitari ufficialmente occupati nel nostro Paese, si rileva un indice di incidenza infortunistica pari a 41,7 per 1000 occupati che è inferiore al valore medio nazionale (45,3). Bisogna considerare, però, che per gli extracomunitari è verosimilmente presente una minore propensione alla denuncia degli infortuni.
Gli infortuni riguardano principalmente uomini (85,1%) e classi di età giovanili (oltre il 95% ha meno di 50 anni), e le comunità più interessate al fenomeno infortunistico sono quella marocchina (22,7% del totale infortuni), l’albanese (11,7%) e la tunisina(7%). Il Marocco è primo anche nella graduatoria degli infortuni mortali (15 casi) seguito da Romania (14) e Albania (13). E’ da sottolineare come sia meno significativa la quota di infortuni occorsi a lavoratori filippini e cinesi che pure sono tra le comunità più numerose in Italia.
I settori di attività dove si verifica il maggior numero di infortuni sono l’Industria Manifatturiera (1/3 degli infortuni totali) e le Costruzioni (12,6%).Sempre nella Manifatturiera si registra il più alto numero di incidenti mortali (25); 17 i morti nelle Costruzioni e 16 nei Trasporti, dati questi che si presentano coerenti con quelli relativi ai lavoratori italiani.
Passando alla ripartizione territoriale, si nota che gli infortuni si concentrano soprattutto in quelle regioni dove più forte è la presenza di lavoratori extracomunitari: il Veneto (22,8%), la Lombardia (22,6%) e l’Emilia Romagna (21,7%). Pressoché analoga la situazione per quello che attiene ai casi mortali, con l’Emilia Romagna che registra 22 casi, la Lombardia 21 e il Veneto 17.
Da sole queste tre regioni, quindi, assommano oltre i due terzi del totale infortuni fatti registrare dai lavoratori extracomunitari nell’anno 2002.
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