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"La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all’aperto"
L’esposizione al sole può arrecare rilevanti benefici ma, senza le giuste precauzioni e se eccessiva, può provocare gravi patologie della pelle.
Se infatti i raggi ultravioletti possono arrecare benefici quali la sintesi della vitamina D, l’azione antisettica e antibatterica, la fotosintesi della melanina e la liberazione di sostanze antiossidanti, vasoattive e filtranti, non si possono assolutamente trascurare gli innumerevoli effetti negativi. Si pensi, ad esempio, all’invecchiamento precoce, all’alterazione di alcuni geni e soprattutto ai danni al DNA e ai fenomeni tumorali (il c.d. fenomeno del Photoaging).
Il Sole infatti può giocare un ruolo importante nell’induzione e nell’aggravamento di pericolose malattie della pelle: le statistiche rivelano che nel mondo si registrano ogni anno ben 2 milioni di cancri non melanocitari e 200.000 melanomi.
La radiazione solare ultravioletta, quindi, costituisce un rischio in particolare per le persone che lavorano molte ore all’aperto, come gli addetti alla manutenzione delle strade, i muratori, ai contadini, i pescatori, gli sportivi, i poliziotti addetti al controllo della viabilità e moltissimi altri.
Proprio a questi lavoratori è dedicata la guida “La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all’aperto”, realizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme all’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro e all’Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali, presentata ieri a Roma nel corso di un seminario di studio.
"Negli ultimi anni – spiega Gennaro Spera, dermatologo del CNR che è fra gli estensori delle linee guida – il rapporto con l’esposizione al Sole è profondamente cambiato. Mentre infatti i nostri nonni ci raccomandavano di stare molto alla luce, anche per prevenire malattie quali il rachitismo, oggi si tende a fare molta più attenzione e anche un po’ di allarmismo su questo argomento. In ogni caso, il rischio maggiore lo corrono coloro che si espongono ai raggi ultravioletti nelle ore più critiche, vale a dire dalle 11,00 alle 15,00, ma soprattutto chi è costretto per lavoro a passare lunghe ore all’aperto".
Proprio per tutelare al massimo coloro che lavorano all’aperto il manuale rivolge alcune raccomandazioni ai lavoratori e ai datori di lavoro: "Come sempre – precisa il dottor Spera – è la prevenzione la migliore cura: per questo raccomandiamo una buona organizzazione del lavoro, attraverso opportune turnazioni; e una particolare attenzione dei datori alle mappe di rischio, che tengono conto di fattori quali orario di lavoro, zona geografica, condizioni meteorologiche, altitudine, grado di diffusione delle radiazioni nell’atmosfera e grado di riflessione delle radiazioni da parte delle superfici circostanti, come sabbia e neve". Tutto questo senza demonizzare il Sole.
Il manuale vuole aiutare a gestire al meglio il binomio lavoro ed esposizione solare.
Il manuale sarà distribuito dall’Ispesl a lavoratori e datori di lavoro.
Se infatti i raggi ultravioletti possono arrecare benefici quali la sintesi della vitamina D, l’azione antisettica e antibatterica, la fotosintesi della melanina e la liberazione di sostanze antiossidanti, vasoattive e filtranti, non si possono assolutamente trascurare gli innumerevoli effetti negativi. Si pensi, ad esempio, all’invecchiamento precoce, all’alterazione di alcuni geni e soprattutto ai danni al DNA e ai fenomeni tumorali (il c.d. fenomeno del Photoaging).
Il Sole infatti può giocare un ruolo importante nell’induzione e nell’aggravamento di pericolose malattie della pelle: le statistiche rivelano che nel mondo si registrano ogni anno ben 2 milioni di cancri non melanocitari e 200.000 melanomi.
La radiazione solare ultravioletta, quindi, costituisce un rischio in particolare per le persone che lavorano molte ore all’aperto, come gli addetti alla manutenzione delle strade, i muratori, ai contadini, i pescatori, gli sportivi, i poliziotti addetti al controllo della viabilità e moltissimi altri.
Proprio a questi lavoratori è dedicata la guida “La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all’aperto”, realizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme all’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro e all’Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali, presentata ieri a Roma nel corso di un seminario di studio.
"Negli ultimi anni – spiega Gennaro Spera, dermatologo del CNR che è fra gli estensori delle linee guida – il rapporto con l’esposizione al Sole è profondamente cambiato. Mentre infatti i nostri nonni ci raccomandavano di stare molto alla luce, anche per prevenire malattie quali il rachitismo, oggi si tende a fare molta più attenzione e anche un po’ di allarmismo su questo argomento. In ogni caso, il rischio maggiore lo corrono coloro che si espongono ai raggi ultravioletti nelle ore più critiche, vale a dire dalle 11,00 alle 15,00, ma soprattutto chi è costretto per lavoro a passare lunghe ore all’aperto".
Proprio per tutelare al massimo coloro che lavorano all’aperto il manuale rivolge alcune raccomandazioni ai lavoratori e ai datori di lavoro: "Come sempre – precisa il dottor Spera – è la prevenzione la migliore cura: per questo raccomandiamo una buona organizzazione del lavoro, attraverso opportune turnazioni; e una particolare attenzione dei datori alle mappe di rischio, che tengono conto di fattori quali orario di lavoro, zona geografica, condizioni meteorologiche, altitudine, grado di diffusione delle radiazioni nell’atmosfera e grado di riflessione delle radiazioni da parte delle superfici circostanti, come sabbia e neve". Tutto questo senza demonizzare il Sole.
Il manuale vuole aiutare a gestire al meglio il binomio lavoro ed esposizione solare.
Il manuale sarà distribuito dall’Ispesl a lavoratori e datori di lavoro.
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