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Aria malata nelle citta': colpa dei mezzi inquinanti

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

23/01/2007

Superate le soglie di PM10, ozono e biossido di azoto. I dati salienti del 3° Rapporto APAT sull’ambiente urbano.

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Sono le emissioni dei mezzi di trasporto, e in particolare di quelli obsoleti e inquinanti, una delle principali cause degli elevati livelli di PM10, ozono e biossido di azoto riscontrati nella maggioranza delle città italiane.


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Lo afferma il 3° Rapporto APAT sulla qualità dell’ambiente urbano, presentato nei giorni scorsi, che ha analizzato alcuni indicatori rilevati nelle 24 città italiane capoluogo di provincia con popolazione superiore a 150.000 abitanti.

Qualità dell’aria. Per quanto concerne questo indicatore, secondo l’APAT,  le concentrazioni di PM10, ozono e biossido di azoto nel periodo 1993-2005 "non evidenziano nessuna chiara tendenza alla diminuzione. Già a fine giugno 2006 nel 77% dei punti di osservazione è stato superato il valore limite giornaliero della concentrazione di PM10. Per l’ozono, nel 2005, nel 75% degli agglomerati è stata superata almeno una volta la soglia di informazione al pubblico. Nel 2005 si sono registrati nel 95% degli agglomerati superamenti del limite annuale di concentrazione del biossido di azoto che andrà in vigore nel 2010.”

Migliore è invece  la situazione relativa alle concentrazioni di monossido di carbonio, benzene, piombo e biossido di zolfo che, dall'analisi delle serie storiche dal 1993 al 2005, risultano essere ormai sotto controllo con "pressoché nessun superamento del limite per monossido di carbonio, piombo e biossido di zolfo e un trend decrescente, oramai consolidato, per il benzene. In particolare, per il 2005 risulta la totale assenza di superamenti per il monossido di carbonio, piombo e biossido di zolfo mentre superamenti del valore limite per il benzene che andrà in vigore nel 2010 sono stati registrati nel 25% delle aree urbane analizzate."

Emissioni e Trasporti. L’APAT ritiene che il trasporto su strada costituisca la principale sorgente emissiva di PM10 per più della metà delle città considerate, mentre il contributo del settore industriale è consistente in particolar modo per i comuni in cui sono localizzati grandi poli industriali, ad esempio Taranto (93%), Venezia (75%) e Genova (49%).
Il trasporto su strada risulta essere la principale sorgente emissiva anche per gli altri inquinanti che contribuiscono alle alte concentrazioni di PM10, ozono e biossido di azoto.
Una situazione aggravata non solo dalla continua crescita del parco autovetture, ma anche dal fatto che ancora troppe vecchie auto e vecchi mezzi di trasporto pubblici  (es. Euro 0, Euro 1) percorrono le nostre strade.
Le linee metropolitane sono presenti attualmente solo in un ristretto numero di città.
Il mobility management  è stato intrapreso in ben 23 città su 24; tuttavia non in tutte risulta pienamente operativo.
Riguardo llla ciclabilità, dall’indagine svolta emerge una dotazione infrastrutturale largamente insufficiente (mediamente 8077 abitanti per ogni km di pista ciclabile: dai 1633 abitanti per km di Brescia ai 16.460 abitanti per km di Livorno). La città dove è maggiormente diffuso l'uso della bicicletta negli spostamenti quotidiani (modal split) è Parma (tra il 21 e 25% degli spostamenti complessivi) seguita da Padova (tra l’11 e il 15%), mentre Roma, la più grande città italiana, si trova sotto il 5% e Torino con Firenze e Bologna tra il 6 e il 10%.

Il Rapporto rileva, relativamente ad alcuni fattori, una profonda differenza tra città del Nord e quelle del Sud.
“Se a Milano il 71 % del trasporto pubblico avviene con mezzi a trazione elettrica – affermaGiancarlo Viglione, Commissario Straordinario APAT - , a Bari tutta la flotta di superficie del trasporto pubblico è ferma allo standard Euro 0.
Se al Nord la media annua del PM10 nel 2005 è stata superiore ai limiti di legge con i 210 superamenti giornalieri di Verona, a Napoli, Bari, Reggio Calabria e Messina la concentrazione del PM10 è risultata conforme ai limiti di legge. Nel trasporto privato, nel 2005, il parco autovetture Euro 0 al Nord è stato minore del 20% mentre al Sud questo dato arriva al 30% oscillando tra il 22% di Cagliari e il 42% di Napoli.
Un Paese diviso tra nord e sud anche rispetto alla raccolta differenziata: al Sud è pari al 7% mentre al Nord è pari al 27 %. Così forse si spiega perché le emergenze rifiuti sono tutte nel Mezzogiorno.”

Verde urbano: dal 1999 al 2003 quello gestito dal Comune è aumentato nel 75% delle città mediamente dell’1,4% (con un massimo di 6,6% a Palermo). I dati più recenti, relativi al 2003, mostrano un valore medio del verde rispetto alla superficie comunale pari a 4,9%.
Trattandosi del solo verde di gestione comunale, i valori riportati rappresentano una sottostima di tutto il verde presente nelle città. La Disponibilità pro capite di verde urbano mostra un aumento pari all’88% delle città, con un aumento medio di 4,5 m2/abitante dal 1999 al 2003.

Acque: a livello nazionale la copertura del servizio di acquedotto appare accettabile ovunque. Essa in nessun caso risulta inferiore, in termini di abitanti serviti/abitanti residenti, al 92% con un valore medio pari al 96%.
A livello nazionale i servizi di fognatura e depurazione mostrano un grado di copertura rispettivamente dell’84% e del 74,8%. I valori dei dati relativi agli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) dei 24 capoluoghi di provincia considerati non si discostano da quelli nazionali.

Rifiuti: i valori più elevati di produzione di pro capite nel 2004 si riscontrano a Prato e Catania e nelle città a maggiore vocazione turistica - Firenze, Venezia e Roma. Alcune città come Verona, Genova e Milano fanno registrare valori di produzione di rifiuti urbani pro capite particolarmente bassi (in linea con la media nazionale pari a 553 kg abitante anno).
Raccolta differenziata: solo Padova, con circa il 40% di rifiuti raccolti in maniera differenziata nel 2004, supera l’obiettivo del 35% fissato dal D.Lgs 22/97 per il 2003. I dati evidenziano, nel triennio considerato (2002 - 2004), una forte crescita della raccolta differenziata per Taranto (+116%), Catania (+113%), Roma (+96%) e Palermo (+36%), tuttavia tali incrementi si traducono, in termini assoluti, in percentuali di raccolta differenziata ancora insoddisfacenti, al disotto del 10%.



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