Nel 2005 gli infortuni sul lavoro hanno superato quota 34mila, 19mila dei quali nei servizi ospedalieri. Il 70% delle denunce ha riguardato le donne alle quali fanno capo anche circa la metà degli infortuni mortali, in calo negli ultimi anni, con una decina di casi nel 2005, di cui un terzo nei servizi ospedalieri.
In calo, invece, i casi mortali, che nel 2005 sono stati una decina.
Ambienti di lavoro non sempre rispettosi delle norme sulla sicurezza, l’utilizzo frequente di svariati macchinari ed utensili specifici dell’attività, l’esposizione ad agenti infettivi e fisici, fanno sì che a volte siano proprio medici, infermieri ed il personale in genere dell’ospedale a dover ricorrere alle cure di colleghi per infortuni occorsi nell’ambiente lavorativo.
I più colpiti risultano essere in assoluto gli infermieri (un infortunato su due ricopre tale qualifica) seguiti da operatori, ausiliari, portantini e assistenti sanitari che complessivamente rappresentano un 30% del fenomeno; il 5% dei casi, circa 900 denunce l’anno, riguarda il personale medico, mentre quello amministrativo solo il 3%.
Fra le modalità di accadimento, sono lo scivolamento (soprattutto per impiegati e portantini), la perdita di controllo di macchinari e utensili (la causa più frequente per medici e infermieri) ed i movimenti scoordinati a generare oltre il 60% degli infortuni.
Maggiormente interessate agli infortuni sono le mani (20% dei casi) e la colonna vertebrale (17%) mentre per la natura della lesione, contusioni, lussazioni e distorsioni rappresentano circa il 60% dei casi, seguite da ferite (13%) e fratture (8%).
Più inquietante è il fenomeno delle aggressioni fisiche da parte di pazienti e dei loro parenti, frutto spesso della tensione e dell’esasperazione che possono nascere in un ambiente come quello della corsia ospedaliera. Nel 2005 sono stati più di 400 i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari coinvolti loro malgrado in questo tipo di episodi.
L’indagine è riportata nell’ultimo numero di Dati Inail, l'analisi dei dati è a cura diAdelina Brusco e Andrea Bucciarelli.