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Gli infortuni sul lavoro nel tessile e abbigliamento dal 2015 alla pandemia

Gli infortuni sul lavoro nel tessile e abbigliamento dal 2015 alla pandemia
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Industria tessile, cartaria

22/01/2021

Al settore, fiore all’occhiello dell’industria made in Italy con circa 40mila aziende, 300mila addetti e il 6,4% delle esportazioni nazionali, è dedicato l’ultimo numero del periodico statistico Dati Inail

ROMA - Tra il 2015 e il 2019 l’andamento infortunistico del settore tessile è stato sostanzialmente stabile. Il numero dei casi denunciati all’Inail, infatti, è aumentato solo dello 0,8%, da 3.522 nel 2015 a 3.549 nel 2019. Questo trend è però il risultato di andamenti nettamente differenti nei due comparti dell’industria tessile e del confezionamento. Nel primo, infatti, si è saliti da 1.959 casi a 2.059, con un incremento del 5,1% nel quinquennio, mentre nel secondo si è registrata una diminuzione del 4,7%, da 1.563 a 1.490 infortuni denunciati.

Con la crisi del 2020 le denunce in calo di oltre un terzo. Come segnalato nel nuovo numero del mensile Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, nel corso del 2020 anche il settore del tessile e abbigliamento, che svolge un ruolo strategico nell’economia del Paese, con circa 40mila aziende, 300mila addetti e il 6,4% delle esportazioni nazionali nel 2018, ha risentito fortemente della crisi dovuta alla pandemia da nuovo Coronavirus. Questa crisi si riflette nei dati più recenti pubblicati dall’Inail nella sezione Open Data, da cui emerge una flessione del 34,9% delle denunce di infortunio registrate nei primi 11 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo calo percentuale esprime ancor di più il momento difficile del settore, se confrontato con il -25,8% del complesso delle attività manifatturiere e con il -12,6% dell’intero settore Industria, escludendo la sanità e l’assistenza sociale.
 

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In diminuzione anche le malattie professionali. Per quanto riguarda le malattie professionali nella filiera, che parte dalle aziende che si occupano della produzione di filati e tessuti e arriva fino a quelle operanti nella confezione di intimo, abbigliamento e biancheria per la casa, nel 2019 sono stati denunciati all’Inail 522 casi, in calo del 15,3% rispetto ai 616 del 2015: 361 (69%) sono patologie manifestatesi ai lavoratori del settore abbigliamento, di cui circa l’82% (295) riferite al comparto “Confezione di articoli di abbigliamento”. Le restanti 161 riguardano lavoratori del settore tessile, di cui un terzo rientrano nel comparto “Altre industrie tessili” (biancheria, articoli tecnici, ecc.).

È l’unico settore manifatturiero in cui le lavoratrici superano i lavoratori. Dai disturbi muscoloscheletrici all’esposizione ad agenti fisici, polveri e fibre, dal rischio chimico allo stress lavoro-correlato, sono diversi i fattori di rischio e le patologie professionali a cui sono sottoposti gli addetti del tessile e abbigliamento. Più di otto malattie denunciate su 10 riguardano le lavoratrici, con due terzi dei casi concentrati nel comparto “Confezione di articoli di abbigliamento”. Questo dato non rappresenta una sorpresa perché il tessile e abbigliamento è l’unico settore manifatturiero in cui la quota di occupati femminile supera quella maschile. Con il 55,1% (285 casi) la fascia di età tra i 50-59 anni è quella che registra il maggior numero di malattie e ancora più elevata è la percentuale registrata tra le lavoratrici di questa fascia, che si attesta addirittura a circa l’86% (245).

Le “maschere di comunità” per il contenimento del virus. Dati Inail si sofferma anche sulla risposta del settore tessile all’emergenza Covid-19, per far fronte al considerevole aumento della richiesta delle cosiddette “maschere di comunità”, che non possono essere usate come le semimaschere Ffp2 e Ffp3 per la protezione dei lavoratori ma possono essere indossate dalla popolazione come misura complementare per il contenimento della trasmissione del virus. Le maschere di comunità, secondo la prassi di riferimento edita UNI 90:2020, hanno lo scopo di limitare la dispersione delle particelle espirate da chi le indossa e devono essere messe in vendita imballate, in modo da essere protette contro danni meccanici e contaminazione prima dell’uso. I materiali non devono causare irritazione, effetti allergizzanti o altri effetti tossici e il fabbricante deve anche stabilire e dichiarare il numero massimo di cicli di pulizia e disinfezione cui la maschera può essere sottoposta.

Con i bandi Isi circa 37 milioni di euro in incentivi a fondo perduto. Altri approfondimenti presenti nell’ultimo numero del periodico statistico dell’Istituto riguardano gli incentivi a fondo perduto messi a disposizione con le varie edizioni del bando Isi, l’iniziativa promossa dall’Inail per contribuire al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e in particolare quello del 2018, che ha previsto un asse di finanziamento specifico dedicato alle micro e piccole imprese operanti anche nel settore tessile, delle confezioni e della fabbricazione di articoli in pelle. Delle quasi 2.300 imprese del tessile e abbigliamento che hanno partecipato ai vari bandi Isi tra il 2011 e il 2019, una su quattro (510 aziende) è stata ammessa all’incentivo, per un importo complessivo richiesto pari a circa 37 milioni di euro.

Le principali aree di intervento dei progetti ammessi al contributo. Fino all’edizione 2014 del bando Isi i progetti più presentati dalle imprese del settore sono stati quelli di investimento (in media l’86,7% di quelli ammessi al contributo), principalmente legati alla rimozione dell’amianto (37,6%), alla diminuzione degli infortuni da ferita o taglio (9,7%), e alla riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi (8,4%) e rumore (8,0%). Tra il 2015 e il 2017 l’introduzione degli assi dedicati alla “Bonifica da materiali contenenti amianto” e alla “Movimentazione manuale dei carichi” ha fatto scendere la percentuale di progetti ammessi per investimento al 36,9% e salire quella relativa ai progetti dell’asse Amianto al 58,1%. Con la creazione dell’asse di finanziamento dedicato alle micro e piccole imprese operanti in settori specifici, il 67,8% dei progetti del tessile e abbigliamento ammessi al bando Isi 2018 è rientrato in questo asse, mentre il 29,8% ha continuato a interessare i progetti dell’asse Amianto.
 
  • Dicembre 2020

    Argomenti
    Industria tessile: fiore all’occhiello del made in Italy - Gli infortuni nel settore tessile dal 2015 al Covid-19 - Le malattie professionali nel settore tessile e abbigliamento - Maschere di comunità: la risposta del settore tessile all’emergenza Covid - Bandi Isi: industria tessile e abbigliamento tra rimozione amianto, riduzione rischio rumore e infortuni da ferite o tagli - I finanziamenti Inail alle imprese del settore tessile con l’avviso Isi 2018
    (.pdf - 1,20 mb)

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Fonte: INAIL

 




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