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Punti di raccolta: aspetti psicologici

Punti di raccolta: aspetti psicologici
Antonio Zuliani

Autore: Antonio Zuliani

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

10/06/2016

L’organizzazione di punti di raccolta non è solo un obbligo legato ai piani di emergenza: il senso della ricostruzione, fine del pericolo e informazione sulle persone care.

Punti di raccolta: aspetti psicologici

L’organizzazione di punti di raccolta non è solo un obbligo legato ai piani di emergenza: il senso della ricostruzione, fine del pericolo e informazione sulle persone care.


 
Ospitiamo un articolo tratto da  PdE, rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente, che propone un intervento realizzato da Antonio Zuliani e Wilma Dalsaso.
 


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Punti di raccolta
L’organizzazione di punti di raccolta non sono solo un obbligo legato ai piani di emergenza, ma può diventare strategica per il vissuto psicologico delle persone coinvolte: cosa di non poco conto anche per la reputazione della struttura coinvolta.
 
Un piano per l’evacuazione dei luoghi di lavoro deve prevedere la presenza di idonee vie di esodo, ovvero le uscite di emergenza che permettono un deflusso delle persone senza ostacoli verso luoghi sicuri e l’individuazione di punti di raccolta delle persone stesse. Tali punti sono individuati da un’apposita cartellonistica.
 
Tali punti hanno lo scopo di raccogliere le persone in luogo sicuro all’interno del quale sia possibile anche la verifica che tutte le persone siano uscite dal luogo evacuato.
Accanto a questi aspetti organizzativi di rilevante importanza vogliamo segnalarne altri tre, altrettanto significativi, di natura prettamente psicologica.
 
Il senso della ricostruzione
Il primo punto riguarda la gestione del punto di raccolta: esso determina la modalità con la quale le persone ricostruiscono l’intera esperienza dell’ emergenza vissuta. Questo accade perché la nostra memoria non è neutrale e non si limita ad allineare dei fatti tra loro, ma ci fornisce una ricostruzione degli stessi inestricabilmente legata alle emozioni che li hanno accompagnati. Questo fenomeno è conosciuto con il nome di effetto recenza e indica la nostra propensione a richiamare alla memoria le informazioni più fresche, ovvero le ultime che la memoria ha fissato.
I lavori condotti da Kahneman hanno dimostrato che il giudizio su un evento non è determinato dal suo picco massimo di intensità (in questo caso la paura per il pericolo vissuto) ma dai suoi ultimi istanti, cioè dall’epilogo dell’evento stesso. Sulla base di questi studi possiamo pensare che se nel punto i raccolta “la fine” dell’evento è accompagnata da una attenta comprensione e gestione delle emozioni dei presenti, la ricostruzione mnemonica che le persone faranno di quanto vissuto ne sarà positivamente influenzata. Questa ricostruzione “positiva” non solo aiuta a determinare uno stato di tranquillità tra i presenti, ma aumenta anche la reputazione di chi si è occupato dell’evacuazione.
 
Fine del pericolo
Un secondo aspetto emotivo molto importante per le persone evacuate è il loro bisogno di essere informate su che cosa è accaduto e di essere rassicurate di non correre più nessun pericolo. Questo bisogno deve essere soddisfatto nell’immediato possibile, anche se l’emergenza non è ancora terminata, in quanto se gli evacuati non ottengono alcuna notizia riguardo l’evento possono essere travolti da sentimenti negativi che provocano ansia, preoccupazione, paura, ecc. È dunque necessario fornire informazioni dell’evento, anche parziali e in aggiornamento, di modo che le persone evacuate si sentano al sicuro e in buone mani.
Questo dato è emerso chiaramente dalla ricerca che abbiamo condotto per il comune di Venezia sulla percezione dei rischi dei cittadini che abitavano nella zona industriale di Marghera nel 2009.
 
Informazione sulle persone care
Il terzo aspetto riguarda il bisogno di ricevere informazioni sul destino delle persone conosciute coinvolte nell’ evacuazione. Questo bisogno di ricevere informazioni aumenta nei riguardi di persone affettivamente legate al richiedente. Sappiamo infatti che la mancanza di un’informazione su questo aspetto può spingere le persone non solo ad essere molto agitate, ma a rientrare nella scena per cercare le persone di cui si sono perse le notizie.
Questo terzo aspetto può essere attuato e controllato grazie all’organizzazione degli addetti alle emergenze (o chi per essi) attraverso un coordinamento tra i diversi punti di raccolta: una comunicazione efficace e continua tra i diversi operatori nei luoghi di raccolta può facilitare e migliorare la diffusione di informazioni relative ai cari.
 


Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
 

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