Imparare dagli errori: quando non si protegge la testa
Brescia, 1 Mar – Nelle attività lavorative non è importante solo usare bene la “testa”, per mettere in atto tutte le buone prassi per lavorare in sicurezza, ma anche proteggerla da eventuali infortuni, ad esempio con riferimento alle cadute dei materiali dall’alto.
A ricordarlo è anche l’Allegato VIII (Indicazioni di carattere generale relative a protezioni particolari) del D. Lgs. 81/2008 che in relazione alla protezione del capo indica: “I lavoratori esposti a specifici pericoli di offesa al capo per caduta di materiali dall'alto o per contatti con elementi comunque pericolosi devono essere provvisti di copricapo appropriato. Parimenti devono essere provvisti di adatti copricapo i lavoratori che devono permanere, senza altra protezione, sotto l'azione prolungata dei raggi del sole”.
In riferimento al lungo viaggio della rubrica “ Imparare dagli errori” attraverso gli infortuni in cui si evidenzia una mancata fornitura o un mancato utilizzo di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI), ci soffermiamo oggi sugli elmetti di protezione.
Le dinamiche degli infortuni presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi di infortunio in assenza di protezione del capo
Il primo caso riguarda un infortunio avvenuto in fase di montaggio di un ponteggio a telai prefabbricati ad un’altezza di circa 12 metri.
Un lavoratore assieme ad un collega stanno procedendo al montaggio del ponteggio, ma, mancando alcuni elementi, il lavoratore invece di scendere a terra a prenderli si reca sul solaio al quarto piano dell’edificio dove è allestito un ponteggio a telai prefabbricati ad un solo piano. Su tale ponteggio sono stati portati diversi travetti in legno, e toglie il telaio di parapetto. Appena rimosso il telaio di parapetto, il ponteggio crolla anche a causa del peso dei travetti investendo il lavoratore che cade riportando trauma cranico non commotivo e alcune fratture. È stato rilevato successivamente che l’infortunato che lavorava già da circa 4 anni nel settore edile “non aveva però mai partecipato al montaggio di ponteggi” e “non utilizzava l’elmetto”.
Questi i fattori causali dell’incidente rilevati dalla scheda:
- il lavoratore “toglieva il telaio di parapetto dal ponteggio”;
- il lavoratore “ non portava elmetto”;
- presenza di “travetti in legno accatastati sopra il ponteggio”.
Il secondo caso riguarda un infortunio in attività di demolizione.
Un lavoratore sta compiendo delle opere di demolizione del solaio del primo piano di un edificio da ristrutturare. Essendo state demolite quasi tutte le pignatte, incomincia a togliere i ferri ancorati alle pareti. Per effettuare tale operazione, l'infortunato sprovvisto di casco di protezione, è su una scala posizionata instabilmente sopra del materiale di demolizione e procede tagliando i ferri del solaio dal basso con l'utilizzo di un utensile manuale.
Il lavoratore cade dalla scala e mentre si trova a terra viene investito da un pezzo di solaio. L'infortunato riporta la contusione del cranio.
I fattori causali:
- il lavoratore “tagliava i ferri del solaio dal basso;
- infortunato sprovvisto di casco;
- presenza di materiale di demolizione sotto la scala”;
- il lavoratore “demolisce il solaio utilizzando un'attrezzatura non idonea e posizionata in modo instabile cadendo dalla stessa”.
Il terzo caso riguarda un altro infortunio nel comparto edile.
Un lavoratore mentre sta raccogliendo alcune attrezzature di lavoro al di sotto di un balcone improvvisamente viene colpito alla testa da una soglia che cade dal balcone sovrastante. Il lavoratore riporta la frattura del cranio e non usa il casco.
Questi i fattori causali rilevati:
- “mancato uso del casco”;
- “soglia in marmo pericolante”.
La prevenzione degli infortuni
Ci soffermiamo brevemente oggi su quanto indicato nell’articolo di PuntoSicuro “ Linee guida alla scelta dei DPI: calzature e elmetti” che riporta indicazioni, tratte da materiali del CPT di Bergamo, sugli elmetti di protezione per l'industria.
Tali elmetti sono copricapi il cui scopo primario è “quello di proteggere la parte superiore della testa dell'utilizzatore contro lesioni che possono essere provocate da oggetti in caduta”. E la principale norma tecnica di riferimento è la UNI EN 397:2013.
Inoltre si ricorda che “qualsiasi elmetto sottoposto a un grave urto dovrebbe essere sostituito, non si devono applicare vernici, solventi, modificare o togliere uno qualsiasi dei componenti originali dell'elmetto”.
Alcuni requisiti obbligatori:
- assorbimento degli urti: l'elmetto ha una resistenza di una massa di 5 kg da un'altezza di 1 metro
- resistenza alla penetrazione: la punta di percussione non deve entrare in contatto con la testa, l'elmetto ha una resistenza di 3 kg da un'altezza di 1 metro
- Resistenza alla fiamma: i materiali della calotta non devono bruciare con emissione di fiamma trascorsi 5s dall'allontanamento della fiamma
- Ancoraggi del sottogola: la forza esercitata provocata sull'elmetto deve permettere la rottura dell'ancoraggio
Infine alcuni requisiti facoltativi. Ogni elmetto deve riportare una marcatura stampata o impressa o un'etichetta autoadesiva durevole che dichiari i requisiti facoltativi ai quali è conforme, come segue:
- Temperatura molto bassa: -20 °C / -30 °C
- Temperatura molto alta: +150 °C
- Isolamento elettrico: 440 V circa
- Deformazione laterale: LD
- Spruzzi di metallo fuso: MM
Tiziano Menduto
Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 3417, 5650 e 6324 (archivio incidenti 2002/2015).
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