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Seguire le procedure di evacuazione o l'istinto?

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

05/09/2002

L'analisi dei comportamenti negli attentati alle torri gemelle di New York ha mostrato come molte persone si sarebbero potute salvare con delle diverse procedure di evacuazione e con una diversa gestione dell'emergenza.

Secondo uno studio del quotidiano Usa Today se gli occupanti della seconda torre avessero abbandonato l'edificio subito dopo l'impatto del primo aereo sulla prima torre ''almeno 600 persone si sarebbero potute mettere in salvo''.

Il quotidiano ha intervistato oltre 300 fra sopravvissuti e parenti delle vittime ed esaminato le planimetrie dei grattacieli e migliaia tra video, fotografie, banche dati e documenti ufficiali dell'indagine congiunta di polizia e pompieri.

L'analisi dei comportamenti ha mostrato come molte persone si sarebbero potute salvare con delle diverse procedure di evacuazione e con una diversa gestione dell'emergenza.
Cominciando dal ''senso del dovere'' tanto diffuso negli ambienti finanziari statunitensi: ''Noi trader con la mentalità di Wall Street: sei un duro, non te ne vai fino all'ultimo''. Le persone hanno quindi agito quasi sempre in gruppo seguendo l'ordine di non lasciare l'edificio, ordine diramato direttamente dal comando antincendio delle due torri.

«L'edificio è sicuro, ritornate ai vostri posti», ha continuato a rassicurare dagli altoparlanti istallati nelle due Torri un funzionario della Port Authority, l'ente che amministrava il World Trade Center.
Alcuni non hanno però dato ascolto alle raccomandazioni e si sono salvati: Steve Miller, un trader della Fuji Capital Market decide di fare esattamente il contrario e abbandona la propria scrivania all'80° piano della Torre sud e per le scale raggiunge il 50° piano. Un attimo dopo ''il secondo jet aveva tagliato come un panetto di burro il grattacielo, 20 piani sopra di me''. Miller continua a scendere lungo le scale e raggiunge l'uscita.

Alcuni addirittura sono rientrati nella seconda torre dopo il primo impatto: «Siamo ritornate al nostro ufficio al 93° piano della Torre sud, poi qualcuno ci ha detto di evacuare» hanno raccontato due impiegate. A quel punto l'altoparlante ha emesso il contrordine di tornare indietro ma le due donne non hanno obbedito e hanno continuato a scendere, salvandosi.

Tutto questo non vuole certamente essere un invito a non rispettare le procedure di evacuazione predisposte ma deve essere uno stimolo per i responsabili della gestione delle emergenze a considerare tutti i possibili eventi pericolosi.
In particolare, le possibili emergenze che, pur essendo esterne, possono mettere in pericolo in un secondo momento anche edifici o insediamenti non direttamente colpiti.
Un esempio più vicino a noi, rispetto agli attentati statunitensi, è rappresentato dalle molte aziende italiane a rischio di incidente rilevante che confinano con altri insediamenti o addirittura con centri abitati.


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