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Il comportamento umano negli incendi

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

28/03/2007

Le reazioni umane in caso di evacuazione di un edificio non sono quelle che la logica suggerirebbe. Alcuni esempi di comportamento reale mostrano come prevedere il comportamento in caso di emergenza e come progettare un’evacuazione efficiente.

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Nell’ultimo numero di Obiettivo Sicurezza, periodico dei Vigili del Fuoco, è stato pubblicato un approfondimento sul “Il comportamento umano negli incendi”.

 

 

 


 

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“Le persone reagiscono di fronte ad un pericolo come il fuoco in modo diverso ma ci sono caratteristiche personali e condizioni socio-ambientali che incoraggiano o scoraggiano determinate sequenze comportamentali. La conoscenza del “fattore umano” in queste circostanze può aiutare a migliorare l’azione di soccorso dei vigili di fuoco e garantire la sicurezza di tutti”.

Le reazioni umane in caso di evacuazione di un edificio non sono infatti quelle che la logica suggerirebbe. Come prevedere il comportamento in caso di emergenza e come progettare un’evacuazione efficiente?

 

 
L’articolo di Obiettivo Sicurezza illustra alcuni tipici esempi di comportamento: ad esempio, “gli individui dopo un allarme occupano una parte del tempo in attività non rivolte all’evacuazione e che questo intervallo di tempo può costituire fino a due terzi del tempo che si impiega per uscire dall’edificio. La naturale inclinazione delle persone sarebbe quella di voler “definire” la situazione prima di “rispondere” di fronte ad un allarme sonoro che di per sé è uno stimolo intrinsecamente ambiguo. Per tale motivo, le persone aspettano altri indicatori ambientali – ad esempio, l’odore del fumo, le urla di una persona ferita, un collega che gli dice di uscire – o cercano informazioni su cosa sta accadendo.”

 

 

L’espressione inglese “milling” (girovagare come un mulino) indica proprio l’interazione sociale nelle prime fasi di allarme: gli individui verificano e cercano una conferma con le altre persone della gravità del messaggio o dell’avvertimento che hanno ricevuto; solo quando la rete sociale conferma la validità dell’avviso, iniziano ad eseguire azioni protettive.

 

Il comportamento “sociale” in caso di emergenza è confermato anche da alcune azioni anomale: “nell’evacuazione da una stanza con due uscite e un fronte di fuoco in avvicinamento vi può essere una tendenza a comportamenti gregari e a fare ciò che fanno gli altri: in tal modo le uscite alternative possono essere trascurate o non usate in modo efficiente.”

 

 

Oppure, è stato accertato che “negli ambienti familiari le persone tendono a ritardare l’evacuazione”. Se l’incendio si verifica in una residenza, e quindi un luogo familiare, la prevalenza è rivolta all’attaccamento rimanendo all’interno della struttura piuttosto che l’evacuazione”, “c’è una generale tendenza a sottostimare il pericolo e una generale riluttanza ad evacuare che genera ritardi nell’allontanamento e una fuga molto meno precipitosa rispetto agli incendi nei luoghi non familiari.”

 

Per approfondimenti: International Association of Fire Safety Science.
A cura di Luca Pierantoni e Gabriele Prati.

 

 



 

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