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Caduta dall’alto: allestimenti di sicurezza per tetti piani e a falda

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Edilizia

25/11/2010

Un gruppo di lavoro internazionale ha elaborato indicazioni per gli allestimenti di sicurezza anticaduta e per la classificazione delle superfici dei tetti. Le classi di allestimento e le categorie di utilizzo dei tetti.


In relazione al Piano Nazionale di Prevenzione in Edilizia - promosso dalle Regioni e Province Autonome per migliorare salute e sicurezza nel comparto edile – è stato pubblicato sul sito prevenzionecantieri.it un documento che favorisce la prevenzione delle cadute dall’alto regolamentando gli allestimenti di sicurezza anticaduta permanenti per tetti a falda e tetti piani durante l’utilizzo e la manutenzione dei tetti.
 
Di questo tema si è occupato il gruppo di lavoro D-A-CH-S, un gruppo di lavoro internazionale formato da esperti provenienti dalla Germania, Austria, Svizzera e Alto Adige che ha lo scopo “perseguire regolamenti standardizzati internazionali per sistemi di protezione contro le cadute dall’alto nei lavori in quota”. E se ne è occupato producendo il documento “ Allestimenti di sicurezza e classificazione delle superfici dei tetti per uso e manutenzione (tetto a falda e tetto piano)”. 
 

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Nelle premesse del documento si ricorda che “per via della responsabilità a carico dei committenti-proprietari-utenti, riguardo agli allestimenti di sicurezza, per i lavori di manutenzione eseguiti successivamente nei fabbricati”, esistono “poche basi di pianificazione e decisione per la scelta, il montaggio e il dimensionamento” degli allestimenti di sicurezza anticaduta.
“Le case costruttrici, prescrivono abbastanza bene le procedure di montaggio degli allestimenti, ma invece la pratica dimostra, che a causa della mancanza di precise prescrizioni, spesso vengono progettate ed eseguite soluzioni minime oppure anche soluzioni insensate o sovradimensionate. L’idoneità ed efficacia di questi allestimenti di sicurezza, utilizzati dopo alcuni anni, spesso risultano essere insufficienti”.
In questo senso può essere di grande aiuto una normativa specifica riguardo a “se” e “come” i tetti devono essere attrezzati.
 
Le raccomandazioni contenute nel documento regolamentano dunque gli allestimenti di sicurezza anticaduta permanenti per tetti a falda e tetti piani durante l’utilizzo e la manutenzione dei tetti. Infatti i lavori sui tetti di lunga durata - ad esempio per eseguire una nuova copertura o il suo ampliamento - necessitano di allestimenti tecnici di sicurezza collettivi, di opere provvisionali ed organizzative per i lavori edili.
 
Dopo aver riportato alcune definizioni, il documento mostra una tabella che permette di decidere l’allestimento minimo di sicurezza permanente per tetti a falda e tetti piani. Si considerano piani i tetti “con inclinazione minore di 5°, che di regola possiedono una impermeabilizzazione, oppure una copertura in lamiera metallica”.
La tabella - che vi invitiamo a visionare direttamente nel documento originale - stabilisce la classe dell’allestimento (questa classe “stabilisce il grado di allestimento dei tetti, oppure delle superfici dei tetti con gli allestimenti di sicurezza permanenti per il successivo utilizzo e manutenzione”) in relazione alla categoria di utilizzo dei tetti (da A a D, con riferimento alle circostanze d’uso) e ai diversi gruppi di persone che possono utilizzare il tetto.
 
Vediamo intanto le diverse classi di allestimento.
 
Classe 1:
- allestimenti di ancoraggio a punto singolo, ammissibili anche temporaneamente per montaggi semplici;
- i lucernari, installati a livello del piano di copertura del tetto, devono essere resi sicuri contro lo sfondamento;
- l’accesso alla superficie del tetto, attraverso un accesso fisso oppure temporaneo. Con pericolo di caduta da altezze fino a 5 m, l’accesso alla superficie del tetto è ammesso tramite scale semplici.
 
Classe 2:
- allestimenti di ancoraggio a guide orizzontali (per esempio sistemi di sicurezza con funi o binari) come sicurezza anticaduta;
- eventualmente è ammesso/necessario completare con allestimenti di ancoraggio a punto singolo;
- i lucernari in linea di principio devono essere resi sicuri contro lo sfondamento (almeno SB 300 secondo la norma EN 1873:2005);
- accesso alla superficie del tetto attraverso un accesso fisso oppure attraverso l’edificio, per esempio tramite una scala interna o esterna, scala con gabbia di protezione;
- con pericolo di caduta da altezze fino 5 m, l’accesso alla superficie del tetto è ammesso tramite scale semplici;
- possibilità di allacciamento alla corrente elettrica nella zona di manutenzione, per le categorie di utilizzo C e D.
 
 Classe 3:
- ai bordi, ove sussiste pericolo di caduta, le vie di circolazione ed i luoghi di lavoro devono essere allestiti con protezioni collettive anticaduta (protezione laterale secondo EN 13374:2004 con altezza 1 m);
- i passaggi verso zone del tetto di classe 1 o 2 devono essere delimitate in modo permanente e ben visibile;
- accesso alla superficie del tetto attraverso un accesso fisso oppure attraverso l’edificio, per esempio tramite una scala interna o esterna, scala con gabbia di protezione;
- con pericolo di caduta da altezze fino 5 m, l’accesso alla superficie del tetto è ammesso tramite scale semplici;
- illuminazione permanente se sono previste frequenti manutenzioni al buio;
- possibilità di allacciamento alla corrente elettrica nella zona di manutenzione, per le categorie di utilizzo C e D.
 
 Classe 4:
- le vie di circolazione e i luoghi di lavoro sono da allestire secondo la normativa prevista dal settore edile.
 
Queste le categorie per l’utilizzo dei tetti.
 
A (molto basso, ad esempio casa familiare con giardino, capannoni agricoli ed industriali senza problemi con la neve):
- “intervallo per interventi di manutenzione con frequenza maggiore di 5 anni;
- non sono necessari regolari lavori di manutenzione;
- sgombro neve molto improbabile, a causa della forma del tetto e dell’ubicazione geografica;
- non vengono eseguiti lavori con condizioni atmosferiche avverse oppure durante le ore notturne”.
 
B (basso, ad esempio tetti piani, tetti di superfici pubblici con prevedibile sgombero neve):
- “intervallo per interventi di manutenzione con frequenza probabile da 2 a 5 anni;
- sgombro neve da prevedere raramente;
- non vengono eseguiti lavori con condizioni atmosferiche avverse oppure durante le ore notturne”.
 
C (medio, ad esempio tetti che necessitano sgombero neve, tetti con inverdimento, zone di manutenzione come per esempio impianto di condizionamento, collettori fotovoltaici, accessi per lo spazzacamino):
- “intervallo per interventi di manutenzione con frequenza probabile minore di 2 anni;
- sgombro neve occasionalmente ;
- lavori eseguiti con condizioni atmosferiche avverse, per esempio durante nevicate ed eccezionalmente anche durante le ore notturne;
- tetti con inverdimento”.
 
D (alto, esempio terrazze su tetti, zone sui tetti che necessitano spesso lavori di manutenzione):
- “ interventi di manutenzione ad in intervalli brevi, oppure spesso;
- regolare sgombro neve;
- lavori eseguiti anche con condizioni atmosferiche avverse e non da escludere anche durante le ore notturne”.
 
Il documento ricorda poi che “i tetti con pericolo di sfondamento, a causa della copertura non calpestabile devono, indipendentemente da una loro qualsiasi classificazione, essere allestiti con dispositivi di ancoraggio continui. Questi sono da progettare in modo tale da garantire una protezione anticaduta e antisfondamento per l’intera superficie del tetto”.
 
Qualche esempio della classe di allestimento minimo risultante dalla tabella:
- la classe 1 è indicata solo per una categoria di utilizzo A e per persone formate sull’utilizzo e sulla costruzione delle protezioni anticaduta temporanee e protezioni anticaduta mediante fune (lattonieri, carpentieri, …). Per la stessa categoria di utilizzo e per persone formate solo sull’utilizzo delle protezioni anticaduta mediante fune, si passa alla classe 2;
- in caso di categoria di utilizzo D, la classe richiesta è la terza sia per le persone formate sull’utilizzo delle protezioni anticaduta mediante fune, sia per quelle formate anche per protezioni anticaduta temporanee, sia per le altre persone che eseguono lavori di manutenzione e che non sono formate sull’utilizzo della protezione anticaduta mediante fune.
 
 
 
 


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Rispondi Autore: G.Vincenzo Barlocco - likes: 0
25/11/2010 (10:26:24)
D-A-CH-S : "S" sta per "Svezia" (ma allora la bandiera non corrisponde) o "sciovinisti" o "separatisti" o ...?
La sigla internazionale dell'Italia è "I" ed è l'unica che può essere abbinata alla bandiera italiana. Chi vuole cambiare sigla abbia il buon senso (ma come pretenderlo?) di utilizzare il gonfalone del proprio comune.
A parte la premessa, il lavoro svolto mi sembra ben fatto, in un campo dove le interpretazioni sono effettivamente le più varie. Devo però aggiungere che, per l'installazione e manutenzione dei sistemi anticaduta, abbiamo trovato ditte che ci hanno prospettato e realizzato sistemi a costo ragionevole ed efficaci per la tipologia dei ns tetti.
Cordiali saluti.
GVBarlocco

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