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PMI edili a rischio

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Edilizia

25/10/2004

Presentati dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro i dati relativi all’andamento infortunistico del settore.

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Nell’ambito delle iniziative per la Settimana Europea della Salute e la Sicurezza sul lavoro, conclusasi venerdì 22 ottobre, l’Agenzia europea ha realizzato una pubblicazione interamente dedicata alla prevenzione degli infortuni nel settore edile, comparto al quale la Settimana è stata dedicata.

La pubblicazione si apre con una rilevazione statistica degli infortuni; con particolare riferimento alla dimensione aziendale. Dal 1994 gli infortuni nel comparto dell’edilizia sono diminuiti costantemente in Europa; sulla base di dati preliminari desunti dalle statistiche europee 2001 riguardanti gli infortuni sul lavoro raccolte da Eurostat (Ufficio statistico della Commissione europea), nel settore dell’edilizia gli infortuni mortali sono diminuiti del 29% tra il 1994 ed il 2001, mentre gli infortuni non mortali sono scesi del 20%. La diminuzione più significativa è stata registrata tra il 2000 e il 2001, l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati: in questo periodo, gli infortuni non mortali sono scesi da 7 518 a 7 213 ogni 100 000 lavoratori, mentre gli infortuni mortali sono scesi da 11,4 a 10,4 ogni 100 000 lavoratori nell’UE pre-allargamento composta da 15 Stati membri.

Nonostante si evidenzi un miglioramento, l’entità del fenomeno infortunistico in edilizia rimane preoccupante; si consideri infatti che nell’UE gli infortuni mortali e non mortali in tale comparto restano percentualmente a valori quasi doppi rispetto alla media di tutti i settori.
Rilevante è inoltre il divario tra l’andamento infortunistico nelle grandi imprese rispetto a quello delle piccole e medie imprese (PMI), nelle quali il rischio infortuni è ancora maggiore. Si consideri infatti che ogni anno si registrano 9500 infortuni non mortali ogni 100000 dipendenti nelle imprese edili con meno di 10 dipendenti, rispetto a 5000 nelle imprese con oltre 250 dipendenti.

Questa differenza secondo l’Eurostat riflette le “differenze nelle risorse disponibili per osservare e migliorare le misure di sicurezza sul lavoro”, ma l’Agenzia ritiene sia anche imputabile al fatto che le imprese più piccole operano in sotto-settori in cui il rischio complessivo di infortuni è superiore. La pubblicazione curata dall’Agenzia, per ora disponibile solo in lingua inglese, ha dedicato, quindi un articolo a tale argomento, presentando un riassunto di vari esempi di buona prassi per le PMI.
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