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Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'L’Italia del lavoro nero e dei caporali: morire per tre euro
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Nel libro “Morte a 3 euro: nuovi schiavi nell’Italia del lavoro”, pubblicato da Baldini Castoldi Dalai, il giornalista Paolo Berizzi non si è accontentato di descrivere la realtà del lavoro nero dalla sua scrivania, ma ha scelto di viverla per poi raccontarla dall’interno.
Si è accodato al “mercato degli uomini” che “inizia quando il sole sta ancora sotto la linea dell'orizzonte” in diverse piazze di Milano (Corvetto, Maciacchini, Loreto,...) o in alcune fermate della metropolitana (Bisceglie, Famagosta, Inganni,...).
Con un paio di scarponi, jeans sdruciti, giubbotto e un cappellino con visiera, l’autore si è fatto passare, senza grande fatica, per operaio bergamasco in cerca di lavoro immediato.
E i caporali per pochi euro - spesso solo tre all’ora, contro i 21 del contratto nazionale - lo hanno portato senza contratto, formazione, protezioni a rischiare la vita con altri miserabili, per lo più stranieri, nei cantieri edili lombardi. Ad esempio a Opera, in provincia di Milano, a smontare a tempo di record i ponteggi di uno stabile di sette piani.
Un lavoro massacrante, pericoloso con una media di 250 ore mensili, sabato compreso, e senza alcuna tutela.
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Quello che viene fuori dalle inchieste e dal libro di Paolo Berizzi è un mondo di disperazione e schiavitù, un mondo invisibile ai dati che passano sulle nostre scrivanie. Un mondo controllato da caporalato e malavita e che non risponde alle leggi o alle direttive di cui raccontiamo giornalmente. Un mondo da terzo o quarto mondo che si svolge sotto le nostre case e a volte sotto i nostri occhi.
L’angoscia dell’infortunio è costante: “a un certo punto” – racconta l’autore del libro a proposito di una sua giornata nei cantieri – “mi assale l’angoscia dell’infortunio: non mi mollerà più. La paura di finire schiacciato sotto un blocco di tavole di ferro, quelle imbracate da una corda consunta che dal cortile vedo piombare giù dal sesto piano del ponteggio, e se perdi l’attimo, o ti distrai, o se una di quelle lastre si ribella alla morsa del moschettone, rimani sotto. Il terrore di venire travolto da una betoniera. Stritolato da un cavo d’acciaio. Che le braccia cedano, o semplicemente di scivolare dall’impalcatura dove mi fanno arrampicare anche se sono nuovo del mestiere”.
Un mondo invisibile, senza alcuna organizzazione di lavoro, senza contrattualità, senza formazione. Un mondo lavorativo che anche il Testo Unico sulla sicurezza, che ha cercato di allargare le tutele a nuovi soggetti lavorativi, non riesce a raccogliere.
In un prossimo numero di PuntoSicuro cercheremo di conoscere meglio questo mondo e raccogliere suggerimenti, riguardo a quello che la politica e la società civile potrebbero fare, intervistando l’autore del libro.
Tiziano Menduto
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